Per chi splende il Bat-segnale

1 / 4 / 2019

Sempre sulla vergognosa gestione da parte della stampa locale dei fatti di venerdì 29 settembre a Padova, pubblichiamo un testo della Palestra Popolare Chinatown sulla gogna mediatica subita da Maria, una delle attiviste fermate in piazza durante le violente cariche della polizia.

“Al netto delle polemiche, degli scontri in piazza, dell'avanzata di Forza Nuova che a Padova sembra aver trovato nuovo vigore, i riflettori si puntano su di lei, su questa sua doppia vita”. Questo è un estratto dell'articolo comparso oggi sulle pagine del Mattino di Padova, a firma di Enrico Ferro, dedicato a una nostra compagna fermata nel corso delle cariche della celere sulla manifestazione antifascista e antisessista di venerdì scorso.

La doppia vita a cui l'articolo fa riferimento consiste nell'avere un impiego, nella fattispecie insegnante di matematica, e al contempo svolgere attività politica. Due cose che appaiono evidentemente inconciliabili a chi come Ferro è abituato a farsi raccontare la realtà dalla questura, o quantomeno a raccontarla agli altri per mezzo del giornale per cui scrive. Come compagni e amici di Maria ci sentiamo di prendere pubblicamente posizione contro quanto scritto sul Mattino, sia per la modalità da “sbatti il mostro in prima pagina”, sia per il contenuto suggerito tra le righe dall'articolo. Ovvero che essere coerenti e conseguenti a un'identità politica sia un qualcosa di clandestino, una sorta di vita parallela a quella che viviamo quando la mattina ci svegliamo per andare a lavoro. Di giorno una comune insegnante di notte una violenta facinorosa.

Una descrizione degna di un supereroe dei fumetti. Una narrazione misera e meschina sotto vari punti di vista, a partire da quello più banale, la ricostruzione degli eventi che venerdì sera l'hanno vista protagonista, insieme ad altre centinaia di persone. Cosa c'è di così compromettente nel non essere disposti a subire passivamente la concessione di agibilità pubblica data a un partito dichiaratamente fascista? O a non volere che nella propria città sia dato spazio alla porcilaia clerical reazionaria che ha tenuto banco a Verona questo fine settimana?

In una città in cui il rettore dell'università esortò gli studenti a insorgere contro l'occupazione nazi fascista, è così strano che un'insegnante sia antifascista e addirittura femminista? Tutte domande che cadono nel vuoto del “al netto di questo e al netto di quello” con cui l'autore entra nel vivo del suo pezzo, peccato che sia la tara con cui questo netto è stato ottenuto a convincere poco. Non che un giornalista di mestiere come Ferro non se ne renda conto ed eccolo infatti lanciarsi in un racconto che vede la nostra aggredire con violenza fisica e verbale gli agenti, con calci, sputi e frasi ingiuriose. Salvo poi scrivere che la pericolosa attivista “se l'è cavata con una denuncia a piede libero per resistenza”, evocando una sorta di magnianimità da parte degli agenti della questura.

Gli stessi che non hanno esitato neanche un secondo a far caricare a colpi di bastonate (che hanno causato il ricovero di tre persone) un corteo di persone che a mani alzate avanzavano verso il comune, avrebbero deciso di graziare la malcapitata di fronte alla possibilità di denunciarla per reati come violenza, lesioni e oltraggio a pubblico ufficiale. Anche questo stride e allora il giornalista amante dei supereroi sfodera il carico pesante.

L'arresto del 2016 con l'accusa di associazione a delinquere per le attività del Comitato di Lotta per la Casa di Padova. Si dimentica però di aggiungere che tale associazione e le posizioni dei vari indagati siano state poste al vaglio di tre tribunali, di cui uno di cassazione, e che la pericolosa professoressa, insieme a tutti i coinvolti, sia stata rilasciata dopo 3 settimane dall'arresto data l'acclarata inconsistenza dell'apparato accusatorio. Ma d'altronde si sa, a scrivere sotto dettatura si rischia sempre di perdere qualche passaggio.

Il punto è che non serve avere una doppia identità o una vita parallela per spendersi in quello in cui si crede e al contempo avere un lavoro, come verosimilmente sarà stato per la maggior parte delle persone scese in piazza venerdì, di cui qualcuna sarà anche stata un'insegnante. Questa separazione tra chi cerca di essere parte attiva nella costruzione della società in cui vive e i “normali” cittadini ha uno spessore ancor più piccolo di quello delle pagine del giornale su cui trova spazio. Perchè è compito di tutti se i fascisti cercano di avanzare farli indietreggiare, se i diritti costati la vita di tante donne vengono sviliti restituire loro dignità, se un questore gioca a fare lo sceriffo non abbassare la testa di fronte alla sua prepotenza e se un giornalista svende la propria professione in nome dello scoop e dei buoni rapporti con gli uffici della questura criticare quanto scrive.

Sarebbe però triste dover rinunciare alla figura del personaggio dalla doppia identità creata con tanta maestria in questo articolo, proponiamo allora di cercarla nell'autore dello stesso che come un noto supereroe vive una vita da rispettabile cittadino ma è sempre pronto ad entrare in azione quando vede risplendere il segnale luminoso proiettato in cielo dalla centrale di polizia per richiedere il suo indispensabile intervento.

Compagni e compagne di Maria.