Per un nuovo progetto urbano

Riflessioni sul convengo della giunta capitolina dell’8 e 9 aprile sulle tematiche urbanistiche

19 / 4 / 2010

La conferenza urbanistica che Alemanno ha tenuto a Roma invitando le c.d. Archistar ha attratto l’attenzione dei media e sviluppato un dibattito nella città, con la partecipazione di Urbanisti ed esponenti della sinistra. Vorrei confrontarmi con alcune di queste riflessioni.

Esponenti e urbanisti provenienti dalla sinistra, oltre giustamente a denunciare la prevalenza della dimensione mediatica e l’assenza di un coinvolgimento di comitati e società civile, si sono concentrati a denunciare la mancanza di un progetto complessivo. Sandro Medici, ad esempio, ha definito l’incontro come la celebrazione del funerale dell’Urbanistica. In particolare, Sandro conferisce al piano regolatore approvato dal centro-sinistra (senza risparmiare le critiche) la dignità di un disegno organico della città, disegno che manca completamente all’attuale Giunta.

Zingaretti, nel commentare l’esito delle elezioni regionali, ha detto che la sinistra ha iniziato a perdere quando ha deriso la manifestazione di S. Giovanni, il giuramento dei candidati, i ministri con il megafono. Non dobbiamo fare lo stesso errore, liquidando il convegno come una inutile passerella. Credo che debba essere analizzato e utilizzato come spunto di riflessione per costruire una visione alternativa.

La destra ha utilizzato questo appuntamento per iniziare un percorso – infatti seguirà una conferenza più articolata – e per lanciare dei messaggi alla città. Ad esempio, si è affrontato il tema del recupero delle aree dismesse. Un tema forte che da tempo comitati e movimenti chiedono di affrontare e cui l’amministrazione passata non aveva dato la dovuta centralità. E si è parlato di azzerare le cubature dei centri commerciali.

Ecco lo stile della destra! Non ricerca un disegno, ma usa parole d’ordine forti, a mo di slogan, che arrivano ai cittadini. Così acquista credibilità. Non dobbiamo sottovalutare l’insidiosità di questi messaggi ma dobbiamo sforzarci di svelare i trucchi (della destra).

La questione delle aree dismesse è l’esempio più lampante. Negli atti del convegno e nelle dichiarazioni delle giunta si tace che queste aree confluiranno in un fondo immobiliare che avrà il compito di valorizzarle e alienarle, come chiaramente dice lo schema del decreto legislativo di federalismo demaniale. Alemanno, inoltre, non ha detto che questo patrimonio servirà per esigenze di bilancio e in particolare, per coprire il buco provocato dal mancato introito dell’ICI. Cioè la destra al governo nel Paese e nella città si prepara a svendere questo immenso patrimonio ai privati che ci potranno fare liberamente speculazioni.

Anche l’impostazione di fondo di questi progetti di recupero è criticabile. In nessun caso si pensa di utilizzare questo patrimonio per affrontare il disagio abitativo esistente nella città. E quando parlo di disagio non mi riferisco solo ai senza casa, ma anche a chi ad esempio non può pagare un mutuo o vede continuamente alzarsi il costo dell’affitto o ancora semplicemente abita in un luogo che lo costringe a vivere imbottigliato nel traffico.

Un mese prima di questo grande evento la giunta ha concluso il piano casa senza puntare sul recupero. I due argomenti, il diritto all’abitare e il recupero del costruito, per la destra non si parlano, non comunicano. La città non potrà contare su un imponente patrimonio, che servirà per colmare le balle del governo e per riempire le tasche degli speculatori.

In questa debolezza culturale della destra si può insinuare un nuovo modo di progettare la città. Le forze vive di questa città devono dire con forza che il recupero delle aree dismesse deve avvenire in base alle esigenze dei cittadini e non in base a questioni astratte. Parlo di quattro esigenze: riportare la residenza nel cuore della città, coniugare il diritto ad un “tetto” con quello a servizi e trasporti, bloccando la deportazione verso la periferia più estrema (e quindi il traffico verso il centro), proporre modelli di abitare sostenibile in termini energetici e di qualità del costruito e infine sostenere le sfida di mix sociali e di costruire un convivenza tra diversi.

Ecco il punto. Alemanno punta a recuperare per speculare. Noi dobbiamo lanciare il messaggio “recuperare per abitare”. E su questo sfidare anche le forze produttive. Non si tratta cioè di negare il ruolo dei privati, ma di credere che anche le legittime pretese degli operatori economici siano un pezzo di un più ampio progetto di vivere civile.

Invece di deridere la mancanza di un disegno, proponiamone un altro. A piccoli passi, credendo davvero che siamo all’anno zero e che sta incominciando un’altra storia.

* ACTIon