Per una scuola transfemminista, l'otto marzo mobilitiamoci!

21 / 2 / 2020

Pubblichiamo il comunicato del coordinamento studenti medi Venezia-Mestre sulla prossima mobilitazione dell'otto marzo. 

Una nuova giornata di mobilitazione transfemminista è alle porte, domenica 8 marzo 2020 sarà il quarto appuntamento a livello globale che parte dalle donne e dalle soggettività LGBTQIA+ e che mira a portare nelle piazze di tutto il mondo le istanze femministe e transfemministe contro la violenza patriarcale.

Una violenza che si articola in molteplici forme: il quotidiano ripetersi di stupri e femminicidi, la violenza giuridica che colpevolizza le donne vittime di stupri o molestie nel momento in cui decidono di denunciare, la violenza mediatica che permea i giornali e i telegiornali del nostro paese e che sposa la narrazione secondo cui se lo stupratore è maschio, bianco, italiano, etero la colpa è della vittima, dei suoi vestiti e dei suoi “atteggiamenti provocanti”; se invece non soddisfa questi requisiti si cade nella retorica razzista e classista per cui le “nostre” donne vanno difese e tutti i migranti vanno rispediti al loro paese.

L’intrinseca violenza delle posizioni e delle dichiarazioni bigotte e ultracattoliche dell’estrema destra e di alcuni personaggi istituzionali nei confronti della legge sull’aborto e sulla libertà di scelta delle donne sul proprio corpo, per non parlare della difficoltà in cui si trova una donna quando decide di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza nel nostro paese, dove il 70% dei ginecologi è obiettore di coscienza.

La violenza economica che le donne subiscono in campo lavorativo (lo stipendio di una donna arriva in alcuni casi ad essere addirittura più basso del 10% rispetto a quello di un uomo) e nell’impossibilità di reperire in maniera gratuita assorbenti, tamponi e contraccettivi (prodotti che vengono tassati come beni di lusso).

E infine le continue discriminazioni e attacchi che si scagliano contro le soggettività LGBTQIA+ dal punto di vista sociale, lavorativo, dei diritti e dell’autodeterminazione.

Da questi dati possiamo comprendere come la violenza che i corpi delle donne e delle soggettività LGBTQIA+ sia estremamente intrinseca nella nostra società, nel mondo istituzionale e nei diversi aspetti della nostra vita. Da anni e anni la nostra società si articola attraverso dinamiche patriarcali, moraliste e discriminatorie nei confronti di tutti e tutte coloro che non rientrano nei canoni eteronormativi e binari. La volontà di superare le differenze di genere e gli stereotipi di “normalità” imposti vengono costantemente ostacolati da parte delle istituzioni di stampo ultracattolico e retrogrado, andando così a minare i diritti di tutti e tutte coloro che non si riconoscono negli schemi preimpostati e che desiderano vivere il proprio corpo, la propria sessualità e le proprie scelte in piena libertà.

In tutto ciò, il mondo della formazione e della scuola pubblica, avrebbe un ruolo fondamentale di decostruzione degli stereotipi, di informazione e produzione di pensiero critico rispetto all’educazione alle differenze e alla sessualità. Avrebbe il compito di essere un luogo di crescita individuale e collettiva che spinga a mettere in discussione il sessismo, il machismo, l’omofobia e la transfobia con una prospettiva di superamento degli stereotipi, delle differenze e dei canoni imposti.

Tuttavia, il mondo della formazione così come la nostra società, è vittima di ingerenze politiche di stampo ultracattolico e reazionario che non dimostrano alcuna volontà di sovvertire il sistema educativo attuale: ne è la dimostrazione il fatto che l'Italia è uno dei pochi paesi dell'Unione Europea in cui l'educazione sessuale non è obbligatoria e in cui si pensa che la sessualità sia una questione privata benché sia evidente che non ci sia alcun fondamento logico in quanto scelte educative oscurantiste hanno ripercussioni significative sulla relazione con l’altro e l'altra.

Un aspetto che va nuovamente a dimostrare come le posizioni dell'estrema destra influiscano in maniera considerevole nelle scelte educative e formative è il dibattito pubblico che si è creato attorno alla volontà di promuovere l'educazione alle differenze tra gli studenti e le studentesse fin dalla giovane età. In questo caso gruppi e associazioni come i Giuristi Per La Vita, il movimento Pro Vita, associazioni cattoliche di genitori, neofascisti come Forza Nuova e personaggi politici legati alla destra istituzionale si sono scagliati contro la fantomatica “Ideologia Gender”, definendola un'emergenza educativa, e come un metodo di indottrinamento contro natura. Ci teniamo ad affermare che l'educazione alle differenze sia un qualcosa di fondamentale e che la scuola può (deve) avere un ruolo fondamentale per scalfire gli stereotipi di genere, ancora fin troppo radicati nella nostra società, offrendo a studenti e studentesse gli strumenti utili e necessari per diventare chiunque desiderano, per contrastare la violenza di genere e il bullismo omotransfobico per una scuola inclusiva.

E' evidente quindi la necessità di un cambio radicale della nostra società che deve partire dal mondo della formazione e della scuola pubblica, che vada a prevenire la violenza di genere, a scardinare i luoghi comuni, gli stereotipi e i taboo spingendo gli studenti e le studentesse a vedere con occhio critico le contraddizioni che viviamo quotidianamente.

L'8 marzo saremo in piazza anche noi studentesse e studenti, c'è la necessità di mobilitarsi, di scendere in piazza con i nostri corpi rivendicando la libertà di tutte e tutti, contro la violenza domestica, mediatica, giuridica, istituzionale e sanitaria facendo emergere la rilevanza che ha la scuola pubblica nel ricostruire un'educazione valida, libera e critica.