Nelle contraddizioni della città di Padova tra divieti e ipotesi di sgombero il Pedro rivendica il suo ruolo di spazio libero e precario oltre le mura fisiche della sua sede storica
Riaprono le porte del centro sociale occupato Pedro di Padova con una programmazione culturale e politica che sempre maggiormente guarda al territorio cittadino e alle sue contraddizioni.
Il Pedro è uno spazio nella città che non teme le ordinanze di sgombero e tanto meno quelle dei pacchetti sicurezza messi in atto dal governo centrale e da quello cittadino; uno spazio aperto che và oltre le mura della sede storica , pronto a misurarsi con la precariètà della vita di ogni giorno dalle scuole all’università al tessuto sociale di una città multietnica che rifiuta razzismo e xenofobia praticando nuovi percorsi di indipendenza e libertà. Per questo l’attivazione di una sala prove che crei possibilità di sperimentazione e produzione tra le giovani band e collettivi musicali, lontano dalle catene della Siae, ma anche corsi di teatro e rassegne per tutte le soggettività e gruppi che difficilmente riescono a trovare spazio e luoghi per esprimersi.
La programmazione culturale e musicale rimane sempre tra le attività centrali del Pedro, soprattutto nel fine settimana, ma con uno sguardo attento e aperto alle contaminazioni con le comunità straniere che in città risiedono, ed è affiancata da iniziative che intrecciano nuove esigenze dei tessuti giovanili; l’iniziativa di trasmettere le partite del Padova quando la squadra gioca fuori casa, la palestra per i corsi di autodifesa e quelli di ballo sono tutte esigenze nate dalla volontà dei ragazzi che vivono la spazio di via Ticino 5.
Il Pedro si riscopre precario, come sito sotto sgombero ma anche come protagonista della società contemporanea, volendo affrontare questa sua condizione senza paura del suo futuro ma con la volontà di esserne una parte... ...sempre in movimento.
