Psycho

a cura di Collettivo Femminista Pachamama e Laboratorio Insurgencia

26 / 1 / 2011

E’ notizia di ieri che il cardinale Sepe abbia pubblicamente, da New York, pronunciato parole di perdono nei confronti di Silvio Berlusconi, a proposito delle storie di prostituzione minorile che lo vedono coinvolto.
Abbiamo aspettato un giorno prima di scrivere una riflessione sulla questione, perché il fatto ci pare tanto assurdo e rivoltante che non riuscivamo a mettere insieme le parole per articolare dei pensieri.

Oggi per dare voce a quelle riflessioni, scegliamo di partire degli incubi che ci hanno fatto visita stanotte, incubi che hanno volti precisi, e che sembrano assumere la trama di un film di Hitchcock.

Purtroppo, alla gran parte del pubblico, contrariamente alle regole di un giallo vero e proprio, la vittima non è individuata da subito, mentre l’assassino si manifesta in tutta la sua chiarezza. Questa inversione delle regole del giallo permette a tutti di capire chi sia il colpevole ma non di comprendere chi o cosa abbia ucciso. Sarà la tanto evocata morale? Sarà la decenza? Il pudore di un paese dominato dallo strapotere del vaticano?
Il nostro punto di vista è che la vittima, proprio come in Psycho, sia donna. E purtroppo in pochi lo denunciano. Tutti hanno accusato di qualcosa Berlusconi, ma in pochi hanno detto che l’idea di donna che ha in questi anni plasmato, definito e proposto corrisponde ad un soggetto subalterno, anzi ad un oggetto addirittura. Oggetto di piacere quando è bella e giovane, di sfottò e di denigrazione quando si tratta di un’avversaria politica. In ogni caso, un qualcosa e non un qualcuno: qualcosa che vive di un senso solo riflesso, mai proprio, perché sempre costretta a legare la sua figura a quella di un maschio importante, potente, paternalisticamente pronto ad elargirle favori o a cancellarla per passare alla nuova “accompagnatrice” di turno.
E’ triste pensare quanto sia stato vincente questo modello culturale, e il fatto che quasi nessuno ponga la questione è proprio la prova di questa vittoria. Vittoria per la quale, temiamo, anche dopo la tanto agognata fine dello strapotere berlusconiano, questa cultura continuerà a vivere e a mettere le donne nell’angolo.
Siamo stanche di questo e dell’ipocrisia di un paese in cui la chiesa decide su tutto, parla di tutte e di tutti, sceglie al posto di chi ha perso il diritto di scegliere….e poi… E poi da un lato ci ammorba ogni giorno sull’importanza della famiglia e dei valori, e dall’altro dice che il presidente del consiglio può essere perdonato per aver sfruttato la prostituzione minorile perché, in fondo, “in ogni uomo bisogna guardare al buono che c’è”. Eccole lì le parole fatidiche: “in ogni uomo…”, perché invece in ogni donna di buono non v’è traccia, secondo la cultura che domina questo paese. Una donna che si prostituisce è una donnaccia, una donna che sceglie di vivere la propria sessualità come crede è una bestemmia, una donna che si ribella alla società che la incatena nella dicotomia “troia o santa” è un problema. E noi vogliamo essere quel problema, vogliamo far sentire il nostro NO ad una cultura che ci ha relegate ad una condizione marginale, in cui siamo veline o cameriere, ascoltate solo quando capaci di mostrare la scollatura o il didietro, costrette a subire chi ci chiede se vogliamo avere figli quando facciamo un colloquio di lavoro, destinate a considerare “naturale” che tutti i lavori di cura, di pulizia, di cucina ecc… siano stati creati per noi.
Siamo un problema per questo modo di pensare e dovete farci i conti, perché nessuna pazienza potrà farci sopportare oltre quello che viviamo, i cartelloni pubblicitari con immagini di donne sottomesse alla violenza maschile, le barzellette di un premier mentecatto, i programmi televisivi in cui abbiamo il ruolo di soprammobili…. Il tutto condito dall’impossibilità di dire che non ce la facciamo più, perché poi si sa che c’è sempre lo scemo di turno che ci accusa pure di non saper stare allo scherzo, che non abbiamo “sense of humor” o che non abbiamo la leggerezza che serve per prendere le cose con ironia.
Il problema è che siamo sempre dentro un giallo, anche se qualcuno pensa che sia un film comico. Il problema è che forse anche sull’identità dell’assassino, che sembrava chiara, c’è da accendere qualche dubbio: Berlusconi è a detta di molti finito, morto per mano di chi odiava il suo autoritarismo, come la vecchia signora imbalsamata di “Psycho”, ma quello stesso qualcuno che l’ha ucciso, per l’appunto, l’ha imbalsamato per tenerlo sempre presente, per non far uscire di scena la sua figura e il suo ricordo. Qualcuno che si è messo una parrucca per sembrare lui. Qualcuno che tiene un coltello in mano e che si appresta, con le sue sembianze, ad uccidere una donna.