Qualche domanda al presidente del Consiglio Giuseppe Conte

30 / 10 / 2018

Giuseppe Conte è il primo leader europeo ad arrivare in Etiopia dopo la storica riconciliazione, tre mesi fa, con l'Eritrea. In seguito la riflessione di un nostro collaboratore. 

Lo scorso 11 ottobre Lei è stato ad Addis Abeba, mia città natale. 

Là ho vissuto fin quando ho deciso di trasferirmi in Italia per proseguire i miei studi universitari. Sono quasi sicuro che Lei abbia ricevuto un’accoglienza tipica della tradizione della zona: l’ospite è una figura molto importante, è un grande onore riceverne uno in casa, condividendo con lui quel poco o tanto che si ha. E spero che Lei abbia sperimentato questa consuetudine che rende molti di quella zona orgogliosi. 

Mi rivolgo a Lei proprio partendo da questo punto – quello dell’ospitalità – perché il suo viaggio offre molti spunti di riflessione, che considero significativi. Vorrei porLe innanzitutto alcune domande sull’accoglienza. 

Come Lei sa, L’Etiopia e soprattutto l’Eritrea sono due dei principali Paesi da cui provengono un numero importante di persone che chiedono ospitalità in Italia e in Europa in generale. Detto ciò Lei guida il cosiddetto governo “giallo-verde”, sorto dopo una lunga trattativa tra le due forze uscite vincitrici dalle elezioni del 4 marzo. La caratteristica principale di questo governo è proprio il rigetto di una politica di accoglienza, come dimostrano le decisioni degli ultimi mesi. Il mio dubbio è, caro Presidente, sapere se Lei davanti alla platea che l’ascoltava – tra cui forse anche persone con le quali ho condiviso l’infanzia – ha espresso questa posizione del governo del quale è alla guida. 

Per esempio che la nave Diciotti, con più di cento persone tra cui donne e bambini (molti eritrei), è stata bloccata e impedita di far scendere questi essere umani per svariati giorni su ordine del Ministro degli interni? Che tutte le persone che risiedevano ben integrate con gli abitanti di Riace sono costrette a sloggiare? Ha detto chiaramente ai giovani aspiranti di raggiungere l’Italia, di non farlo perché non sono desiderati (almeno dal suo governo)? 

Questi sono solo alcuni aspetti. Ma, purtroppo, ci sono stati anche altri episodi a dir poco raccapriccianti. Uno riguarda una donna etiope che di mestiere fa l’allevatrice di capre in Trentino ed è stata vittima di un’aggressione fisica e razzista da parte di un suo vicino di casa. O coloro che vengono accusati di esser dei fannulloni, mentre è proprio il sistema e le istituzioni a causare ciò, non essendo in grado di dare i permessi di soggiorno – necessari per poter lavorare – in tempi brevi. 

Si è finiti in un circolo vizioso con gente “parcheggiata” lì senza avere la facoltà di decidere sulla propria vita – che sia di lavorare o di viaggiare – e senza una dimora, sono tante le persone che dormono sotto i ponti e nei parchi. Ed ecco il “degrado”! 

Io non credo che ai suoi tempi Mussolini abbia chiesto un visto o un permesso per varcare i confini del corno d’Africa. Ovvio le sue intenzioni erano altre. Non vorrei che mi consideri questa mia affermazione un pretesto, so che ormai sono passati tanti anni (anche se di fatto la sostanza non cambia). 

Però tantissime multinazionali – tra cui anche quelle italiane – stanno praticando un nuovo tipo di colonizzazione dietro le quinte e senza farsi “sentire”. 

La lista sarebbe ancora lunga, ma soffermiamoci anche sul tanto sbandierato reddito di cittadinanza, quello che esclude a priori la possibilità di beneficiarne agli stranieri. Una manovra che altro non è che un ulteriore schiaffo a tutte quelle persone che hanno lavorato per anni e versato i contributi, una risorsa per il pagamento delle pensioni a molti italiani. 

E ancora, come non dimenticare una delle tante sparate del suo ministro degli interni: quella del coprifuoco delle ore 21 a tutti i negozi etnici, considerati come “luoghi di ricettacolo di gente che fa casino”, “ritrovo di ubriaconi, spacciatori, casinisti”. Insomma un’azione che ci riporta in memoria tempi oscuri della prima metà del secolo scorso e sappiamo come sono andate a finire le cose.

Poi non posso non farLe questa domanda: ha avuto qualche minuto per affrontare il cavallo di battaglia del ministro Salvini, il recentissimo decreto sicurezza e immigrazione? 

In generale lo possiamo definire come un provvedimento che legittima la discriminazione e l’esclusione sociale. E questo viene provato sulla pelle degli immigrati. Una repressione sistematica nei confronti dei deboli, dei poveri, degli emarginati. 

In più il 21 ottobre scorso si sono tenute le elezioni in Trentino per la nomina della nuova Giunta provinciale. Le quali hanno sancito la vittoria della coalizione del centrodestra con la Lega che ha preso il 27%, il primo partito in assoluto. La campagna elettorale di questa forza politica era condita con una propaganda che andava in sintonia alle politiche nazionali degli ultimi tempi. 

Io credo che questo periodo che stiamo attraversando passerà come un momento storico determinante non solo a livello nazionale ma anche globale. Ci sono sempre più politici e forze politiche di estrema destra sul potere e continuano a divulgarsi. Un periodo che mi permetto di definire inquietante dove la xenofobia, l’odio, il sessismo diventano sempre più frequenti. Periodo in cui la logica della percezione regna sovrana sopra la ragione e lo studio scientifico della realtà. 

Infine, caro Presidente, se Lei è riuscito a raccontare alla gente e ai politici autoctoni la realtà dei fatti di come stanno le cose in Italia ha tutta la mia stima. Ma, purtroppo, temo che le cose non siano andate così.