Quei bravi ragazzi

Un commento da Napoli al documento del Ministero degli Interni su Casapound

6 / 2 / 2016

Negli ultimi giorni sembra essere tornato centrale il tema dell’eversione delle destre neofasciste in Italia e soprattutto a Napoli, dopo l’ultima aggressione a degli attivisti di sinistra ad opera di militanti di Casapound armati addirittura di martelli e dopo la pubblicazione di un documento del Ministero degli Interni dello scorso aprile in cui Casapound viene rappresentata come un forza “dinamica e fattiva” che “tutela le fasce deboli” animata da bravi ragazzi capaci di “occupare ampi spazi politici”.

Tuttavia, a uno sguardo più lungimirante appare evidente che non siamo di fronte a elementi di particolare novità. Che le forze neofasciste mettano in campo pratiche odiose e violente non è una scoperta sensazionale, come non lo è che esista una relazione consolidata tra queste compagini e e ampi settori delle forze dell’ordine da sempre vicini a Casapound, Forza Nuova, e Fratelli d’Italia.
Eppure tutte e tutti cogliamo delle differenze tra questa fase e quelle precedenti rispetto all’agibilità delle destre. Ci accorgiamo che esistono ragioni di preoccupazione maggiori rispetto a pochi anni fa. Riteniamo che queste ragioni vadano indagate provando anche a distaccarci un attimo dagli avvenimenti più recenti per provare ad avere uno sguardo più lucido. Per questo abbiamo scelto di prenderci qualche giorno in più prima di esprimerci in maniera più completa.

 Per provare a darci qualche risposta sul fenomeno che stiamo indagando è il caso di prenderla un po’ alla lontana, prima di arrivare all’escalation di violenza delle destre. Casapound, Forza Nuova, e tutti i loro omologhi godono di un buono stato di salute? La risposta è ovviamente sì.

La crisi economica e l’impoverimento diffuso ovunque in Europa, e non solo, hanno reso possibile la produzione di molteplici discorsi che hanno rotto gli argini del bipolarismo socialdemocratico/popolare.
In alcuni casi parliamo di discorsi conflittuali, di classe, potenzialmente rivoluzionari. Ci riferiamo ovviamente alle piazze moltitudinarie che hanno infiammato l’Italia tra il 2008 e il 2010, ma soprattutto alle esperienze greche e spagnole (poco ci interessa se Tsipras ha firmato un memorandum o se Iglesias andrà a governare con i socialisti. Bisogna essere troppo innamorati del dibattito elettorale estero per guardare a questi esiti piuttosto che a dei movimenti che eccedono certamente Syriza e Podemos), ma anche a quella Irlandese e soprattutto a quella Catalana. Tuttavia la generalizzazione di questo tipo di discorsi è stata possibile solo quando i movimenti sociali hanno saputo essere moltitudinari e quando si è riusciti a diffondere capillarmente pratiche di mutualismo e di esercizio di democrazia dal basso.
In molti altri casi, invece, abbiamo assistito alla proliferazione di altri discorsi, che fanno dell’orizzontalizzazione del conflitto il loro cavallo di battaglia. Ma mentre il governo Renzi, ad esempio, ha praticato la guerra tra poveri creando spaccature tra le diverse figure del mondo del lavoro attraverso il Jobs Act e la Buona scuola, le forze di estrema destra lo hanno fatto attraverso la xenofobia, il sessismo, l’omofobia, l’antimeridionalismo, e l’islamofobia. Questi temi, la lotta all’immigrazione e all’Islam in testa, hanno rappresentato un filo rosso comune tra le destre occidentali.

I più illustri rappresentanti di questa terribile tendenza li conosciamo tutti. Ma come si inserisce Casapound in uno spazio politico aperto dal Front National, dalla nuova lega Nord fresca di restyling di Matteo Salvini, da Alba Dorata e tanti altri?

La svolta c’è stata un paio di anni fa, quando con un comunicato, Iannone, leader di Casapound, ha annunciato che avrebbe appoggiato la lista della Lega alle elezioni del parlamento europeo. Casapound ha saputo rappresentare per Salvini un alleato prezioso, spregiudicato, e capace di sporcarsi le mani quando il carroccio è costretto ad assumere un profilo più defilato. Gli scontri di Tor Sapienza e in generale la campagna contro l’ingresso dei rifugiati siriani in Italia rappresentano l’esempio più evidente di questo tipo di rapporto tra l’estrema destra extraparlamentare e la destra xenofoba “di governo”. A quest’intuizione si aggiunge un rapporto storico e consolidato tra i fascisti del terzo millennio e diverse formazioni europee come il Front National e Alba Dorata. Casapound è stata capace di trarre il meglio da questa relazione: una tutela politica e giuridica, ma soprattutto la possibilità di sfondare il muro del mainstream per accreditarsi come forza maggioritaria della destra eversiva italiana: contano poco, da questo punto di vista, le scarse capacità di mobilitazione e i deludenti risultati elettorali ottenuti in passato.

Quello che ci deve preoccupare più di ogni altra cosa sono le bandiere di Casapound che sventolano di fianco a quelle della Lega in piazze attraversate da migliaia di persone come successo a Milano, Roma, Bologna, e ultimamente al Family Day.

La conquista di spazi di agibilità politica per le destre neofasciste assume a Napoli tratti piuttosto peculiari, che meritano di essere approfonditi.

La nostra è sempre stata una città con dei forti anticorpi alla violenza fascista, e tale resta.
Però è indubbio che rispetto a quando le realtà antifasciste avevano letteralmente cacciato i militanti di Casapound dalla sede che avevano occupato nel quartiere di Materdei, la fase si sia evoluta: le organizzazioni neofasciste in alcune zone della città e della periferia metropolitana stanno aggregando, stanno moltiplicando le uscite pubbliche, stanno cominciando a farsi vedere in giro sempre più spesso. Soprattutto in alcuni quartieri popolari e periferici dove succede che i compagni e le compagne sono meno presenti. Per fare un esempio, se nelle zone dell’area Nord come Marano, Scampia, e Piscinola nonostante un tentativo di associazioni riconducibili ad ideali fascisti di accreditarsi come realtà territoriali di base il fenomeno è stato arginato dal lavoro continuo dei compagni, in altri luoghi, come Giugliano, non si è stati altrettanto efficaci.

Bisogna fare attenzione soprattutto a quando Casapound si aggrappa a temi che sono al centro anche del nostro lavoro politico, due esempi su tutti: la battaglia contro Equitalia e quella per il diritto all’abitare.

Nel documento del Ministero si legge:

È evidente come vengono esaltate, perché messe in atto da Casapound, alcune delle pratiche proprie da sempre dei collettivi e delle organizzazioni di sinistra, che invece sono duramente represse da forze dell’ordine e magistrati, con teoremi giudiziari sempre più elaborati e fantasiosi, come quando si vanno a scomodare addirittura i reati associativi.

Due episodi che sono accaduti a Napoli negli ultimi mesi danno più di tutti la tara di come le cose stiano cambiando, di come il livello dello scontro si sia alzato, e di molto.
Lo scorso novembre, quattro individui sui 40 anni hanno fermato, trascinato in un vicolo e molestato sessualmente una ragazzina di 17 anni, minacciandola con un coltello puntato alla gola. Solo l’intervento di un passante attirato dalle urla della studentessa ha evitato conseguenze per Asia più gravi di una lacerazione superficiale sul collo e tanta paura. Uno dei quattro aggressori aveva già importunato Asia nei giorni precedenti, indossando una t-shirt di Casapound Italia, e c’erano state sui social network minacce di ritorsione nei confronti di alcuni studenti liceali “rei” di aver strappato degli striscioni affissi dai neofascisti fuori la loro scuola. Minacce poste in atto poco tempo dopo nei confronti di una minorenne che tornava a casa sua nel pomeriggio. 



(Qui la video intervista ad Asia su Fanpage)

Una settimana fa invece un gruppo di militanti di Blocco Studentesco ha aggredito alcuni studenti nei pressi del liceo Vittorini. Un vero e proprio commando li ha aspettati vicino la fermata della metropolitana e gli è saltata addosso armata di bottiglie di vetro, una mazza da baseball con un adesivo della Decima Mas e un martello, causando ferite al volto e alla testa a due compagni, che sono finiti all'ospedale e hanno ricevuto decine di punti di sutura.

Subito è stato chiaro che l’aggressione era premeditata e che il grado di violenza messo in atto dalla compagine fascista era più alto di quello a cui si era abituati. Colpire qualcuno alla testa e alla faccia con un martello non mira semplicemente a ferire, è un tentato omicidio.
Questo deve essere chiaro per contrastare fin da subito la narrazione della questura: non si tratta di scontri tra bande, non si tratta di opposti estremismi, non c’è alcuna equivalenza né equidistanza da rispettare.

Che l’estrema destra abbia deciso di alzare il tiro a ridosso della prossima scadenza elettorale non è un caso. Casapound & friends hanno sempre goduto di coperture politiche importanti, dal consigliere comunale Marco Nonno (primo eletto nelle liste del Popolo Delle Libertà 5 anni fa), a l’ex missino Taglialatela, ora dirigente di Fratelli d’Italia. La stessa leader di Casapound Napoli è la figlia dello storico Parlamentare dell’MSI Florino.
Durante le scorse elezioni ci siamo ritrovati di fronte a uno scenario simile a quello attuale, con Enrico Tarantino, esponente di Casapound, che a capo di un gruppo di camerati accoltellava degli attivisti universitari antifascisti dello “Spazio di Massa” dentro la Federico II. Il tutto durante la sua campagna elettorale: era candidato come consigliere nella Terza Municipalità di Napoli in una lista collegata a Gianni Lettieri (attuale candidato sindaco di Napoli con Forza Italia). Così come basta dare uno sguardo a questo breve video pubblicato da Fanpage che raccoglie alcune delle intercettazioni pubblicate durante la cosiddetta “operazione Lame” per capire di che stiamo parlando. In questo video la Florino e Tarantino discutono delle loro coperture politiche all’interno del PDL e del ruolo che avranno per sostenere Taglialatela nel congresso del partito.
Ad oggi lo scenario potrebbe essere diverso, perché non siamo ancora a conoscenza delle scelte che faranno Fratelli D’italia e Noi Con Salvini alle prossime elezioni. Tuttavia la sostanza resta la stessa: escalation di violenza e fortissime coperture politiche. 

Ovviamente il tipo di risposta che le soggettività antifasciste devono dare a questo fenomeno non possono essere banali e c’è bisogno di aprire un dibattito a riguardo. Da un lato c’è sicuramente la necessità di moltiplicare le occasioni per praticare forme di antifascismo militante dal basso, come quella di interrogarsi sull’elaborazione di pratiche di autodifesa efficaci che tutelino tutte e tutti. Allo stesso tempo però limitarsi a questo aspetto significherebbe sottovalutare un fenomeno che vive una fase espansiva, contrariamente a quello che accadeva fino a poco tempo fa. Da questo punto di vista abbiamo bisogno di occupare ogni spazio possibile per raccontare il vero volto dei fascisti del terzo millennio e il loro legame con Salvini e la Melone e per creare consenso maggioritario attorno alle nostre pratiche, per cui ognuno di noi mette a rischio volto, corpo, e fedina penale, senza coperture politiche e senza il favore delle questure o addirittura del Ministero Degli Interni. In gioco non c’è la nostra sicurezza fisica, in gioco ci sono la xenofobia e il sessismo da combattere, in gioco c’è una guerra tra poveri da fermare per praticare il conflitto dal basso verso l’alto.