Parma, Nasce la SRU::Società di Riappropriazione Urbana::

Questo non è un centro sociale

Dossier dei progetti che si svilupperanno nello stabile occupato di via Guastalla,3

28 / 11 / 2009

La parte Nord della città è da tempo interessata da numerosi cambiamenti, dove prima vedevamo fabbriche e officine adesso vediamo cantieri da cui un giorno usciranno case e nuove costruzioni. Ben tre Stu (Società di trasformazione urbana) interessano quest'area, La Stu Stazione, la Stu Pasubio e più a Ovest la Stu Authority.  Accanto a questi grandi interventi di “riqualificazione” ne troviamo altri più piccoli, come quello che riguarda questo complesso che abbiamo occupato. Quest'area dovrà trasformarsi in area residenziale, questo terreno aumenterà di valore e si trasformerà. Ma in che modo?

Per prima cosa dobbiamo chiederci qual'é l'esigenza che guida questa trasformazione, e la risposta non è né la “riqualificazione” né la lotta al “degrado”, ma l'appetito dei palazzinari locali che, in accordo con la giunta che hanno contribuito in modo decisivo a far eleggere, stanno facendo affari d'oro sulla cosiddetta “riqualificazione”, con pochi o nulli benefici sulla qualità del vivere, in questo quartiere come altrove. Accade in pratica che interi pezzi di città vadano svenduti a grossi gruppi che poi speculano sulle aree, facendo affari d'oro e trasformando la città. Una trasformazione che nega gli spazi pubblici, nega il diritto all'abitazione tramite costi di vendita e affitti che solo un ristretto gruppo di persone può permettersi, magari a prezzo di enormi sacrifici, nega la socialità sostituendo le panchine con i plateatici dei bar, rendendo sempre più difficile la vita a chi non ha il reddito per potersi comprare quotidianamente il proprio diritto a vivere gli spazi. 

Il primo effetto della trasformazione sarà il trasferimento degli abitanti più poveri, la loro espulsione dal quartiere, questo permetterà di cantar vittoria sul “degrado” (anche se il problema non viene affrontato, ma solo spostato) e alimentando la domanda di case a basso costo fuori dalla città: un altro affare d'oro per i soliti noti che stanno cementando l'area comunale a ritmi vertiginosi.

Il secondo effetto sarà una città vetrinizzata, un'espansione della realtà patinata tipica di certe parti di Parma più a nord. Ad esigenze concrete di migliorare la qualità della propria vita si risponde con faraonici programmi e che dovrebbero rappresentare la soluzione a tutti i problemi mentre invece non sono altro che le esigenze dei costruttori e degli immobiliaristi mascherati da interventi pubblici. 

Mettiamo da subito le cose in chiaro. Il quartiere e la città così come sono non piacciono nemmeno a noi, anche noi riteniamo necessaria una trasformazione dei luoghi in cui viviamo, ma di segno opposto a quello proposto dall'amministrazione e dai suoi amici . Riteniamo che vi siano alcuni problemi i in quartiere che debbano essere affrontati di petto. Il primo è quello di garantire a chi vi abita migliori condizioni di vita, la crisi economica sta soffocando la vita migliaia di persone che non riescono più a permettersi mutui e affitti da rapina, quindi il primo problema è l'accesso all'abitazione, tenendo conto della realtà economica che vede le fasce più deboli sempre più in affanno nello sbarcare il lunario. L'abbattimento del costo della casa, che sta compromettendo il diritto ad avere un tetto sulla testa a vantaggio di chi di soldi negli ultimi anni ne ha fatti a palate è la nostra priorità. Per far questo occorre combattere la speculazione edilizia, ridimensionando il mercato immobiliare. Per citare solo alcuni dati, in dieci anni i prezzi degli affitti sono saliti del 177% nelle zone semicentrali e del 200% in quelle centrali. Una situazione che riguarda il 20% della popolazione residente. Con locazioni di questo tipo diventa conveniente l'acquisto, solo che la recente crisi finanziaria rende pressoché impossibile accedere ad un mutuo per chi si trova a lavorare con contratti atipici (la quasi totalità dei giovani ha un contratto di questo tipo). Per capire cos'è la speculazione basta guardare agli appartamenti sfitti, che sono il 18% di tutte le abitazioni della Provincia di Parma, un insulto a chi si svena mensilmente per il mutuo e l'affitto. Se fossero sul mercato, quelle abitazioni farebbero scendere i prezzi ed è quindi chiarissimo a chi gioia mantenere le cose in questo stato, sono gli stessi che stanno decidendo della trasformazione della città e di questo quartiere in particolare. Innanzi tutto occorrerebbe tassare pesantemente i proprietari che hanno appartamenti sfitti e costruire delle case popolari, case a prezzi che facciano riferimento ai nostri salari bassi e non alle leggi di mercato. Riteniamo che un affitto giusto debba essere attorno al 10% del salario di una persona e non il 50-60% come accade di norma oggi.  I soldi per le case popolati potrebbero essere prelevati proprio dalla tassazione degli immobili sfitti. Ma non per costruirne di nuove, cementando il cementabile in periferia ed espandendo pericolosamente la città, ma utilizzando le aree che già esistono, trasformandole secondo le esigenze degli abitanti reali, non degli abitanti di domani, quelli che avranno i soldi necessari per far realizzare il business ai palazzinari di oggi.

La seconda priorità è quella relativa alla vivibilità del quartiere. Occorre rianimare le strade, trasformando le fabbriche dove hanno lavorato generazioni di donne e uomini in luoghi pubblici, parchi, spazi di aggregazione sociale, di produzione di cultura, di assistenza, in cui si possa vivere senza essere costretti a  “consumare”.

Abbiamo occupato questo stabile non per chiuderci dentro ma per aprirlo al quartiere, invitando fin da ora chiunque ad aderire al nostro progetto e a proporre suggerimenti, esigenze da soddisfare. Non vogliamo barricarci qui dentro ma vogliamo fare in modo che questo spazio sia innanzitutto un megafono per poter esprimere il nostro punto di vista, perché a Parma i mezzi di informazione sono per lo più in mano a quei grandi gruppi imprenditoriali che speculano sulle nostre vite e rendono invivibili le nostre città per i loro interessi. Vogliamo che tutti sappiano che i luoghi possono essere cambiati, che c'è un modo diverso di fare “riqualificazione”. Vogliamo che tutti sappiano che la sicurezza è un concetto che passa per il diritto di tutti ad una vita dignitosa e che non si rendono sicure le strade sradicando le panchine, svuotando gli spazi pubblici riempiendoli di telecamere e paura. Siamo qui dentro per provare a dare una possibilità diversa di incontro e di relazione, per provare a dimostrare che si può eliminare il degrado partendo dalle nostre esigenze e dai nostri bisogni invece che dagli interessi di un pugno di affaristi. Siamo qui dentro per dimostrare che non siamo uomini e donne impauriti, chiusi nelle nostre case, ma che cerchiamo in prima persona di metterci in gioco, di rischiare per resistere a chi vorrebbe trasformare la città in un centro commerciale e tutti noi in clienti.  Siamo qui dentro per resistere e per gettare le basi di una città nuova, accogliente, equa, a misura nostra e non a misura dei grandi interessi immobiliari.

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I progetti

I progetti ospitati all’interno dello spazio occupato possono essere divisi per aree tematiche, sono agibili fin da subito e sono aperti al quartiere, cioè fruibili dagli abitanti del quartiere stesso, ma anche ‘personalizzabili’ a seconda delle esigenze e della partecipazione di chi vorrà entrare a farne parte.

Gli obiettivi sono molteplici:

-          creare dei “servizi” per il quartiere gestiti dai cittadini in maniera orizzontale e partecipata, inchiestando ogni volta le esigenze/carenze delle zone di città interessate e coinvolgendo in modo diretto gli abitanti nell’organizzazione e nella gestione di tali attività: l’intento principale è ribaltare l’idea del cittadino-utente per sviluppare la cooperazione tra persone e creare direttamente nuovi servizi utili alla collettività

-          organizzare non servizi fini a se stessi, ma attività capaci di ripensare la partecipazione alla vita pubblica, che diano la possibilità di aprire dibattito in città per renderla più simile a noi e alle esigenze del quartiere

-          dare la possibilità a tutti di proporre nuovi progetti, mettendo a disposizione della collettività lo spazio;

-          creare attività e servizi gratuiti, senza fini di lucro, affinché tutti possano esserne coinvolti a prescindere dal proprio reddito e dalla propria situazione lavorativa.

Pensiamo che in un periodo come questo di crisi economica, così strutturata e grave, con molte persone che hanno già perso il lavoro e con altre che vedono la propria occupazione a rischio e la propria abitazione strangolata da affitto o mutui, solo una reale socializzazione delle attività può essere realmente la cura alle difficoltà sociali ed economiche che la nostra città sta vivendo.

Partecipare, socializzare idee e  desideri, mettere in comune le proprie diversità, sono tre brevi ma importanti concetti che potranno sviluppare un modo nuovo di vivere la città, affinchè essa divenga un luogo nel quale tutti possano vivere dignitosamente e in cui tutti possano sentirsi inclusi.

 

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AREE TEMATICHE

La casa: un tetto sopra la testa come base di partenza per costruire socialità, affetti e relazioni dentro e fuori la città.

In quest’area si inquadrano

-          occupazione a scopo abitativo da parte di senzatetto e lavoratori precari

-          il progetto di autorecupero degli appartamenti

-          il progetto di ‘ostello sociale’

-          il progetto cucina popolare

La stessa apertura dello spazio occupato, perché esso venga attraversato, vissuto, abitato da chi vive nel quartiere, è da intendersi come base di partenza per l’intreccio di relazioni costruttive, utili alla crescita personale e alla convivenza civile.

La presentazione di un progetto per la conoscenza e l’installazione di sistemi di energia fotovoltaica vuole essere un tassello nel lavoro di ripensamento dell’approvvigionamento di energia, non più in chiave passiva, dal fornitore all’utilizzatore, senza preoccuparsi della sorgente, ma in chiave attiva, come fornitori noi stessi di energia attraverso quella risorsa pulita che è la luce del sole.

 

I bambini, i saperi e la creatività

In quest’area si inquadrano:

-          il progetto doposcuola

-          il progetto atelier “la città dei bambini”

In un epoca di commercializzazione del sapere, impoverimento della scuola pubblica, scomparsa di luoghi aperti in cui incontrarsi, giocare, condividere il tempo, si inseriscono questi progetti all’interno dei quali bambini e ragazzi possono trovare uno spazio protetto per crescere, conoscere e condividere costruendo essi stessi le strutture del loro divertimento e del loro studio, liberando al tempo stesso la loro creatività.

 

Lo sport, gratuito e antirazzista: la Polisportiva Terzo Tempo

In quest’area si inquadrano:

-          Calcio a 5

-          Basket

E tutti gli sport che si intende praticare in senso non-agonistico, anti-razzista, per una prassi di condivisione tra giovani e adulti. Il gioco come esperienza da condividere, da praticare, da organizzare. Anche in questa chiave si liberano spazi, corpi e menti.

Musica, arte, conoscenza: l’autoproduzione e la libera fruizione dei saperi

In quest’area si inquadrano:

-          Corso di avviamento alla fonica

-          Laboratorio Hip Hop

-          Sala prove e sala di registrazione

-          Il progetto biblioteca

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Progetto Abitare Sociale

Innanzitutto vogliamo restituire importanza a due termini spesso utilizzati impropriamente.

Secondo il Comitato di coordinamento europeo dell’alloggio sociale (CECODHAS) “abitare sociale” (social housing) significa offrire “alloggi e servizi con forte connotazione sociale, per coloro che non riescono a soddisfare il proprio bisogno abitativo sul mercato (per ragioni economiche o per assenza di un’offerta adeguata) cercando di rafforzare la loro condizione”,.

Questa definizione viene smentita dalla nostra amministrazione comunale quando avvia dei progetti che nulla hanno a che fare con gli “alloggi con forte connotazione sociale”. Due di questi, i più rappresentativi, sono Parmabitare e Casadesso che si propongono di agevolare i costruttori a edificare case affittabili ad un prezzo più basso di quello di mercato. Sono progetti che si riferiscono a fasce di popolazione in difficoltà come i nuclei mono genitoriali, le giovani coppie e i lavoratori in mobilità. Ma il prezzo (più di 340 euro per un monolocale) non è tanto più basso di quello di mercato, così i soggetti a cui i progetti si riferiscono non possono accedervi.

Ma la crisi economica ci ha mostrato anche la faccia nascosta del lavoro contemporaneo. Centinaia di migliaia di precari, sia italiani che migranti, hanno perso il posto di lavoro senza poter usufruire di nessun ammortizzatore sociale, tantomeno dell’accesso ai bandi di Edilizia Residenziale Sociale, per i quali diventa vincolante avere un lavoro. Neanche le statistiche ufficiali li considerano tra i 577 mila che dall’inizio dell’anno hanno perso l’occupazione, per la maggior parte di loro è solo scaduto il contratto e non è stato più rinnovato. Senza considerare tutta quella fetta di lavoratori in nero che il contratto di lavoro non l’hanno mai avuto. E’ il caso degli occupanti di questo stabile, studenti/lavoratori e migranti/lavoratori, che non hanno nessun tipo di riconoscimento per la loro difficile situazione, e che per questo hanno deciso di riprendere uno spazio abbandonato e di autorecuperarlo, affinché torni ad essere un luogo in cui poter vivere dignitosamente.

I migranti

Non è solo la crisi e l’inefficienza dei progetti comunali ad aver aggravato la situazione dei precari, in particolare migranti, oggi in Italia. A peggiorare tale scenario vi è l’introduzione del “pacchetto sicurezza” contenente norme che vincolano il rinnovo del permesso di soggiorno alla condizionedell’alloggioche deve essere “conforme ai requisiti igienico-sanitari, nonché di idoneità abitativa, accertati dai competenti uffici comunali”. Nel caso in cui l'immobile venga giudicato inidoneo non si potrà ottenere o mantenere la residenza, con una serie di gravi implicazioni: impossibilità di accedere alle prestazioni di sostegno al reddito, di partecipare alle graduatorie per l’assegnazione degli alloggi, di accedere agli asili nido o all’assistenza sanitaria.

Gli studenti universitari fuori sede

A fronte di una popolazione di circa 26000 studenti universitari dell’Ateneo di Parma, circa 18000 sono fuori sede. Per loro i posti letto messi a disposizione dall’Er.Go, a canoni di affitto calmierato, e non gratuito, sono solo 691. Per accedere al bando di assegnazione di tali alloggi, uno “studente indipendente” deve dimostrare di avere un reddito da lavoro non inferiore a € 7.077,15. Ma con il dilagare di contratti a progetto, a tempo determinato o a chiamata, e con il diffondersi di stage e tirocini totalmente gratuiti, come può uno studente essere in possesso di questo requisito? Per non parlare di tutti quegli studenti che lavorano in nero soprattutto nella ristorazione, fiore all’occhiello dell’economia parmigiana.

Questo ci dimostra che in Italia il sistema di welfare, e nello specifico tutti i progetti anticrisi sviluppati dal nostro Comune, sono inadeguati e inconsistenti. Abbiamo deciso di iniziare a riscrivere dal basso un sistema di welfare che ci renda indipendenti dalla povertà e dallo sfruttamento e vogliamo farlo iniziando a riprenderci il nostro diritto ad avere un’abitazione dignitosa.

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Progetto Doposcuola

‘Il futuro dei bambini non fa rima con Gelmini’

da “Il rap di Enea” di Assalti Frontali

Il progetto Doposcuola si propone di assistere nei compiti a casa studenti delle elementari, medie e superiori. Insegnanti, volontari ed educatori si impegnano a tenere aperto 3 pomeriggi la settimana questo spazio dove grandi e piccoli possono trovarsi per svolgere un po’ di studio e di lavoro scolastico. La riforma Gelmini sta stravolgendo l’assetto della scuola pubblica, molte scuole hanno aperto i battenti con gravi carenze sia dal punto di vista economico che del personale.  Gli insegnanti che sono andati in pensione quest’anno non sono stati sostituiti da altrettanti colleghi di ruolo e i supplenti arrivano diversi ogni anno e alla spicciolata.  La mancanza di continuità didattica, le classi sempre più numerose, insegnanti costretti ad accettare più classi rispetto al passato per ‘completare’ l’orario d’insegnamento, questi sono i risultati dei tagli che ha apportato la riforma, in un ottica di razionalizzazione economica dis-umana! Infatti non solo sono colpiti gli insegnanti, che patiscono direttamente maggiore povertà (i supplenti non sono pagati nei mesi estivi e sempre meno supplenti sono utilizzati ogni anno cercando di spremere il più possibile chi già lavora), ma anche bambini e ragazzi pagano sulla loro pelle queste decisioni poiché hanno insegnanti che, seppur volenterosi, non hanno più un solo minuto di tempo da dedicare loro oltre l’orario di lezione, con classi tanto numerose da non riuscire a mantenere un livello di apprendimento adeguato alle esigenze di ciascuno (l’apprendimento personalizzato di cui si sono riempiti la bocca i predecessori della Gelmini e che  sembrava il non plus ultra da raggiungere, va a gambe per aria una volta per tutte). I tagli hanno colpito anche quest’anno, sempre più duramente, gli insegnanti di sostegno che al contrario di quello che si crede sono ‘di sostegno alla classe’, e non solo ad un singolo caso, quindi risorsa preziosissima se si vuole provare a fare un minimo tentativo di una didattica capace di coinvolgere tutti. Il Doposcuola si propone come strumento per contrastare gli effetti negativi della riforma Gelmini per quel che riguarda gli studenti. Nel caso di gruppi numerosi e differenziati per età si coinvolgeranno i più grandi in attività di tutoraggio dei più piccoli, ciascuno di noi entrerà a far parte, secondo le sue capacità, di questa attività che prima di tutto si propone di stimolare la cooperazione e un clima di rispetto reciproco e allo stesso tempo valorizzare l’unica risorsa che non ci toglieranno mai: noi stessi.

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Progetto atelier

“La città dei bambini”

Il progetto si prefigge di far crescere nella comunità il senso del mutuo aiuto dell’integrazione e del rispetto, integrando alle normali attività scolastiche e post-scolastiche una serie di attività che solo alcune scuole in Italia possono mettere a disposizione. Caratteristica fondamentale che distingue il nostro progetto è la volontà di coinvolgere nelle varie attività anche quei genitori che rendendosi disponibili avranno la possibilità di trasmettere le proprie conoscenze/esperienze. La prima parte del progetto sarà concentrata nell’allestire uno spazio-laboratorio (atelier) libero dove per un numero di giorni da definire (qui occorre sapere la disponibilità di risorse umane) e per un tempo che va da circa le 15 alle 19, bambini e ragazzi costantemente supportati da educatori, animatori, volontari e genitori potranno sperimentarsi in attività artistiche, manuali, di progettazione, singole o di gruppo, in maniera autonoma e in condizione di sicurezza. In questo modo, con la partecipazione di tutti all’educazione dei bambini, vorremmo che si incontrassero e si confrontassero persone (anche i bambini sono persone) di culture differenti e che, grazie all’interesse che ci accomuna, potessero condividere le proprie esperienze e le proprie capacità. La seconda parte del progetto prevede nel tempo, dopo aver preso piede ed esserci affermati nel territorio come una realtà alternativa ed indispensabile, la realizzazione di progetti urbanistici realizzati integrando la creatività dei bambini alle esperienze e le conoscenze che verranno messe a disposizione di volta in volta da ognuno. L’insieme di tutti i progetti (che potranno essere case, scuole, parchi, strade, monumenti, installazioni, ecc.) rappresenterà una città o un quartiere ideale pensato e voluto dai bambini dove poter crescere lontano dagli elementi turbativi e stressanti che, in maniera ormai troppo invasiva ed arrogante, gli organismi “competenti” e gli speculatori continuano ormai da troppi anni a propinarci. Costringendo così interi isolati, per non dire quartieri, a dislocarsi nelle periferie degradate, e obbligando famiglie con bambini e persone anziane a vivere come formiche in palazzoni-ghetto spesso fatiscenti, gli uni sopra gli altri in pochissimi metri quadrati. Esiste ed è già attivo in provincia di Reggio Emilia un progetto analogo. La differenza sostanziale è che il comune interessato in accordo con asili e scuole è il primo sponsor dell’ iniziativa, cosa che in una realtà come quella di Parma è pressoché un utopia, ma nessuno ci può impedire di sognare di rendere il luogo dove viviamo degno di essere vissuto.

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Polisportiva Terzo Tempo

“Il terzo tempo è una delle tradizioni del mondo del rugby. Antico quanto il rugby stesso. Esso si svolge dopo la partita, e fa riunire tutti i giocatori delle due squadre, che possono offrirsi amichevolmente da bere e da mangiare e parlano tranquillamente tra amici. Dopo una battaglia come un match di rugby,

spesso si creano amicizie stabili e forti tra i giocatori”

È un dato di fatto che lo sport sia un terreno adatto allo sviluppo di relazioni sociali. Fare sport significa venire a contatto con altre persone, siano compagni di squadra, avversari o chi è vicino anche solo per passione. Il più delle volte sono proprio i rapporti come l’amicizia, in una delle forme più semplici ed importanti, che veicolano l’avvicinamento dei ragazzi all’attività sportiva. Ma non solo. Nella formazione di una persona le esperienze accumulate durante l’attività sportiva hanno una grande importanza: ci si mette in gioco, si condividono emozioni, si costruiscono obiettivi comuni, si ragiona collettivamente. Lo sport, come oggi lo conosciamo, ha perso gran parte della sua capacità  di creare “squadra”, per dare spazio alle relazioni economiche, dando vita ad una vera e propria impresa dello sport, al puro agonismo e alla degenerazione delle relazioni sociali. Degenerazione che non avviene solo nello sport professionistico ma che si estende anche a tutto il settore giovanile, nel quale lo sport dovrebbe invece avere un valore soprattutto formativo. La polisportiva T.T.  non è un nuovo modo di vivere lo sport, ma è lo sport che si riappropria dei suoi valori fondamentali e rigetta tutto quello che non gli appartiene. Il mercato e le quotazioni, la sottomissione a contratti tv, gli ingaggi milionari, la vittoria ad ogni costo, gli insulti razzisti e le  barriere allo sport multietnico, l’odio per l’avversario, per chi è diverso e per chi sbaglia. Questo non appartiene allo sport.

La polisportiva T.T. interamente auto costruita e autogestita è uno spazio di condivisione.

Condivisione di passioni, di esperienze e competenze il cui fine sia il naturale divertimento e soprattutto il relazionarsi con le altre persone abbattendo le barriere della paura.

Se quindi il fine non è la vittoria,  e neanche la remunerazione, ma la socialità tra persone diverse, il “terzo tempo” che da il nome alla nostra polisportiva non è più uno spazio al di fuori, oltre l’evento sportivo, ma è parte integrante e integrata della competizione, intesa come momento di confronto, di stimolo e conoscenza.

Se il terzo tempo non è più oltre il match, anche la socialità, la condivisione e il libero confronto  non lo sono e con loro i valori come l’inclusione e il rifiuto del razzismo.

Non lo sono e non lo devono essere, per non incorrere nel rischio, a cui purtroppo ci hanno abituato, di non riconoscere come problemi dello sport gli insulti xenofobi e l’odio per il diverso. Il T.T. non è solo spazio di conoscenza e amicizia per incentivare la sportività, ma anche spazio di riflessione e discussione.  La partita è aperta e la palla al centro!!!

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Play it louder!

Corso di avviamento alla fonica per principianti

 

Nel circuito parmense sono sempre di più i giovani che si avvicinano alla musica, sia a livello dilettantistico sia professionale. I ragazzi e le ragazze che si approcciano al canto o a uno strumento musicale, lo fanno con l'esigenza di esprimersi, di esternare e di esibirsi, ma a fronte di un'ampia offerta di corsi e scuole più o meno accessibili per l'avviamento alla musica e al canto, è ancora carente e sottovalutato l'aspetto più strettamente tecnico della diffusione del suono: la fonica. In tutto ciò è trascurato il semplice fatto che la migliore delle composizioni eseguita dal migliore degli interpreti, se non correttamente amplificata, risulta per lo più solo rumore. Realizzando un'indagine sul territorio parmense, sarà facile riscontrare che, a fronte di un bacino di utenti del settore musicale piuttosto ampio, sono pochi e spesso estremamente costosi i corsi destinati alla formazione di base di fonici e tecnici del suono. Aggiungiamo inoltre che a testimonianza della reale esigenza di un corso di base di fonica e tecnica del suono, sarebbe possibile analizzare i dati di vendita dei prodotti di amplificazione e gestione del suono di livello amatoriale o semi-professionale nei principali store cittadini.

Finalità del corso:Senza la pretesa di sfornare tecnici del suono professionisti, il corso “play it louder” si pone come obiettivo di fornire a giovani e principianti le conoscenze necessarie a realizzare e gestire un service audio di piccole e medie dimensioni, formando di conseguenza musicisti consapevoli e consumatori informati.

Presentazione del corso:Il corso di avviamento alla fonica e alla tecnica del suono, destinato a giovani delle scuole medie superiori e a operatori amatoriali in genere, ha lo scopo di impartire i rudimenti delle tecniche e tecnologie di amplificazione e diffusione del suono oltre che fornire le conoscenze di base per allestire e operare su un impianto audio, dal montaggio, al lavoro sul mixer. Le lezioni si considerano “partecipate” (in contrapposizione all'idea di lezione frontale) poiché è nell'intento del corso adattare il livello dei contenuti e il percorso stesso alle esigenze e al livello dei partecipanti oltre che affrontare il corso stesso direttamente sugli strumenti che verranno trattati.

Corso Base:Il corso si articola in un percorso teorico/pratico in cui ogni aspetto teorico è subordinato a esempi pratici ed esperienze dirette in aula. È diviso in cinque lezioni settimanali di due ore ciascuna e prevede la possibilità di assistere il fonico in cabina di missaggio durante esibizioni live settimanali. Le due parti principali del corso saranno:

1. Rudimenti di fisica del suono: l' acustica, il suono (cos'è e come si propaga);

2. La percezione del suono: difetti del suono e le frequenze;

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Zona LETTURA-RASSEGNA STAMPA

Questo progetto prevede l’allestimento di una stanza da adibire alla lettura e discussione di quotidiani e riviste di cronaca e approfondimento, nonché alla lettura di libri di vario genere e allo studio (con un’eventuale apertura serale/notturna); si doterà inoltre lo spazio di almeno un computer, per la catalogazione e la ricerca dei testi e la visione di film. Si vorrebbe con questo rispondere non solo all’esigenza di uno spazio di studio, di fatto sempre più difficile da reperire data la crescente rigidità delle biblioteche istituzionali che offrono posti insufficienti e orari ristretti, caratteristiche migliori le possiedono solo le biblioteche “private” di ateneo, accessibili solo agli iscritti delle rispettive facoltà. Lo spazio risponderebbe anche all’esigenza più generale di uno spazio di svago che offra anche uno stimolo culturale.

Laboratorio VIDEO-INCHIESTA

Questo progetto nasce dall’esigenza di un gruppo di studenti universitari, in continuità con i lavori svolti nell’Aula B Autogestita (sgomberata nel maggio 2009), di portare avanti un’inchiesta che, a partire da interviste sul campo, tocchi i vari aspetti problematici della vita dello studente, dal costo degli affitti ai trasporti pubblici, dalla gabbia burocratica al costo dei materiali, alle recenti modifiche introdotte dalla riforma Gelmini (v. numero chiuso, riduzione dei corsi, assembramento di diverse facoltà…). L’obiettivo finale dell’inchiesta sarà la produzione di un video divulgativo del lavoro svolto; a questo scopo, si prevede di programmare qualche incontro con esperti sulle tecniche di elaborazione video.

Parco giochi

L’idea da cui nasce questo progetto è semplicemente rendere l’area circostante lo spazio più simile ad un giardino con piante e giochi per i bambini, con l’intento non solo simbolico di restituire uno spazio verde, libero e fruibile, al quartiere e alla cittadinanza. Si vorrebbe così anche integrare l’attività del doposcuola con attività organizzate all’aperto (giochi e/o tornei di calcetto o altri sport).

Giornale

Questo progetto è volto alla creazione di una redazione per la stesura di un foglio mensile, da distribuire nel quartiere, nelle università, nel centro della città, che raccolga le elaborazioni teoriche e le iniziative pratiche svolte di volta in volta all’interno dello spazio. Questo tipo di elaborazione fungerà da riflessione e aggiornamento, sarà inoltre un ulteriore occasione di apertura e partecipazione alla vita del quartiere.

Biblioteca – Infoshop

Questo progetto è volto a creare uno spazio pubblico di informazione libera attraverso la l’allestimento di una zona dedicata alla diffusione di pubblicazioni indipendenti, una sorta di archivio/centro diffusione a completamento del sopracitato progetto di lettura e rassegna stampa, più incentrato sull’attualità e il quotidiano. Oltre alla vendita del materiale già esistente, pensiamo di autofinanziare il progetto tramite t-shirt o vestiario da noi autoprodotto. Il progetto include l’allestimento di un archivio di libri e pubblicazioni destinati alla lettura e al prestito gratuito. Per realizzare questo progetto si inizierà dal materiale prodotto dai collettivi e gruppi territoriali, per poi riuscire ad acquistare e recuperare il materiale che ci piacerebbe diffondere, organizzato come una vera e propria biblioteca. L’obiettivo è quello che gli abitanti del quartiere, gli studenti o i semplici frequentanti del posto possano usufruire e contribuire liberamente a questa risorsa.

Cucina

Questo progetto si propone di gestire una o due volte a settimana l’organizzazione di cene popolari che siano anche momenti di incontro e socialità (magari seguiti da proiezioni o dibattiti) per permettere a chiunque la possibilità di una buona cena fuori casa ad un prezzo accettabile. Il progetto parte dall’idea di poter spendere meno nell’acquisto dei cibi attraverso il recupero delle verdure, seppur ancora buone, destinate al macero al mercato ortofrutticolo e l’acquisto delle materie prime dalle comunità a noi vicine che autoproducono o dai Gruppi di acquisto solidale. I primi incassi delle cene popolari andranno a finanziare il progetto per la costruzione di una vera e propria Osteria Popolare.

Sala prove

Partendo dalla necessità espressa da vari gruppi musicali giovanili e non di avere uno spazio dove poter provare con le proprie band a prezzi modici, questo progetto si propone di allestire una sala prove, iniziando con la strumentazione portata dagli stessi gruppi disponibili a partecipare al progetto. La sala prove avrà dei prezzi molto inferiori rispetto a quelli delle sale-prove esistenti a Parma per autofinanziare in questo modo l’allestimento con una strumentazione adeguata e di proprietà dello spazio occupato.