Questo sistema non brucerà il nostro futuro!

Opzione Zero e Assemblea permanente Contro il Rischio Chimico a Marghera sul progetto di costruzione di un nuovo impianto di incenerimento a Fusina

18 / 5 / 2020

Alcune note dei comitati Opzione Zero e Assemblea permanente Contro il Rischio Chimico a Marghera in merito al progetto di costruzione di un nuovo impianto di incenerimento a Fusina e alle mobilitazioni degli ultimi giorni. Dopo l’incendio verificatosi a Porto Marghera e la volontà delle istituzioni di portare avanti l’ennesima grande opera sul territorio veneziano i comitati e gli attivisti ribadiscono la necessità di attivarsi e prendere parola per bloccare il progetto e lottare per la giustizia sociale e climatica.

“L’inceneritore non brucerà il nostro futuro” è questo l’incipit del lungo striscione che i ragazzi e le ragazze di Fridays for Future e dei collettivi studenteschi di Mestre e Venezia, hanno sorretto ieri per ore sbarrando l’ingresso della sede di Veritas, la partecipata pubblica che con la sua controllata Ecoprogetto ha presentato il progetto per un grande “termovalorizzatore” a Fusina.

Con loro molti attivisti dell’ampio fronte ambientalista metropolitano che sta animando la rivolta contro l’installazione dell'ennesimo impianto nocivo nell’area industriale di Porto Marghera. Ci sono comitati e associazioni storici come Assemblea Permanente Contro il Rischio Chimico, Medicina Democratica, No Grandi Navi, AmbienteVenezia, Opzione Zero della Riviera del Brenta, ma anche Ecoistituto, WWF Venezia, Quartieri in Movimento, Malacaigo, i Cobas Autorganizzati del Comune di Venezia, Valore Ambiente, Forum dell’Aria e il Comitato Difesa Ambiente e Territorio di Spinea.

Una mobilitazione simbolica che ha voluto segnare prima di tutto il tempo della riconquista del diritto a manifestare dopo mesi di restrizione degli spazi di agibilità democratica, mentre intanto decisioni importanti come quella sull’inceneritore continuavano ad avanzare sopra le teste di centinaia di migliaia di persone ignare e ipnotizzate dall’emergenza Covid19. Un punto questo che è stato ribadito più volte durante la conferenza stampa, perché se è vero che la Fase 2 riaccende i motori del turbocapitalismo per riportarci a quella “normalità” che è stata la causa del problema, è anche vero che la potente riorganizzazione delle forze economiche e finanziarie che si sta determinando a seguito della pandemia, rischia di sacrificare sull’altare del PIL e del mercato proprio i diritti civili e democratici conquistati dalle lotte che sono seguite.

l riferimenti alle connessioni tra l’inceneritore e quanto sta accadendo a livello locale e su scale globale sono state il filo conduttore dei vari interventi che si sono succeduti. A cominciare dal grave incendio accaduto nella fabbrica chimica di Marghera venerdì scorso quando una gigantesca nube tossica ha appestato il cielo sopra il territorio veneziano. Un incidente che non è affatto frutto del caso, secondo i comitati, bensì la conseguenza scontata, e già vista troppe volte, di un sistema predatorio che in nome del profitto sacrifica tutto: il lavoro, la sicurezza, l’ambiente, la salute.

È la stessa logica che sottende l’idea del nuovo gigantesco inceneritore voluto da Veritas e fortemente caldeggiato dalla stragrande maggioranza dei Sindaci e dalla Giunta regionale del leghista Luca Zaia. Bruciare rifiuti per produrre energia per qualcuno rappresenta infatti un business da milioni di euro all’anno. E lo sanno bene i soci privati di Ecoprogetto, le società Bioman e Agrilux del gruppo FINAM di Angelo Mandato, lo stesso “deus ex machina” contestato dai comitati della Bassa Padovana per gli sversamenti di fanghi nauseabondi e al centro della recente inchiesta giornalistica di FanPage. Se poi tra i rifiuti ci finiscono pure fanghi e percolati di discarica contaminati dai famigerati PFAS, le pericolose sostanze finite nelle acque e nel sangue di centinaia di migliaia di abitanti del vicentino, del padovano e del veronese, allora la partita assume un’importanza addirittura strategica. Il gioco è sempre lo stesso: alle aziende i profitti, ai cittadini le bollette e soprattutto le gravi conseguenze sanitarie che inevitabilmente saranno causate dai fumi velenosi, dalle scorie tossiche e dalle acque contaminate vomitate dall’inceneritore.

La tutela della salute è stato il ritornello ripetuto incessantemente dai politici e dai media durante tutta la pandemia, ma allora questo principio deve valere sempre – insistono i comitati - anche quando si tratta di mettere in discussione produzioni nocive e grandi opere che devastano l’ambiente e la vita delle persone”.

Per i giovani di Fridays for Future gli inceneritori sono uno degli emblemi più significativi del modello capitalista ed estrattivista, la vera causa della crisi ecologica, climatica e sociale che minaccia l’intero Pianeta. Questi impianti sono infatti il terminale delle filiere lineari che, divorando il lavoro umano e le risorse naturali, succhiando fino all’ultima goccia di combustibile fossile, finiscono per accumulare ricchezze sempre più grandi nelle mani di pochissime persone. È la giostra della “crescita infinita”, quella della normalità a cui stiamo tornando, quella che partendo dalla estrazione forsennata di risorse naturali, passa attraverso la trasformazione nelle industrie velenifere, fino a scaricare just in time valanghe di prodotti destinati a saziare i mercati del consumo spasmodico e compulsivo, per concludere con il rigurgito di enormi quantità di scorie e di rifiuti da incenerire o da smaltire nelle discariche.

Ecco perché bruciare rifiuti significa bruciare il futuro. A Venezia, in Veneto la lotta contro il global warming per la giustizia climatica passa anche da qui: dalla lotta contro l’inceneritore, contro le produzioni di morte, contro grandi navi, grandi opere e centrali fossili, le articolazioni di un sistema globale lanciato a tutta velocità verso il baratro. Siamo ad un bivio decisivo della storia, la strada giusta da imboccare è un’altra ed è quella che ci porta fuori dal capitalismo. Le conoscenze, le risorse, le capacità tecniche per farlo e per farlo subito esistono, ma il cambiamento non arriverà dalla classe dirigente che domina il mondo. Sta ai movimenti sociali dare la sterzata decisiva.