Il giornalista e scrittore Stieg Larsson, scomparso nel 2004, autore di
Uomini che odiano le donne e fondatore della rivista Expo, osservatore
attento del fenomeno neonazista, già nel luglio 1999, in un'intervista
al quotidiano francese Liberation, sottolineava come l'evolversi
dell'estrema destra in Europa si stesse allineando al modello
statunitense, con l'azione di individui isolati e di piccoli gruppi.
Obiettivo principale la società multiculturale e la democrazia con i
suoi rappresentanti.
Sembrerebbe proprio che ora la sua previsione si stia avverando.
Prima la strage dello scorso 22 luglio a Oslo e sull'isola di Utoya, in
Norvegia, 77 vittime, perpetrata da Anders Behring Breivik, poi quella
del 13 dicembre a Firenze compiuta da Giancarlo Casseri, un militante di
Casa Pound, che ha assassinato, sparando "nel mucchio", due ambulanti
senegalesi. Quindi la scoperta in Germania di una cellula terroristica
denominata «Clandestinità nazionalsocialista», responsabile tra il 2000 e
il 2007 di ben dieci delitti, di cui nove a sfondo razziale, in maggior
parte piccoli commercianti di origine turca. Solo poche ore fa, infine,
la mattanza alla scuola ebraica di Tolosa.
Come per Breivik e
Giancarlo Casseri, il rischio, ancora una volta sarà quello di veder
derubricato sbrigativamente l'avvenimento come il frutto della pura
follia. Ma tutte queste figure non sono cresciute isolate. Hanno solo
portato alle estreme conseguenze la cultura xenofoba e fascista cui
avevano aderito, ritenendo fosse giunto il momento dello scontro. Come
"lupi solitari" sono passati all'azione, fuoriusciti dal magma del
populismo e del radicalismo di destra.
Il nemico esterno
In Europa
populismo, nazionalismo, estremismo di destra e neonazismo, per quanto
continuino a rappresentare fenomeni specifici, tendono sempre più ad
accavallarsi e sovrapporsi, mescolandosi l'uno nell'altro. Le
situazioni, da paese a paese, sono spesso molto diverse. Diversa anche
l'incidenza della crisi economica sulle realtà nazionali. Simile,
invece, la scelta di scagliarsi, in primo luogo, contro un nemico
esterno, di volta in volta identificato nei rom, nei gay, negli ebrei,
nei musulmani o negli stranieri in genere. Un' "invasione" contro la
quale riscoprire e rilanciare presunti valori patriottici attraverso un
acceso nazionalismo o velleità separatiste. Un unico fenomeno con mille
sfaccettature.
I processi di globalizzazione hanno accompagnato
l'ascesa di queste tendenze. La loro progressione, prima lenta poi
accelerata, è avvenuta in un quadro che è andato rapidamente
trasformandosi, segnato da nuovi rapporti economici e finanziari come da
profondi cambiamenti tecnologici, con l'introduzione di un'instabilità
generale, di insicurezza e paura. Alcuni mutamenti epocali, come il
crollo dell'Unione sovietica, le migrazioni dall'Africa, dall'Asia e
dall'Europa orientale, l'11 settembre 2001, le catastrofi ecologiche,
hanno a loro volta consentito di far incrociare e legare fra loro
sentimenti nazionalistici e razzisti, in un quadro politico europeo
segnato dalla crisi dei tradizionali partiti e il manifestarsi di una
forte mobilità elettorale calamitata in maniera significativa da chi
garantiva, di fronte al caos, soluzioni come la chiusura delle frontiere
e la riappropriazione del territorio. In molti paesi a far da collante
anche il senso di rabbia per una grandezza venuta meno.
La destra dei partiti conservatori
A
partire dalla metà degli anni Ottanta, si è anche prodotto il
progressivo spostamento a destra dei partiti aderenti al Partito
popolare europeo. L'originaria matrice cristiano democratica fu messa in
discussione, prima con l'ingresso nel 1983 di Nuova democrazia, partito
greco ultraconservatore, e qualche anno dopo, nell'aprile 1991, con
l'apertura formale del Ppe ai conservatori britannici e danesi. Nel 1994
avrebbe dovuto entrarvi il partito italiano vincitore delle elezioni
politiche in quello stesso anno, cioè Forza Italia. Dopo un iniziale
rifiuto da parte del Ppe, a causa degli accordi politici ed elettorali
con Alleanza nazionale, dati i trascorsi neofascisti di questo partito,
l'ammissione ufficiale si concretizzerà definitivamente nel dicembre
1999. Grazie infine alla nascita del Popolo della libertà nel 2009
(partito subito ammesso nel Ppe), a seguito della fusione di Forza
Italia e Alleanza nazionale, anche alcune vecchie figure della storia
del neofascismo italiano sono entrate a far parte della famiglia
popolare europea.
La deriva ungherese
In questo quadro va colta
la deriva in corso in Ungheria, un autentico processo di
fascistizzazione. Da quando, nell'aprile 2010, il premier
nazionalconservatore Viktor Orban e il suo partito Fidesz sono arrivati
al governo del Paese, in una progressiva escalation è stata prima varata
una nuova costituzione che ha cancellato ogni riferimento alla
repubblica, sostituita da espliciti richiami religiosi, poi sono state
approvate leggi liberticide con l'intento di sottomettere la
magistratura, la produzione artistica, l'insegnamento universitario e la
stampa al controllo del governo. Il governo ha anche introdotto «il
lavoro utile obbligatorio» (koezmunka) per i disoccupati, in stragrande
maggioranza di etnia rom, costretti per non perdere i minimi sussidi di
povertà a prestare lavoro manuale, otto ore al giorno, con indosso
magliette di riconoscimento, a favore dello Stato.
Da rilevare anche
la forte crescita elettorale (il 16,7% alle ultime politiche) del
Movimento per un'Ungheria migliore (Jobbik), che ha dato vita a veri e
propri gruppi paramilitari (come la Guardia Magiara), protagonisti di
marce di intimidazione nonché di diversi episodi di pogrom contro i rom.
Di impronta antisemita, Jobbik, formalmente all'opposizione, dichiara
di battersi contro le «congiure massoniche e sioniste», ispirandosi alle
Croci frecciate, ossia alle milizie di Ferenc Szalasi, salito al potere
nel 1944 sotto l'egida degli occupanti nazisti.
Neofascisti e neonazisti
Per
quanto il quadro delle organizzazioni apertamente neonazifasciste in
Europa si presenti oggi assai frammentato, ciò che con preoccupazione va
rilevato è che in taluni casi manifesta un proprio autonomo
insediamento elettorale: il British national party in Gran Bretagna (due
eletti nelle ultime elezioni europee), l'Npd in Germania (è entrato in
alcuni parlamenti regionali) e lo Jobbik ungherese, quest'ultimo
diventato una sorta di modello da seguire con il suo mix di radicalismo
populista e ideologia nazifascista.
Da segnalare anche l'ormai
pluridecennale fenomeno delle bande naziskin, protagoniste, da Est a
Ovest, di una innumerevole catena di aggressioni e omicidi, con picchi
elevati di violenza in Germania (il tabloid «Bild», citando fonti delle
forze di sicurezza, ha parlato di 607 feriti nel 2011), ma soprattutto
in Russia, dove in questi anni si sono registrati centinaia di attacchi,
spesso mortali, ai danni di immigrati asiatici e caucasici. Alcune
reti, da Blood and honour ad Hammerskin, hanno d'altro canto svolto un
lavoro spesso sotterraneo di raccordo e moltiplicazione di queste
esperienze, favorendo la penetrazione di neonazisti in misura massiccia
all'interno delle tifoserie ultras negli stadi di mezza Europa.
L'estrema destra italiana
L'evoluzione
dell'estrema destra in Italia è ormai data dalle direttrici di sviluppo
di ampi suoi settori, intenzionati, da un lato, a rinverdire le gesta
del primo movimento fascista (si veda Casa Pound), dall'altro, a
evolversi verso il neonazismo. La tendenza, in questo secondo caso, è
all'assunzione in forme sempre più esplicite di riferimenti storici,
mitologie e simbologie tratte dalla storia del Terzo Reich. Non un fatto
astratto, ma una nuova identità destinata inevitabilmente a produrre
conseguenze, riversandosi in una società a composizione sempre più
multietnica e complessa. Ci riferiamo alla rivalutazione operata da
Forza nuova di alcune formazioni collaborazioniste dei nazisti negli
anni Quaranta: parliamo della Guardia di ferro rumena e delle Croci
frecciate ungheresi. Ci riferiamo anche all'esaltazione di criminali di
guerra come Leon Degrelle, ex generale delle Waffen-SS, ma soprattutto
al rilancio di alcune teorie circa la cospirazione dei circoli
finanziari e massonici all'origine dell'attuale crisi economica. Tornano
a comparire in Italia sui blog del radicalismo di destra termini come
«plutocrazia», accompagnati dalla pubblicazione delle vignette
nazionalsocialiste degli anni Trenta, con i banchieri e i mercanti con
il naso adunco in procinto di spartirsi il mondo.
Antiche ossessioni
In
uno studio della fondazione Friedrich Ebert sul razzismo e
l'intolleranza in Europa, pubblicato nel marzo scorso, alla domanda
posta sull'influenza degli ebrei nei rispettivi paesi, emergeva
l'assenso del 19,7% dei tedeschi, del 21,2% degli italiani, del 27,7%
dei francesi, del 49,9% dei polacchi e del 69,2% degli ungheresi. Dati
su cui riflettere.
Nel passaggio epocale verso società sempre più
multiculturali, dentro agli sviluppi dell'attuale crisi capitalistica,
va colto l'inquietante riemergere dei miti complottisti e delle antiche
ossessioni sulla purezza del sangue e della razza. Pensavamo di
essercele lasciati alle spalle.
GIOVANI DESTRE CRESCONO
Questo lo stato dei partiti dell'estrema destra in Europa.Inghiterra - British National Party 6,2%.
Olanda - Partito per la libertà 17%.
Austria - Partito della libertà dell'Austria e Alleanza per l'avvenire dell'Austria 17%.
Belgio - Vlaams Belang 10,9%.
Danimarca - Partito del Popolo 14,8%.
Grecia - Laos 7,2%.
Francia - Front National 10%.
Svezia - Democrazia svedese 5,7%.
Svizzera - Unione democratica di centro 25,9%.
Norvegia - Partito del progresso 22,1%.
Ungheria - Jobbik 16,7%, Fidesz 52%.
Slovacchia - Partito nazionale 11,96%.
Bulgaria - Ataka 11,96%.
Romania - Partito della Grande Romania 8,6%.