Lunedì 10 maggio all’ordine del giorno del Consiglio comunale di Reggio Emilia viene discussa la mozione di iniziativa popolare sul caso Ital Edil
e sfruttamento della manodopera clandestina a Reggio Emilia. La
mozione, promossa da realtà locali come Ass. Città migrante, Libera,
Emergency, Comitato provinciale acqua bene comune, Cobas Scuola, Popolo
Viola, Federazione della Sinistra e Sinistra Ecologia e Libertà, è stata
sottoscritta da 700 cittadini che chiedevano al comune di costituirsi
parte civile al processo.
La vicenda riguarda centinaia di migranti che venivano sfruttati nei
cantieri edili e tenuti in condizioni disumane. Questi lavoratori sono
usciti allo scoperto denunciando ed auto-organizzandosi riuscendo in
questo modo a rendere di dominio pubblico la loro situazione.
Il Consiglio comunale di Reggio Emilia ha approvato la mozione popolare.
L’iniziativa è passata, con 21 voti a favore (Pd, Sel e Reggio 5
Stelle), nessun contrario e nessun astenuto. Al voto non hanno preso
parte i consiglieri del centrodestra. Alla discussione ha partecipato un
pubblico numeroso in sostegno dell’iniziativa. Se ci sarà rinvio a
giudizio o un rito alternativo il Comune di Reggio Emilia si costituirà
parte civile al processo.
La mozione popolare ha scatenato molta polemica all’interno del Pdl e
della Lega Nord che, alcuni giorni prima della discussione, hanno
tentato di porre il veto affinché non si trattasse l’argomento
all’interno del Consiglio Comunale, oltre a presentare una pregiudiziale
in Consiglio. “Il documento che sarà proposto al consiglio, con il
quale si chiede al Comune di costituirsi parte civile in un procedimento
le cui indagini sono ancora in corso, non è fissato alcun processo ed è
molto targato- ha detto Eboli (consigliere Pdl). Le insolite modalità
della richiesta e le stesse firme che la sostengono fanno chiaramente
pensare a una manovra per ottenere permessi di soggiorno a favore di
cittadini extracomunitari per motivi di protezione sociale , utilizzando
l’art 18 del Testo Unico sull’immigrazione, ed evitando così
l’espulsione”. Giovannini (consigliere Lega Nord) afferma: “il
Consiglio non è un tribunale e in quanto istituzione non deve occuparsi
di contrasti fra aziende e cittadini stranieri, prendendo le parti delle
une o degli altri.
Il comunicato dell’associazione Città Migrante
La presentazione della mozione esposta dalla prima firmataria Federica Zambelli:
Buongiorno a tutte e tutti,
a me il compito di illustrare la mozione popolare sul caso Ital Edil e
sullo sfruttamento della manodopera clandestina a Reggio Emilia. La
mozione è stata sottoscritta da 700 persone ed è stata promossa oltre
che dall’associazione Città Migrante, di cui io faccio parte, da una
pluralità di realtà e soggetti locali come Libera, Emergency, Comitato
provinciale acqua bene comune, Cobas scuola, Popolo Viola federazione
della sinistra e sinistra ecologia e libertà.
La mozione chiede che il consiglio comunale impegni il sindaco e la
giunta di Reggio Emilia affinché il comune di Reggio Emilia si
costituisca parte civile nel processo che si celebrerà nei confronti di
coloro che saranno imputati in relazione ai fatti che vado brevemente ad
illustrare raccontando gli avvenimenti che ci hanno portato a conoscere
la vicenda.
Negli ultimi mesi del 2007, ricevuto il mandato professionale da alcuni
lavoratori moldavi, uno studio legale cittadino, ha chiesto ed
ottenuto, dal Tribunale di Reggio Emilia, decreti ingiuntivi a carico di
una ditta con sede a Reggio Emilia e una con sede in Moldavia, per
somme di denaro dovute ai ricorrenti, per prestazioni lavorative svolte e
non pagate o pagate solo in parte.
Parliamo di lavoro in ambito del settore edile.
Ricevuta la notifica dei decreti ingiuntivi, la ditta ha contattato lo
studio legale chiedendo di non procedere in sede esecutiva ed
impegnandosi a pagare quanto dovuto nell’arco di un mese, un mese e
mezzo. Si trattava, per lo più, di piccole somme, inferiori ad euro
1.000,00, in alcuni casi, garantite da cambiali. Nonostante gli impegni
presi la ditta non ha pagato il dovuto.
Fin dai primi mesi del 2008, altri lavoratori, anche di origine
egiziana, mentre continuavano a farlo molti di nazionalità moldava, si
sono rivolti allo sportello pubblico dell’associazione Città Migrante,
illustrando gli stessi problemi, lamentando, cioè, di aver lavorato per
le stesse società e di non essere stati pagati per le prestazioni
lavorative svolte o di esserlo stati solo parzialmente.. L’associazione
Città Migrante si è rivolta al suddetto studio legale chiedendo di
intraprendere azioni legali per conto dei lavoratori che, a quel punto
cominciavano ad essere numerosi, anche perché alcuni si erano rivolti
direttamente allo studio e ad altri studi professionali cittadini.
Nel febbraio del 2008, l’associazione Città Migrante ha promosso
iniziative pubbliche per rendere nota la vicenda e dar vita ad un punto
di riferimento anche per tutti quei lavoratori che avevano lavorato per
le suddette società e non riuscivano ad ottenere il pagamento di quanto
loro dovuto. I racconti dei lavoratori hanno permesso di delineare i
tratti di una vicenda che andava al di là della situazione di
insolvenza del datore di lavoro. I lavoratori hanno iniziato a parlare
anche di situazioni abitative disumane, in appartamenti forniti dal
datore di lavoro (15-20 persone in un appartamento, letti usati a
turno), di esose richieste di denaro per i suddetti posti-letto (fino
300-400 euro mensili) e per l’uso dei mezzi di trasporto verso i
cantieri, nonché di pesanti minacce rivolte a chi reclamava lo
stipendio.
Una episodio particolarmente significativo per comprendere la vicenda è
quello del 16 dicembre 2007 data in cui è stata arrestata, a San Polo
D’Enza, una ragazza di origine marocchina, a seguito di una lite con il
fidanzato. La ragazza, all’arrivo dei Carabinieri, ha gettato nel
canale adiacente all’abitazione, una valigetta che i carabinieri hanno
recuperato e che conteneva timbri di tutti i tipi: di uffici anagrafe,
università , comuni, uffici del lavoro, Prefettura di Reggio Emilia e di
altre città, dell’ Ufficio immigrazione della Questura di Reggio Emilia
e di altre Questure, del Regno del Marocco , dell’Agenzia delle entrate
di Bolzano e di altre città ecc. Il verbale di sequestro elenca oltre
10 pagine di documenti. La successiva perquisizione al proprietario
della valigia ha portato al ritrovamento, addirittura di un “ preventivo
di spesa” per la falsificazione di documenti indirizzato alla ditta in
questione. Quello ritrovato è un preventivo di 800 euro per ogni
soggetto da regolarizzare. Il documento ritrovato era relativo a
numerosi permessi ed aveva un importo complessivo di 5000 euro. La
perquisizione ha portato al ritrovamento anche di numerose della schede
informative relative a lavoratori, irregolari sul territorio, ma
occupati, come manovali e muratori, dalle suddette società. Non solo:
sono state ritrovate fotografie pronte da applicare su documenti,
anch’essi già predisposti.
Alla fine del 2008 il G.I.P. del Tribunale di Reggio Emilia, la
dottoressa Beretti , accogliendo parzialmente la richiesta del P. M., ha
applicato la custodia cautelare in carcere nei confronti di 6
indagati, rigettandola a 4.
La custodia cautelare in carcere è stata applicata alla fine delle
indagini. La Pubblica Accusa, nella sua richiesta, fa risalire i fatti
fino al 2003.
I documenti ritrovati nella valigetta e la perquisizione al proprietario
hanno acclarato l’esistenza di un collegamento fra il falsificatore e
queste ditte e fra queste ed i soggetti querelati da lavoratori
rivoltisi a più avvocati.
Le singole querele, partite da lavoratori di diversa origine (prima
moldavi, poi egiziani marocchini , tunisini, algerini, ecc), che non si
conoscevano fra loro e si sono avvalsi delle prestazioni di avvocati
diversi, sono poi confluite in un solo fascicolo.
La storia dei lavoratori moldavi è per tutti la stessa.
Vengono reclutati dalla ditta che ha sede in Moldavia direttamente in
Moldavia dal 2003 al 2004. Assumevano gente da mandare a lavorare in
Italia.
Queste denunce fatte da questi lavoratori sono abbastanza concordi
nell’indicare gli stipendi, per es i muratori prendevano 1300 euro che
al netto delle trattenute citate sopra gli restavano 600 euro per un
lavoro dalle 7 alle 19 con una mezzora di pausa , sabato e domenica
compresi
La ricostruzione che fa il giudice dice per esempio che venivano in
Italia a gruppi di 10 li aspettavano all’aeroporto e le condizioni erano
1,75 euro l’ora per i primi 3 mesi , se sono più di 160 ore al mese
diventano 3 euro per le ore eccedenti. Quando ai moldavi il permesso di
soggiorno scadeva la maggiorparte rimaneva in Italia irregolarmente per
un certo periodo poi gli si falsificavano i documenti.
Per gli egiziani il meccanismo funzionava in questo modo : chiedevano al
lavoratore che si presentava a lavorare se era o meno in regola. Erano
quasi tutti non in regola con il soggiorno gli chiedevano 2 fotografie
compilavano loro il contratto di lavoro che gli facevano firmare, una
fotografia la mettevano nel contratto e una nel badge(cartellino che li
accompagnava nei cantieri). In questo modo lo regolarizzavano e facevano
poi la denuncia inail in base al nome falso cioè a persone regolarmente
soggiornanti che avevano stipulato un contratto con la ditta. Quindi
con lo stesso nome molto probabilmente lavoravano più persone.
Pagavano per la casa 317 euro a posto letto al mese e ci abitavano fino a
16 persone. Solo della casa spendevano 600 700 euro di affitto che
venivano detratti dallo stipendio.
I cantieri di cui si incontra la presenza delle circa 70 denunce
presentate dai diversi lavoratori di diverse nazionalità sono almeno 41.
Il giro di affari lo si può immaginare con i grossi appalti che avevano
oltre al numero dei lavoratori. È stato sequestrato il libro matricola
(che non abbiamo visionato) ma agli atti risulta ma il numero 468.
Nelle numerose denunce presentate dai lavoratori , una settantina sono
illustrate le situazioni di cui vi ho parlato precedentemente e che
accomunavano tutti i lavoratori.
Lo sfruttamento della manodopera irregolare è un fenomeno diffuso e
spesso le condizioni di sfruttamento sono assimilabili alla schiavitù.
La mozione di iniziativa popolare chiede al comune di Reggio Emilia di
costituirsi parte civile al processo che si celebrerà nei confronti di
coloro che saranno imputati in relazione ai fatti che ho esposto vista
la gravità degli avvenimenti, il numero dei lavoratori interessati, le
condizioni di vita e di sfruttamento a cui sono stati sottoposti, il
danno economico che ne hanno riportato, l’incidenza sulla vita sociale
ed economica della nostra città, il danno che l’esercizio dell’attività
imprenditoriale in si fatte condizioni ha causato alla comunità in tutte
le sue parti, compresa quella imprenditoriale del settore, in quanto il
Comune agisce a tutela del diritto della cittadinanza alla sicurezza
avendo tra i propri compiti anche quello di garantire ai cittadini , il
mantenimento di condizioni di convivenza civile. Oltreché l’ipotesi
delittuosa è di particolare incidenza anche perché è stato , più volte
ed autorevolmente, denunciato che il settore dell’edilizia è stato ed è
interessato da infiltrazioni della malavita organizzata e, il caso in
specie, se le accuse risultassero fondate si appalesa come ipotesi
classica di dette situazioni.
I lavoratori che hanno proposto denuncia motivando e documentando le
loro ragioni hanno ottenuto il permesso di soggiorno per motivi di
protezione sociale ai sensi dell’art 18 del testo unico
sull’immigrazione.
In caso di qualche perplessità a proposito ci tengo a sottolineare che
il fatto che il comune di Reggio Emilia si costituisca o meno parte
civile al processo di coloro che saranno imputati nulla ha a che vedere
con il titolo di soggiorno di queste persone che fra l’altro oggi
lavorano e già la maggior parte l’hanno già convertito in permesso per
motivi di lavoro.
La mozione di iniziativa popolare sul caso sullo sfruttamento della
manodopera clandestina a Reggio Emilia è datata 28/12/ 2010 ed è stata
depositata in Comune il 26/1/2011. Con essa i firmatari chiedono che il
consiglio comunale impegni il sindaco e la giunta affinché il comune di
Reggio Emilia si costituisca parte civile nel processo che si celebrerà
nei confronti di coloro che saranno imputati in relazione ai fatti
esposti nelle premesse e nelle considerazioni della stessa
La raccolta di firme in calce alla mozione è stata fatta quando, già da
tempo, si parlava di chiusura delle indagini preliminari , indagini
iniziate nel dicembre 2007 per fatti commessi in Reggio Emilia
dall’inizio del 2003 al dicembre 2008 ed accertati nel dicembre 2007,
come si legge dall’ordinanza con la quale il giudice per le indagini
preliminari ha applicato a 6 persone la misura cautelare della custodia
cautelare in carcere e l’ha rigettata per altre 4; il pubblico
ministero, aveva chiesto l’applicazione della custodia cautelare in
carcere per ben 10 persone.
E’vero che le indagini sono ancora in corso, nel senso che non è stata
comunicata la chiusura delle indagini preliminari; è, però, altrettanto
vero che i firmatari della mozione hanno chiesto al consiglio comunale
di impegnare il sindaco e la giunta affinché il Comune di Reggio Emilia
si costituisca parte civile non ora o in astratto, ma nel processo che
si celebrerà. Non solo: i firmatari della mozione hanno precisato che
chiedono al comune di Reggio Emilia di costituirsi parte civile,
ovviamente, quando sarà tecnicamente possibile non contro gli attuali
indagati , ma come prevede la legge nei confronti di coloro che saranno
imputati.
Ovviamente non si sarebbe potuto proporre la mozione una volta formulata
l’imputazione o fissata la data dell’udienza preliminare, perché non vi
sarebbero stati i tempi tecnici per farlo. Si osserva, in proposito,
che dall’inizio della raccolta firme ad oggi, vale a dire al giorno
della discussione della mozione in consiglio comunale, sono trascorsi
oltre 4 mesi; dal deposito della mozione oltre 3. Per contro, dalla
conclusione delle indagini preliminari all’udienza preliminare, di
norma, decorre un tempo molto più breve: 20 giorni per le osservazioni
degli imputati e dei loro difensori, una volta ricevuta la comunicazione
di chiusura delle indagini preliminari e, conseguentemente conosciuti
gli atti; non più di trenta giorni tra la richiesta di rinvio a giudizio
e la data dell’udienza preliminare, che, in caso di richiesta di riti
alternativi da parte degli imputati è il termine ultimo per la
costituzione di parte civile. Va da sé, quindi ,che la mozione non
poteva che essere presentata prima della conclusione delle indagini
preliminari , cosa che pare meravigliare molto il consigliere Marco
Eboli , ma che è ovvia, posto che il soggetto al quale si chiede di
costituirsi parte civile (il comune di Reggio Emilia) lo può fare ,se
non lo fa di sua iniziativa ma a richiesta,come in questo caso, di 300
almeno cittadini , secondo precise procedure che richiedono tempi lunghi
( il termine per verificare l’autenticità delle firme e il tempo di
metterla a scadenza).
Ancor più singolare quanto affermato dal consigliere della lega nord
Giacomo Giovannini, secondo il quale i consigli comunali non dovrebbero
occuparsi di controversie tra aziende e cittadini stranieri.
A parte la singolare precisazione del consigliere sui cittadini
stranieri, c’è da chiedersi se lo stesso sia contrario anche alla
costituzione di parte civile dei comuni che l’hanno fatto nei processi
come quello per l’amianto, celebratosi di recente a Torino o per fatti
di inquinamento.
Ancora: il procedimento per “un altro procedimento collaterale”, non
era” a carico di un’azienda” ma di 2 persone fisiche come lo è quello in
oggetto, che riguarda anche altre persone fisiche. Il fatto che vi sia
stata un’assoluzione per un fatto specifico non implica nulla rispetto
alle ben più ampie accuse rivolte da un numero altissimo di
persone(mentre nell’altro era un solo accusatore) contro numerosi
soggetti.
Se il consigliere della Lega Nord voleva conoscere le “motivazioni di
presunti illeciti” a carico degli imputati non aveva che da procurarsi
copia degli atti relativi al suddetto procedimento, che sono pubblici in
quanto lo stesso si è concluso e che comprendono quasi tutte le querele
proposte e l’ordinanza di applicazione della misura cautelare.
(In riferimento a questo ultimo punto: Verità storica e verità processuale)
Il Consiglio comunale approva la mozione popolare che chiedeva all’amministrazione di costituirsi parte civile al processo contro lo sfruttamento della manodopera irregolare
Reggio Emilia – Il Comune parte Civile al processo Ital Edil
11 / 5 / 2011