Reggio Emilia - La Città che vogliamo: Diritto alla salute

Approfondimenti e contributi prodotti nell'ambito dei tre giorni di occupazione "l'Altra Fotografia"

4 / 5 / 2014

Il testo che segue è tratto dal programma scritto dal centro sociale Aq16, lo spazio autogestito Casa Bettola e l'associazione Città Migrante, presentato durante l'occupazione temporanea delle ex Poste Centrali. Il contributo video è stato prodotto nell'ambito del dibattito di presentazione del programma stesso che ha avuto luogo durante la terza giornata di iniziativa.

IL QUADRO IN CUI CI MUOVIAMO OGGI

La Costituzione italiana all’art. 32 sancisce il diritto alla salute di tutti gli individui. Nonostante la legge sia molto chiara in proposito, osserviamo ogni giorno, sotto i nostri occhi, disparità di trattamento non ammissibili.

La riforma del titolo V della Costituzione, e la conseguente gestione della Sanità a livello regionale, ha portato a una forte differenziazione a livello nazionale sia sulla qualità che sull’accesso ai servizi. La grossa disparità nella possibilità di essere curati con dignità, la nascita e l’aumento, negli anni, di un turismo sanitario a senso unico (lungo la direttrice sud-nord), con grandissimi disagi per i pazienti e i loro familiari, privi di strutture di appoggio, sono una dimostrazione chiara della sconfitta legata alla regionalizzazione spinta del SSN.

Nel 1989 vengono introdotti i ticket sanitari: nel corso del tempo sono passati «da strumento di responsabilizzazione del cittadino, per disincentivare gli eccessi nel consumo di farmaci e prestazioni mediche» a un vero e proprio finanziamento della sanità: ciò è accaduto nonostante il servizio sanitario sia già finanziato dal cittadino attraverso le sue tasse.Una privatizzazione silente dei servizi spinge inoltre il cittadino a rivolgersi a strutture convenzionate al SSN o addirittura al privato (pagando prestazioni per intero), in quella che egli stesso crede sia una libera scelta, ma in realtà è solo esasperazione legata alla lunghezza delle liste d’attesa e ai paradossi iniqui della libera professione intramoenia. I ticket hanno una grossa importanza in questo processo, portando all’azzeramentoquasi totale delle differenze tra pubblico e privato.Tante persone rinunciano ogni giorno alle cure dentarie o alle cure fisioterapiche, perfino alle visite specialistiche, per motivi esclusivamente economici.

Il cittadino non si sente accolto e compreso dal suo medico curante, non c’è più attenzione alla persona nel suo complesso, questo spinge ad affidarsi a visite specialistiche, nella speranza di risolvere i propri problemi sanitari, da ciò nasce l’obbligo a pagare dei ticket per un diritto a cui dovremmo aver accesso senza alcuna forma di pagamento.

I NOSTRI OBIETTIVI:

Diritto alla salute per tutte e tutti

La Carta di Lampedusa afferma la necessità di garantire un accesso senza discriminazioni alle strutture sanitarie, alle cure mediche, e in termini di servizi, compresi quelli per la maternità e per l’infanzia, indispensabili per il pieno esercizio del diritto di ogni persona a ricevere e a dare cura.Perseguiamo pari dignità e uguaglianza fra i cittadini nell’accesso alle cure, nell’ottica di salvaguardare tutti quelli che non possono permettersi di destinare risorse sufficienti ad avere prestazioni sanitarie adeguate.

La situazione attuale, che vede tante perdite di lavoro e perdite successive del permesso di soggiorno, ci rende consapevoli di quante altre persone saranno escluse dall’iscrizione al servizio sanitario nazionale con conseguente ghettizzazione e precarietà.

Tutela dei soggetti più deboli

I migranti, in particolare le persone sprovviste di permesso di soggiorno, sono l’anello più debole di un processo che ormai coinvolge milioni di persone in Italia.
Abbiamo già messo in evidenza, con il presidio del 09 novembre a Reggio Emilia «la salute non è profitto, nessuno sia escluso», il mancato recepimento dell’accordo Stato-Regioni e le disuguaglianze che si creano fra la popolazione nell’accesso ai percorsi di cura.

Il 30 dicembre 2013 la regione Emilia Romagna dopo un anno dalla pubblicazione, ha rimediato con una delibera per l’applicazione

La circolare applicativa colma il vuoto su 3 punti:

1) l’iscrizione obbligatoria al SSN dei minori stranieri anche in assenza del permesso di soggiorno

2) Iscrizione volontaria di cittadini comunitari residenti

3) Iscrizione volontaria per studenti comunitari iscritti a una scuola pubblica o privata, per seguire un corso di studi o professionale con dichiarazione anche solo di domicilio, senza copertura sanitaria
La delibera e la circolare applicativa regionale non hanno preso in considerazione il riconoscimento dell’indigenza e la conseguente esenzione dal pagamento del ticket al pari del cittadino italiano che può accedere all’esenzione per reddito.

L’APPLICAZIONE NELLA PRATICA QUOTIDIANA:

Questo atto, dal 4-4-2014 garantisce, sul territorio reggiano, l’accesso ai pediatri per i figli minori di genitori “irregolari”, con esenzione dai ticket da 0 a 6 anni.

Rileviamo alcuni aspetti critici:

-l’assegnazione amministrativa del pediatra non basta affinché il processo vada a buon fine, occorre un investimento sul servizio di mediazione e un accompagnamento concreto affinché le persone possano accedere a questo fondamentale diritto con dignità e consapevolezza;

-l’assegnazione deve tenere conto della composizione del nucleo famigliare, della dimora per facilitare l’accesso al servizio;

-l’accordo stato regioni inoltre, parla di tutti i minori, anche di bambini comunitari non iscrivibili per motivi più diversi che riguardano il disagio famigliare, lavoro, reddito, residenza, assenza della tessera sanitaria. La regione non intende prendere in considerazione la diversa casistica.dell’accordo e nel gennaio 2014 con una circolare applicativa.
Tutti i cittadini comunitari infatti, compreso il nucleo famigliare, che hanno la residenza ma non hanno un reddito sono costretti a pagare un’assicurazione sanitaria pubblica annuale con un importo che non può essere inferiore a 387,34 €.
In questo caso i minori presenti nel nucleo famigliare non sono esenti dal pagamento, in quanto devono essere coperti da un’assicurazione sanitaria.
Per gli studenti comunitari e non, privi di reddito diverso da borse di studio iscritti a un corso di studi l’assicurazione è pari a 149,77 €.

LOTTA CONTRO LE DISCRIMINAZIONI ECONOMICHE IN AMBITO SANITARIO

Vogliamo proseguire una battaglia già intrapresa a garanzia di un diritto universale, pensiamo a tutte le persone che si sono rivolte ai nostri sportelli non in grado di poter accedere a una visita perché impossibilitati a pagare il ticket:

1) I migranti provenienti dalla Libia, che hanno avuto una forma di protezione internazionale, così come altri in possesso dello stesso tipo di permesso di soggiorno, i quali, non avendo mai lavorato e non rientrando nella categoria disoccupati, non possono essere esenti dal pagamento del ticket.

2) Tutti quelli che sono stati artigiani o lavoratori autonomi e che, non rientrando nella categoria disoccupati, non possono anch’essi essere esenti dal pagamento del ticket.

3) I migranti che non hanno il permesso di soggiorno e non possono dichiarare lo stato di indigenza, come sarebbe in realtà previsto dall’accordo Stato-Regioni (non applicato in questo punto dalla Regione).

La dichiarazione dello stato di indigenza, come mezzo di esenzione dai ticket sanitari, non è stata inserita nel testo della delibera e, conseguentemente, nella circolare applicativa. Questo significa che gli «stranieri temporaneamente presenti ed europei non iscritti» continueranno a pagare le prestazioni, in quanto inseriti nella prima fascia di reddito, da 0 a 36.000 €.
Ci batteremo, nei luoghi opportuni, perché questa colpevole lacuna legislativa venga risolta, perché sia riconosciuto a queste persone un diritto già sancito da una legge statale.

4) I cittadini comunitari che hanno la residenza ma non hanno un reddito molte volte non sono in grado di sostenere le spese dell’assicurazione sanitaria e per questo impossibilitati ad accedere alle cure di cui avrebbero bisogno.

PRESIDIO CONTINUO DEL TERRITORIO SUI FENOMENI DI DISCRIMINAZIONE IN AMBITO SANITARIO

Sono fenomeni di cui nessuno parla, ma che riguardano tutti noi.
Ci impegniamo a tenere monitorata la situazione ma anche ad agire affinché la dignità delle persone sia rispettata.
Ci occupiamo di salute perché diritto pregnante della nostra vita, perché è un processo di dignità, di appartenenza. Perché la parola diritto ha perso il suo significato e il solo pronunciare questa parola è diventata una provocazione, una richiesta impropria, una pretesa ingiustificata.
Ci occupiamo di salute perché lentamente il concetto di privatizzazione sta diventando una soluzione necessaria, non espressa esplicitamente, ma indotta in chi ha una maggiore capacità economica: o per la convinzione di essere maggiormente ascoltati o per ottenere una prestazione di migliore qualità in tempi molto ridotti.
Ci occupiamo di salute perché non vogliamo che nelle lacune legislative si inseriscano prassi discrezionali e lesive del diritto, in grado di nuocere ai singoli, solo perché più deboli e meno capaci di farsi sentire.
Ci occupiamo di diritto alla salute, perché come l’istruzione, il diritto alla casa, il diritto alla cittadinanza sono ciò che vogliamo.
È necessario che l’amministrazione comunale si faccia carico della tutela del diritto alla salute a partire dal territorio:Monitorando le situazioni in cui avvengono discriminazioni nell’accesso alla salute, contrastando tali situazioni di discriminazione ed esclusione, affermando il principio “nessuno sia escluso” e garantendo quindi un servizio che sia accessibile a tutte e tutti.
Contrastando prassi a livello locale e normative regionali e/o nazionali che ledono il diritto alla salute.

Vigilando sull’applicazione dell’assegnazione del pediatra di libera scelta ai bambini non regolari sul territorio affinché sia un diritto garantito con l’intervento della mediazione culturale e la vicinanza territoriale di medico e paziente.
Spingendo la Regione affinché sia applicato il punto dell’Accordo Stato-Regioni che stabilisce l’esenzione dal ticket per le persone non «regolarmente presenti sul territorio» autodichiarando lo stato di indigenza.

L'Altra fotografia - Intervento di Angela, Città Migrante