Reggio Emilia - La strada è tracciata, andiamo avanti

Comunicato del Laboratorio Aq16 in risposta alle denunce annunciate per la mobilitazione del 25 aprile

27 / 6 / 2014

Il 25 aprile, in centinaia, abbiamo rifiutato la propaganda razzista e xenofoba del segretario della Lega Nord Matteo Salvini, che con il suo “No Euro Tour” voleva prendersi beffa di questa giornata simbolica, specialmente per Reggio Emilia. Puntuale arriva la notizia di decine di denunce che, proprio nei giorni degli scandali nella “città delle persone” prende le prime pagine dei giornali locali con articoli particolareggiati sulla lista dettagliata di tutti i reati con cui la questura vorrebbe incriminarci.

Chi quel giorno c’era, ne ha letto o soltanto visto quel che è successo, non può avere dubbi: il 25 aprile è stata una giornata di rabbia degna, un segnale chiaro che i razzisti e i fascisti non sono ben accetti nella città di Reggio Emilia, a maggior ragione in una giornata pregna di significato come la giornata della liberazione. Significato che una parte della città, quella che il 25 aprile è scesa in piazza alla luce del sole, agisce e attualizza e che un’altra parte, quella istituzionale e legata a filo doppio alla parvenza di pace sociale che “deve” regnare a Reggio Emilia, sembra aver dimenticato, lasciando agibilità alla Lega Nord e al contempo invitando il ministro Poletti (quello del jobs act e della precarietà come condizione strutturale del nostro futuro) in piazza.

Una giornata che rivendichiamo con forza nei contenuti e nelle pratiche, senza un passo indietro perché abbiamo sotto gli occhi che dove non c’è opposizione sociale significativa la propaganda nazionalista e xenofoba attecchisce. La riprova è in tutta Europa: dalla vicina Francia al Nord-Europa fino alle periferie dell’Est è un proliferare pericoloso di destre razziste e xenofobe.

Complici gli scandali che l’hanno riguardata, la Lega Nord ha avuto un calo di consensi nella nostra città, ma sono state le lotte quotidiane per le strade e nel tessuto sociale della città che hanno arginato l’estendersi di pensieri e comportamenti razzisti e discriminatori verso i più deboli e marginalizzati dalla crisi, argine posto dalle lotte che ci hanno visti protagonisti insieme a tanti e tante: per citare le ultime, la giornata del 15 febbraio in cui il corteo ha impedito l’ingresso del corteo “stop immigrazione” nel quartiere meticcio della stazione e, lo ribadiamo, proprio il 25 aprile.

Chi non si è fatto ammaliare dal sensazionalismo provincialista dei giornali avrà anche capito che le accuse lanciate contro i “membri dell’area antagonista” sono a dir poco ridicole: accensione ed esplosioni pericolose per l’utilizzo di una semplice torcia a scopo coreografico in libera vendita, tentate lesioni personali e porto di strumenti atti a offendere per aver sventolato delle bandiere vicino al cordone di polizia in tenuta antisommossa (equipaggiata con caschi e scudi) sono solo due esempi, ma rendono chiaro il tentativo di criminalizzazione di una giornata di lotta che si è dimostrata anche nei fatti giusta e vincente. Non abbiamo mai tenuto nascosta la nostra volontà di arrivare fin sotto all’Hotel Posta (luogo dove si è tenuto il comizio di Salvini), lo abbiamo apertamente dichiarato fin da subito. Abbiamo voluto, come sempre, utilizzare i nostri corpi per mettere in luce i paradossi che albergano nella nostra città, che ha fatto del 25 aprile una data istituzionale, in cui il ricordo ha lasciato spazio alla sfilata di personaggi sempre più spesso inopportuni ed in contrasto con i valori che la Liberazione ci ha insegnato.

Questi provvedimenti arrivano in un momento in cui l’attacco ai movimenti diventa sempre più serrato: l’articolo 5 del piano casa di Renzi è diventato legge a tutti gli effetti, un articolo 5 che vuole attaccare chi la risposta alla crisi l’ha creata dal basso senza attendere miracoli dai piani alti e che il problema della casa lo risolve occupando le case sfitte lasciate ad abbandono e speculazione. Un attacco della governance ai movimenti che sta prendendo forma tramite la creazione di leggi ad hoc – si pensi appunto al piano casa o alle leggi dichiaratamente contro i notav – e con rappresaglie spropositate per ogni singola manifestazione, con migliaia di procedimenti penali in atto contro gli attivisti dei movimenti e i militanti dei Centri Sociali.

In ogni caso noi continueremo a testa alta sulla strada costruita con tanti e tante. Una strada che passa dalla legittimità e non dalla tanto sbandierata legalità a cui si appellano in molti per comodità. Una strada che, dalla rottura delle barriere e dei confini al rifiuto di razzismo e fascismo nelle nostre strade passando dalla chiusura dei lager conosciuti come CIE (presenti all’interno e ai confini della Fortezza Europa), porta alla costruzione di una società diversa, anticapitalista e libera dalle logiche di schiavitù e mercificazione a cui ci vogliono condannare.

D’altronde, i coraggiosi aprono strade che i prudenti percorreranno a milioni.