Reggio Emilia - Se non sempre quando?

DOMENICA 13 FEBBRAIO H.15:00 PIAZZA MARTIRI DEL 7 LUGLIO REGGIO EMILIA

12 / 2 / 2011

SE NON SEMPRE QUANDO?

I ripetuti scandali riguardo alle frequentazioni notturne del premier stanno riaprendo a forza il dibattito politico sul ruolo delle donne e dei loro corpi nella società. La società civile entra in questo dibattito senza chiedere permesso, esprime sincera indignazione verso una classe politica che non solo non ci rappresenta, ma ci svergogna in quanto cittadini agli occhi del mondo.

 Ma non è solo un problema di immagine, anzi, la storia attuale dei ruoli e dei diritti della donna in Italia è una cronaca atrocemente concreta, di violenze fisiche e non, di sangue e di abusi che quotidianamente passano nel silenzio e nell’indifferenza. E’ giusta l’indignazione ed il rigetto verso uomini di stato coinvolti in traffici di cocaina e minorenni, ed è giusto pretendere le dimissioni e il giudizio per questi personaggi, dopodiché siamo di fronte al proverbiale segreto di Pulcinella, e a volte l’indignazione puzza di ipocrisia.

 Preferiamo considerare gli scandali “bunga-bunga” come lo stadio terminale di un problema assai più antico e radicato nel nostro paese. Antiberlusconismo a parte, da quanti anni assistiamo, assuefatti e passivi, alla mercificazione del corpo femminile, in TV, su internet, nei bar, nei posti di lavoro? Da quanto tempo è normale concepire la donna solo come un oggetto del piacere maschile, pensare che la sua unica missione nel mondo sia soddisfare il maschio, o almeno, nel migliore dei casi, prendersene cura con insaziabile istinto materno? Da quanto ormai, insegniamo questo modello ai bambini, futuri cittadini?

 Come possiamo pretendere di fermare la violenza sessuale se il modello sociale insegna che la donna, per stare in società, deve prima di tutto essere bella? Se ci viene proposta sempre come un bene di consumo ad uso maschile, e anche quando viene difesa deve esserci comunque per forza un maschio (padre, fratello, fidanzato ecc.) a difenderla? L’Italia è primo paese in Europa a livello di violenza DOMESTICA sulle donne, il femminicidio tra la mura di casa è praticato quotidianamente, dagli italiani fieri del loro livello di civiltà.

Nell’ora in cui i diritti conquistati vengono revocati con la scusa della crisi, da Mirafiori alle scuole pubbliche, questo DEVE cambiare.

E’ adesso il tempo di costruire e praticare ogni giorno una CULTURA DELL’AUTODETERMINAZIONE, sul proprio corpo e sulla propria vita. Non solo per il genere femminile, ma per ogni persona colpita dalla crisi, per ogni popolo, per ogni studente senza futuro, per ogni precario, cassaintegrato, lavoratore autonomo, disoccupato o cittadino del mondo in viaggio verso speranze migliori.

Una cultura da insegnare con fierezza ai nostri genitori, ai nostri figli, ai nostri fratelli e sorelle in ogni casa, in strada, nelle scuole, al lavoro. E facciamola finita coi maschi  che giocano alla guerra e le femmine alla cucina, con l’ipocrisia di chi vede Ruby come il dito per non  guardare la Luna, con le indignazioni neoconservatrici che tanto male hanno causato, e causano, nel mondo.

Le compagne e i compagni.                                                                                                                                             Laboratorio AQ16