Rimini – #FacciAMOciSpazio è ora di T.A.Z!

sulla necessità di costruire Coalizioni sociali all'altezza delle sfide che abbiamo davanti.

23 / 4 / 2013

Infoline:  facciamocispazio013@gmail.com -  327 3675474

Lo sguardo di Marcovaldo scrutava intorno cercando l’affiorare d’una città diversa, una città di cortecce e squami e grumi e nervature sotto la città di vernice e catrame e vetro e intonaco.” “Chi ha l'occhio, trova quel che cerca anche a occhi chiusi.” (da Marcovaldo di Italo Calvino)

La battaglia che stanno conducendo in questi giorni studenti, professori, personale ATA dell’Istituto Einaudi di Viserba e quella degli scorsi mesi degli studenti dell’istituto alberghiero Savioli di Riccione, insieme alle vertenze delle insegnanti delle scuole d'infanzia comunali contro la privatizzazione del servizio, sono ricche di significato e ci raccontano alcune cose.

In primis gli effetti prodotti da un ventennio di politiche – ultima la Riforma Gelmini e i Ddl approvati da Monti e Profumo – che hanno impoverito la formazione colpendo soprattutto gli istituti professionali e quindi quegli istituti scolastici nei quali spesso gli iscritti provengono dalle classi più deboli e povere della società. Un disegno preciso quello del capitale, mantenere inalterata la stratificazione sociale delle classi attraverso il sistema formativo.

A ciò si aggiunge il grave problema dell’edilizia scolastica, studenti costretti a studiare in strutture fatiscenti, a cui si cerca di rimediare dirottando intere classi nei container, nei sottoscala, oppure ricavando aule in spazi non idonei, mettendo a rischio così la sicurezza e l’incolumità di chi nelle scuole trascorre parecchio tempo della propria quotidianità.

Al contempo le mobilitazioni degli studenti dell'Einaudi e delle insegnanti delle scuole dell'infanzia rimandano ad nodo imprescindibile che caratterizza questa fase, quello della crisi della democrazia. Nei palazzi e di concerto tra assessori e presidi senza scrupoli vengono prese scelte verticistiche calate dall’alto, scelte non condivise ne discusse pubblicamente con chi vive la scuola nella propria quotidianità. Scelte che hanno ricadute importanti - così come peraltro le politiche di austerità - sulla pelle di chi la scuola la attraversa e la anima ma anche sulle famiglie costrette a fare ulteriori sacrifici dopo essere già state duramente colpite dalla crisi, dalla riduzione dei salari e dei servizi del welfare statale.

Con la rielezione di Giorgio Napolitano a Presidente della Repubblica, ci viene riconfermato un quadro assai chiaro e scontato: mantenere un conservatorismo che apre alla tecnocrazia europea (alias dittatura della finanza) piuttosto che alla società italiana. L’esproprio della sovranità popolare insieme all'inascoltata richiesta di cambiamento rimangono gli unici strumenti che muovono e caratterizzano le scelte politiche e le decisioni che riguardano il futuro di migliaia di persone. Scelte prese da quei pochi che, asserragliati nel fortino del palazzo come i nobili a Versailles, giocano sulle teste e le vite di tutti e tutte noi, restituendo uno spettacolo grottesco di una politica della rappresentanza vuota di contenuti che in crisi permanente è capace oramai solo di riprodursi attraverso inciuci e giochetti di potere tipici della prima oltre che della seconda repubblica.

Al contempo chi grida al golpe, evita accuratamente di misurarsi con la piazza e con la rabbia degna, agitando abilmente, come i nobili rinchiusi nel fortino, lo spettro della violenza, come se la violenza fosse un elemento intrinseco a qualsiasi forma di pratica politica che non si muove dentro i crismi della rappresentanza e non interna ed organica alle politiche di austerità determinate dal capitalismo finanziario.

Per questo produrre pratiche condivise e costituenti, come le colazioni sociali, attorno a queste questioni è oggi più che mai necessario. Sforzandosi di agire non per compartimenti stagni o dentro i recinti dell’auto-referenzialità ma collocando quello che avviene, che sia lo sfratto di un istituto professionale, il tema della difesa dei beni comuni o la lotta contro un fenomeno strutturale dell’economia riminese come il Lavoro Gravemente Sfruttato, dentro una complessità che implicitamente ci comunica come risultati concreti e reali si possano portare a casa solo contaminandosi e connettendosi. Provando costantemente a ricercare quelle pratiche del comune e quei percorsi che mettano al centro un nuovo protagonismo capace di sottrarsi alla passività della delega e all'insopportabile arroganza dei partiti che dentro la crisi stanno continuando a produrre solo barbarie, povertà e inciuci istituzionali.

Poter riutilizzare e riqualificare i numerosi spazi pubblici e privati lasciati in abbandono e all’incuria per restituirli alla cittadinanza facendoli divenire laboratori di pratiche di sperimentazione e di autonomia, e all’interno dei quali costruire strumenti collettivi di rivendicazione di diritti e per praticare l'alternativa dentro una quotidianità fatta di precarietà, disoccupazione, austerità è giusto e doveroso.

Per questo dopo la due giorni di iniziative del 6 e 7 aprile, la campagna cittadina #FacciAMOci Spazio nata proprio intorno alla necessità di riutilizzare e riqualificare spazi dismessi entra nel vivo. Vi aspettiamo SABATO 27 APRILE 2013 dalle ore 15 per una T.A.Z. dedicata ai temi sopraccitati.

Il luogo? Là dove ci sono muri e confini da abbattere, passioni, sorrisi, colori, corpi resistenti disposti a mettersi in gioco e a riprendersi tutto quello che gli spetta!

Lab.Paz Project & Collettivo Studenti Rimini

Twitter: #FacciAMOciSpazio