Rimini - Nel tempo della crisi nuovo welfare contro lo schiavismo stagionale. Atto II

Documento verso il Cacerolazo 2.0

4 / 7 / 2012

Dal settembre del 2008 è manifesto che il modello sociale del liberismo economico non è sostenibile. L’ideologia dominante, invece, impone di continuare a praticare la medesima politica sostenendo di combattere la crisi tagliando le spese per la sanità, lo stato sociale e l’istruzione di ogni grado.

Convochiamo pertanto un secondo Cacerolazo  in un'ottica propositiva per giovedì 05 luglio alle ore 18:00 davanti al consiglio comunale.

Proponiamo di incrementare il fondo per l’assistenza sociale, per la disabilità e per aiutare i giovani e il ceto medio ad acquistare una casa o pagare un affitto, senza cercare l’appoggio dello “stato sociale delle famiglie”. In questi giorni a Rimini, come in tutta Italia, sono comparsi i banchetti per istituire un Reddito di Cittadinanza, nel nostro paese come nella maggior parte delle nazioni europee.  
Il Reddito di Cittadinanza potrebbe aiutare chi intende realizzare un progetto lavorativo positivo, come il lavoro di cura delle persone e l’assistenza sociale, assicurando le garanzie di un’entrata basica, oltre alla discontinuità dei progetti approvati o dei finanziamenti pubblici. Dall’altro il Reddito di Cittadinanza potrebbe esser un primo strumento per i cittadini italiani per sottrarsi ai lavori paraschiavistici, diffusosi in tutta Italia nell’ultimo decennio.  Nel territorio riminese richiediamo l’istituzione immediata di un fondo ad hoc per sperimentare un reddito di cittadinanza su base comunale che aiuti e protegga tutti i lavoratori stagionali “gravemente sfruttati” che intendano denunciare il proprio sfruttatore, con le seguenti condizioni: obbligati a lavorare più di 70 ore alla settimana, mancanza del giorno libero e salario orario inferiore ai 6 euro all’ora. Sosteniamo che tale operazione sociale possa incrementare le entrate frutto dell’operato dell’Ispettorato del Lavoro e dell’INPS. Dall’altro riteniamo che sia doveroso sostenere l’assistenza dei lavoratori stagionali con circa il 20% dei proventi della tassa di soggiorno.

Il Cacerolazo sarà contro la riforma del Lavoro  Fornero.
Tale riforma ha la capacità di intervenire su tutti i lavoratori permanenti e precari, destruttura i diritti del lavoratore all’interno dell’azienda e rende più poveri tutti i cassaintegrati e i lavoratori stagionali, tagliando l’attuale stato sociale esistente. Diversi sindacalisti hanno sostenuto che lo Statuto del Lavoro ha determinato l’ingresso della Costituzione nelle fabbriche, per cui possiamo sostenere che in questi giorni grazie alla Fornero e alla politica di Marchionne si stia collocando la nostra Magna Carta fuori dalle aziende.  La classica “Disoccupazione a Requisiti Ridotti” - sostituita dalla mini ASPI - viene resa molto più misera dalla Riforma del Lavoro, per cui i partiti che appoggiano il governo Monti hanno inteso rendere più poveri tutti gli stagionali che sono impiegati negli stabilimenti balneari e negli alberghi della Riviera Romagnola. Ogni anno nella Provincia di Rimini circa 13.800 lavoratori stagionali presentano la domanda per la disoccupazione a requisiti ridotti. Dal prossimo settembre il periodo lavorativo necessario per avere il diritto all’assegno di disoccupazione passerà dalle 78 giornate lavorative alle 13 settimane. Si andrà verso una riduzione del 50% del contributo. Inoltre la definizione della MINI-ASPI, determina il rischio di percepire l’assegno, in modo irregolare, perdendo tale aiuto un anno ogni due. E’ quindi legittimo ipotizzare che nel territorio riminese si andranno a perdere diverse decine di milioni di euro, determinando un impoverimento generale, e particolarmente grave per le famiglie dei lavoratori stagionali del turismo. Questa è la volontà degli amministratori dei principali Partiti Politici: risolvere la crisi rendendo più povera la popolazione riminese.

Per la legalità come strumento di equità sociale e contro la retorica della legalità della classe dirigente.
Nella maggioranza delle imprese turistiche del territorio riminese non è rispettato il contratto nazionale di categoria. Per cui il venir meno del principale strumento di limitazione dello sfruttamento ha determinato condizioni  paraschiavistiche. Lo stato di gravità della situazione non è negato da nessun amministratore, nemmeno dall’Assessore Rossi e dal Sindaco A. Gnassi. Nelle settimane passate non è stato messo in campo nessuno sforzo reale per realizzare un consiglio comunale aperto ai contributi di Istituzioni (Direzione Provinciale del Lavoro e Guardia di Finanza), sindacati ed associazioni richiesto conl'interrogazione del consigliere Fabio Pazzaglia (Sel/Farecomune). La Giunta Comunale si limita ad evocare passate convenzioni o un metafisico “patto sociale”. Per cui se gli amministratori di maggioranza non avanzeranno proposte concrete e non metteranno in campo denari e risorse umane per combattere il lavoro gravemente sfruttato significherà che si stanno schierando con gli sfruttatori che praticano l’illegalità per incrementare il livello di sfruttamento. Significherà che il concetto di “legalità” è stato funzionale in questi anni a creare nuovi nemici e limitare le lotte sociali, ma non deve esser agevolata se alimenta la “giustizia sociale”. Noi nei nostri interventi prenderemo posizione a favore dei lavoratori stagionali: i dipendenti degli alberghi che lavorano circa 80 ore alla settimana per 1200 euro al mese, ai camerieri che vengono assunti con i contratti a chiamata per sperimentare nuove forme di lavoro nero, ma anche ai marinai di salvataggio che non si vedono  rinnovato il contratto. E in generale per tutti i lavoratori e disoccupati, resi più poveri e deboli dalla Riforma Fornero.
Il suono delle nostre pentole suonerà l’inno per tutti coloro che provano lo sdegno per la realtà delle cose ed hanno il coraggio per cambiarle.

Assemblea permanente Rimini costruiamo l'alternativa
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