Il documento presentato da OccupyRimini all'incontro promosso da Rimini Venture 2027 - Piano strategico. Un'impresa condivisa

Rimini - #Occupy Piano "strategico" del Welfare

Welfare dal basso e autogoverno

18 / 2 / 2012

Documento consegnato ai due assessori al welfare del Comune e della Provincia di Rimini.

Welfare dal basso e autogoverno

Il 28 gennaio a Napoli si è tenuto un importante appuntamento il "Forum Comuni per i beni comuni", nel quale si sono incontrati amministratori locali, associazioni e movimenti per mettere al centro delle prossime azioni politiche, percorsi a contrasto dello strozzinaggio imposto dalle manovre economiche e dal patto di stabilità. Con i tagli previsti e già in atto il welfare diventa un lusso, regredendo a forme autoritarie e antidemocratiche antecedenti allo Stato sociale. 

Dobbiamo avere il coraggio in questa sede di affermare che con "le norme sul patto di stabilità interno siamo in presenza di regole anticostituzionali – di incalzante pretesa dell’equilibrio finanziario – che toccano ed indeboliscono, appunto, la normatività della Costituzione, introducendo una vera e propria finanziarizzazione dell’economia, del debito e della potestà di spesa che viola la Costituzione" e che impedisce politiche economiche locali a salvaguardia soprattutto delle fasce più deboli attraverso un drammatico ridimensionamento dei servizi pubblici e in una spinta alla privatizzazione dei beni comuni. Questo è inaccettabile. 

Noi crediamo che anche le nostre amministrazioni locali possano reagire ad una simile e strutturale compressione della capacità di spesa delle amministrazioni che si è ad es. già manifestata attraverso i tagli per la non autosufficenza. Riteniamo questo aspetto fondamentale perché si possa articolare una vera discussione sul welfare che non releghi tutto al terzo settore o al volontariato o al pubblico ma che sia capace di mettere al centro nuove pratiche di democrazia e un nuovo modello di produzione dei servizi incentrato sulla partecipazione, sui bisogni, sull'ascolto, sulla produzione del comune. Dobbiamo cioè essere capaci, insieme, di costruire un'alternativa al modello di società che sta emergendo violentemente con questa drammatica crisi, la bussola per il futuro non possono essere i diktat della Bce e del FMI o le politiche della Troika imposte alle Grecia. 

Per questo - riteniamo - che parlare oggi di un nuovo modello di Welfare sia sempre più urgente e necessario soprattutto di fronte alla preoccupante e crescente disoccupazione giovanile e ad una vera e propria femminilizzazione della stessa oltre alle forme di lavoro sempre più precarie/intermittenti e paraschivistiche che stanno dilagando anche nel territorio riminese. Gli ultimi dati pubblicati dall'Osservatorio Ires/Cgil sono "illuminanti" in questo senso. 

Ed è proprio a partire da tali presupposti che il 4 gennaio #OccupyRimini ha deciso di presentare alla città un progetto di laboratorio sociale cittadino dove sviluppare, attraverso l'autogestione e la partecipazione diretta, servizi, sportelli, progetti che a partire dai cittadini possano provare a costruire nuove modalità di risposta alla crisi che sta sconvolgendo la vita di tanti e tante.

Ma se quindi è fondamentale costruire e conquistare un nuovo modello di welfare, la situazione in cui ci ritroviamo ci pone di fronte anche alla necessità di pensare come reperire le risorse che servono per finanziarlo per mettere in pratica la tanto ventilata "equità" che nelle misure del Governo Monti non è contemplata. Proprio per questo crediamo che misure come la tassa di soggiorno, utile anche a combattere l'evasione fiscale e una nuova politica fiscale progressiva che prenda in considerazione una patrimoniale locale siano non solo doverose ma espressione di una giustizia sociale di cui non possiamo più fare a meno.

Da qui si può ripartire per introdurre nuove forme di ammortizzatori sociali incondizionati e universali in grado di rispondere ai bisogni dei tanti precari e disoccupati che oggi sono lasciati soli ad affrontare la crisi. Oggi un reddito minimo di cittadinanza locale fornito ai giovani tra i 18 e 35 anni costituirebbe una leva importante non solo per fare uscire migliaia di ragazzi dalla precarietà come condizione non solo lavorativa ma di vita, ma anche per fornire aiuto alle famiglie che sempre più spesso sono monoreddito o costrette a fare i conti con la cassa integrazione e i licenziamenti, oltre che ridare fiducia e un qualche slancio all'economia del nostro territorio. Quanti ragazzi potrebbero così proseguire i loro studi e ricerche, intraprendere da soli o in cooperativa, qualche attività stabile senza perdersi in lavori precari per sopravvivere, cooperare con le amministrazione, svolgere compiti utili nel territorio? 

Un reddito minimo non come avvilente forma assistenziale ma come condizione di libertà e di piena fruizione della cittadinanza che fornisca una base minima ai cittadini per non chinarsi alla mortificazione di chi impone condizioni di lavoro non tollerabili, per progettare e creare nuovi servizi, per avere la possibilità di scegliere in base alle proprie competenze e ai propri desideri. Per queste ragioni crediamo sia possibile introdurre alcune proposte concrete e fattibili come:
- Ampliamento delle risorse disponibili per i diversi servizi attraverso il recupero dell'evasione fiscale, l'introduzione della tassa di soggiorno e di una patrimoniale locale;
- Introduzione di un fondo locale per i lavoratori socialmente utili rivolto ai e alle disoccupati/e da attivare anche ripensando il progetto Ci.Vi.Vo quale utile strumento di sostegno all'azione dell'amministrazione comunale non solo basato sull'attività volontaria;
- Trasporti e servizi culturali e sportivi gratuiti o con tariffe agevolate in base a fasce di reddito per tutti coloro che versano in situazioni economiche difficili e precarie;

- Messa a disposizione di strutture comunali in disuso o terreni demaniali o spiagge libere inutilizzate  per l'attuazione di progetti di impresa e di cooperazione dal basso;

- Investimento su progetti e politiche energetiche alternative a quelle fossili, al trattamento e smaltimento dei rifiuti che creerebbero nuovi posti di lavoro e ridurrebbero le emissioni di CO2 e altre fonti inquinanti nel territorio;

- Attivazione di un tavolo territoriale per la legalità nel lavoro stagionale che si occupi di far applicare il CCNL del Turismo ovvero Contratti a tempo determinato regolari per tutti i lavoratori e lavoratrici stagionali

- Recupero degli immobili sfitti, delle fabbriche in disuso per bisogni abitativi affiancato a politiche di ammortizzamento dei costi delle case e degli affitti.

Occorre però avere la forza, la compattezza, il coraggio di decidere da che parte stare, se da parte della rendita, della dittatura finanziaria o della vita, "pertanto liberarsi o di resistere a tutte quelle leggi che danno al saccheggio dei beni comuni, della vita il crisma della legalità".

Occorre avere il coraggio, la forza, ma anche l’entusiasmo, di sperimentare pratiche alternative di democrazia, anche attraverso la ricerca di forme organizzative più adeguate allo stato di cose presenti, disincagliandoci dalla “dittatura” della rappresentanza e della delega. Un Comune per i beni comuni, cioè di tutti e tutte.

Solo se saremo capaci - in primis le amministrazioni locali - di cogliere la non autosufficienza di ciascuno potremo dar vita ad laboratorio territoriale permanente fondato sull’inclusione e sulla contaminazione dei diversi capace di superare la separatezza, la barbarie di questa violenta crisi e rendere la nostra città un cantiere per l'alternativa ai tagli imposti dall’alto dalle élite finanziarie e dal Governo. Ci aspettiamo in questo senso delle risposte precise e concrete da parte degli Assessori competenti e delle amministrazioni locali, noi faremo la nostra parte in tutti i sensi...

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