Una riflessione a 360° sull'assenza e la negazione di spazi in città

Rimini - Zero spazi

Comunicato Libertad FAI Rimini di solidarietà al Paz e non solo...

27 / 3 / 2010

Nell’esprimere la nostra solidarietà alle ed ai militanti del laboratorio Paz colpiti dalla repressione in seguito alla loro attività, vale la pena cogliere l’occasione per una analisi complessiva delle molte e varie cause che da decenni hanno concorso e concorrono a determinare l’attuale repressione. Repressione che si concretizza attualmente nei confronti di ogni realtà che persegue o abbia perseguito la finalità di creare a Rimini e dintorni spazi e luoghi capaci di dare corpo e sostanza alle attività delle aggregazioni politiche e sociali non solo a carattere rivoluzionario, ma anche semplicemente alternative o non completamente asservite alle logiche di spartizione partitica.
Non ultima in tal senso appare anche la vicenda legata alla Casa della Pace.
Il concetto di “giustizia” appare oggi quanto mai confuso e sfumato dalle note vicende montanti riconducibili ai conflitti di potere nazionali. Siamo certi che per tante e tanti esistano tutt’oggi però sufficienti autonomia di giudizio e capacità per fare alcune semplici considerazioni che muovono da una analisi storica apparentemente lontana, ma di grande importanza.
A Rimini, al 1921, con una popolazione di gran lunga inferiore alla attuale, si potevano contare oltre una decina fra circoli e spazi di incontro e aggregazione politica e sociale non direttamente connessi ai partiti politici. Dai primi del ‘900 anarchici, libertari, mazziniani, comunisti e socialisti rivoluzionari, autotassandosi e spesso costruendoli con le proprie mani diedero vita a Rimini come in altre città ad una realtà di spazi che fungevano da sedi politiche, sindacali, di iniziativa sociale, culturale, aggregativi.
Il 1922 rappresentò l’anno in cui ognuna di queste realtà fu spazzata dalla città per via dell’ondata fascista. Nel dopoguerra, l’illusione di una possibile trasformazione esercitata su tanti compagni dal partito comunista fece sì che di tali spazi critici di autonomia, gestiti dal basso e profondamente radicati sul territorio, non si ritenesse malauguratamente la necessità di rivendicare la restituzione.
Il notevole patrimonio di cui poi potè disporre il partito comunista, le case del popolo e i circoli, fece la stessa fine delle illusioni ingenuamente riposte dai compagni di cui sopra: finì in appartamenti, palazzine e cemento.
Fu, con il senno di poi, un grave errore che tutti oggi scontiamo.
Oggi non solo non abbiamo nessuno di quegli spazi, né possiamo più rivendicarli, ma non ci viene consentito neppure di gestirne venendo a patti con il cosiddetto mercato, che è inaccessibile per i costi proibitivi a Rimini per chiunque non disponga di fonti di finanziamento aggiuntive rispetto alle proprie.
Non è neppure consentito crearne di nuovi e diversi, non è neppure consentito gestire spazi pubblici abbandonati, cercando di ridar loro vita e dignità.
Invitiamo chi sta leggendo a fare un piccolo esercizio. Più di un motore di ricerca on line dispone di una funzione di visualizzazione chiamata “maps”. Andateci, e puntate su Rimini. Aumentate lo zoom, sempre più vicino, fino a visualizzare l’intera città, e sforzandovi al massimo cercate di identificare dove sono gli spazi sociali e aggregativi.
Togliete i centri sociali di quartiere per anziani.
Togliete quelli gestiti dalle istituzioni e rivolti a particolari categorie sociali.
Sforzatevi di cercare e, se qualcosa rimane, provate a identificarli con il colore rosso.
A malapena, a seconda delle personali inclinazioni e sensibilità politiche, forse potreste leggermente tracciare pochi minuscoli, infinitesimali puntini, forse uno, forse nessuno.
Guardate l’enorme estensione cittadina e provate a farvi una piccola domanda: davvero non abbiamo, non avete diritto a pochi metri quadri in mezzo a tutto questo?
È giusto?
Da diversi anni ormai è in gran uso da parte degli apparati repressivi l’attribuire ai militanti che partecipano a cortei particolarmente caldi il reato di “devastazione e saccheggio”. Non poche compagne e compagni si sono viste/i attribuire pene notevoli per aver spostato il tavolino di un bar o per aver rovesciato una sedia o un cassonetto. Gesti esecrabili e di indubbia portata criminale, ma ora tornate alla visualizzazione di Rimini sul vostro pc e continuando ad ingrandire rendetevi conto di quanta devastazione e saccheggio i costruttori, i palazzinari, gli speculatori hanno operato su questo territorio, con il beneplacito degli amministratori pubblici e delle forze politiche che bussano alla vostra porta per chiedervi il voto. Qualcuno di questi ha mai chiesto il vostro parere prima di far rovesciare tonnellate di cemento, asfalto, acciaio sulla terra che anche voi abitate? Per noi reati, condanne e “zero spazi”, mentre per questa terra sì devastata e saccheggiata non ci sono responsabili, non ci sono colpevoli, non ci sono accusatori. Questa è la loro giustizia.
Le stesse persone che verranno a breve a chiedere di votarli per occupare il solito seggio, con annesso codazzo di amici da piazzare nei consigli di amministrazione o in attesa di qualche incarico di lavoro, magari promettendo i soliti quattro metri quadri a tempo condizionati dalle garanzie – e non saranno mai sufficienti…- che dovranno fornire ai colleghi consiglieri di opposizione e all’elettorato moderato, hanno occupato fino a ieri, occupano oggi o intendono occupare domani una precisa posizione: sono stati o saranno consiglieri di maggioranza, la stessa che ha votato e sostenuto la devastazione e il saccheggio ambientale, sociale, politico di questo territorio.
Abbiamo non poche volte registrato come la pretesa ortodossia di alcune/i militanti che da un lato li autorizzava ad accusare a destra e manca chicchessia di scarsa baldanza rivoluzionaria si veniva poi a dissolvere di fronte alle chiamate elettorali. La medesima baldanza sembra non richiesta per i candidati di partito: mistero!
Forse sarebbe il caso di interrompere quantomeno questa pessima abitudine. La logica del votare il meno peggio per contrastare il peggio ha finora condotto - fra l'altro - all'annientamento degli spazi sociali a Rimini, alla repressione nei confronti di chi ha tentato di rivendicarli, concedendo per contro mani libere agli speculatori e ai devastatori dell’ambiente.
Questo è già il peggio, lo stiamo già vivendo.
Noi non li voteremo, non voteremo, come sempre.
Non è certo tutto, ma è un buon inizio.

Libertad FAI Rimini