Nello
stesso giorno, il 30 Giugno, in cui a Napoli, ilmovimento
per i diritti omosessuali convoca, insieme ad associazioni e
sindacati, una manifestazione aperta a tutti i soggetti politici,
sociali e culturali della regione Campania e del Sud Italia, per
chiedere la tutela giuridica alle coppie dello stesso sesso, e ai
loro figli, ed il rispetto della Carta dei diritti fondamentali
dell'Unione Europea.
Nella
stessa città partenopea, i movimenti sociali chiamano a raccolta
quei diamanti preziosi che sono i centri sociali autogestiti, le
“Istituzioni del Comune” di tutto il Meridione, per un corteo
unitario contro la crisi, e come
essa si manifesta, nelle sue diverse sfaccettature e declinazioni.
Che ha chiesto la chiusura immediata di Equitalia, e la fine del
metodo usuraio nella riscossione dei tributi. Un metodo criminale che
passa dalla vendita coatta di immobili e proprietà, al sequestro dei
conti correnti e di quote degli stipendi e delle pensioni.
Un
corteo che, partito da piazza Garibaldi, ha attraversato il centro
infuocato e torrido della “Capitale del Meridione”, giungendo a
Piazza Plebiscito. Chiedendo un’uscita dal basso dalla crisi, che
colpisca i grandi capitali ed i grandi speculatori. Reclamando un
nuovo welfare e l’istituzione di un reddito di cittadinanza. La
ricostruzione di un Europa fondata sui diritti, piuttosto che su quei
mercati finanziari che si esprimono sempre più in forma di moderno
oracolo, in grado di condizionare e incidere sulla vita di milioni di
persone. Piuttosto che su quei meccanismi ben oliati della finanza
internazionale, fatti di migliaia di operazioni che si concludono al
ritmo di nanosecondi, e che segnano le nostre vite, ed i nostri
corpi, per sempre. Un Europa, che si ponga invece, l’ambizione di
costruire una nuova democrazia
dell’alternativa possibile.
Ripartendo
da Sud, dal Sud dell’Europa, perché su quei territori, ridotti a
discariche sociali ed ambientali, gli effetti della crisi sono ancora
più impattanti e drammatici, ed in fondo molto simili tra le diverse
regioni. Sono le spie di un malessere atavico. Diffuso in tutta
l’Italia meridionale, in larga parte ancora percorsa dal
notabilato, dal dominio degli interessi privatistici nella cosa
pubblica. Sono territori con una percentuale di disoccupazione
giovanile che raggiunge il 50%. Sono i luoghi dell’esodo. Un esodo
diverso, però, da quello degli anni '60: l’ipad e il trolley al
posto della valigia di cartone. Una laurea in tasca, o più di una,
ed un futuro di paura e precarietà. Una fuga di massa che priva il
Sud del suo inestimabile capitale umano composto da giovani di
qualità, istruiti, capaci e competenti. Non sappiamo se siamo di
fronte ad una nuova “questione meridionale. Certo è, che risalendo
dal Mediterraneo, potrà germogliare una catena di eventi, di
sommovimenti, di protagonismo popolare, impastata di domande nuove di
libertà, oltre che di dirompente critica sociale. Che reclami
l’insostenibilità globale delle politiche di forsennata
deregulation della società e del mercato, nonché il carattere
distruttivo, in termini civili, prima ancora che economici, di quel
micidiale impasto di populismo e di liberismo, che è stata
l’ideologia forte di larga parte delle classi dirigenti, in tutti i
Sud del mondo. Che potrà pretendere, per il sud d’Italia, il ruolo
di nodo fondamentale di una regione euro mediterranea. Immaginando
una nuova connessione con quel mare, il Mediterraneo, che diventa
immediatamente rilevante proprio per il suo statuto di interfaccia,
di confine, di mediazione tra i popoli. Cercando di mutare di senso,
quell’aggettivo, nostrum, che lo accompagna. Come ha scritto Franco
Cassano “nostrum,
non nel senso di un popolo imperiale, che si espande risucchiando
l’altro al suo interno, ma un noi mediterraneo. In una terra dove
l’altro una volta sbarcava con l’aria del padrone, oggi arriva
nascosto nel ventre delle navi, clandestino in fuga da vecchi padroni
e probabilmente già in mano ad altri. In una terra dove sono
arrivati in tanti non c’è un noi monolitico ed integro da
preservare dall’insidia dell’altro. Basterebbe guardare indietro
di qualche generazione per scoprire contaminazioni, arrivi e
partenze”.
Connessione,
contaminazione e produzione di nuovi meticciati, a sud dell’Europa.
E’ questa la sfida lanciata dalla rete Commons, D.A.D.A. e dal Laboratorio
Insurgencia, il 30 giugno, a Napoli. Un appello a cui hanno aderito
varie realtà meridionali - che provano ogni giorno nei loro
territori a costruire l’alternativa
politica, economica, culturale, ad un modello di sviluppo che è
guasto - come OkkupyArcheotower a Taranto, Zona 22 a San Vito
Chietino, il laboratorio Mille Piani a Caserta.
Storie
comuni, di sudalternità, invece, quelle di tante città del
Meridione, governate da vecchi e nuovi gattopardi, tra affarismo,
collusioni con la malavita, e speculazioni edilizie. Con un tessuto
economico-produttivo, fatto di nuovi baroni, e nuovi latifondisti, a
cui si aggiunge il ruolo dei grand’commis di Stato. Vi si trovano
in questi luoghi, infatti, le ultime piazzeforti ereditate dai tempi
dell'Iri e dalle speranze tradite di un'industrializzazione affidata
per un secolo alle grandi imprese calate dal Nord: Ilva,
Finmeccanica, Fiat, Eni. Questo è ciò che resta alle regioni
meridionali. Drammi ambientali come quello che vivono quotidianamente
i cittadini di Taranto, costretti a respirare il 93% della diossina
prodotta sull’intero territorio nazionale. Malaffare, corruzione ed
illegalità, come quelle presenti in una buona parte del mondo
politico ed imprenditoriale delle città di Bari, Napoli, Catania,
Palermo. Racconti di una umanità perduta come sono le storie di quei
migranti sfruttati, umiliati, che lavorano d’estate nelle campagne
del “Tavoliere”, in quel triangolo senza legge che copre quasi
tutta la provincia di Foggia. Da Cerignola a Candela e su, più a
Nord, fin oltre San Severo. A Rosarno, ad Avola, a Castelvolturno,
nelle cui campagne, a volte si muore, lavorando,
anche per quindici ore di fila, per meno di 20 euro al giorno. E’
questo infatti, il prezzo della manodopera per la raccolta della
frutta nell’Italia meridionale.
Di fronte a tutto questo, e alla polarità imposta dal governo Monti che spreme i ceti popolari e garantisce i poteri forti; il Meridione oggi dovrebbe spingersi oltre, immaginando i legami tra una nuova Europa e un nuovo Mediterraneo. Immergendosi molto più dentro quel Mediterraneo, che torna ad essere molto più di un mare, ma uno sguardo sul passato e una prospettiva di futuro. Perché per dirla con Hobbes, “poiché gli uomini sono uguali nessuno accetterà naturalmente di sottomettersi ad un altro. E quindi il conflitto potrà nascere in ogni momento, finchè gli individui non avranno trovato il modo di istituire un potere comune”. Per questo si è scelto di ripartire da Napoli, risalendo verso quell’ Europa dove il welfare è sempre più un lusso, e la speculazione invece, sempre più bios, per ricostruire, invece, quella dei diritti e della democrazia.
* Occupy Archeo Tower, Taranto
** Spazio Sociale Zona 22 , San Vito Chietino (Pe)
*** D.A.D.A, Napoli