Roma - «Aboliamo le leggi sicurezza», gli "Indivisibili e solidali" tornano in piazza

9 / 11 / 2019

È passato ormai quasi un anno da quando il Parlamento italiano discuteva il primo decreto sicurezza firmato Matteo Salvini. Il testo è diventato poi legge ad inizio dicembre 2018. 

E nonostante la pioggia, si muove - dalle primissime ore del pomeriggio - dal Colosseo la manifestazione nazionale per l’abolizione delle Leggi Sicurezza.
Dopo l'appuntamento del 9 novembre 2018, quando 100mila Indivisibili avevano attraversato la capitale contro le politiche razziste, discriminatorie e repressive dell'allora governo gialloverde, ecco che le richieste di questa piazza sono le stesse, a riprova della continuità delle proposte in materia di immigrazione e sicurezza di tutti i governi che si susseguono.
Come da triste prassi, tutti gli autobus diretti alla capitale sono stati fermati dalla polizia alla barriera nord di Roma, con il consueto tentativo intimidatorio.

Il primo intervento ricorda proprio la mobilitazione dello scorso anno e il percorso che è stato fatto: «un anno fa queste strade si sono riempite per chiedere che il decreto Salvini venisse bocciato. A un anno da quella manifestazione ci troviamo però di fronte alla stessa situazione: cambiano i governi ma le leggi razziste e criminali rimangono le stesse».

Mamadou del movimento migranti e rifugiati di Caserta parte dalla sua esperienza personale «i provvedimenti presi dal precedente governo rendono impossibile non solo la permanenza in Italia degli immigrati, ma rendono ancora più difficile il viaggio per arrivarci. Si tratta di leggi che mettono concretamente a rischio la vita di centinaia di migliaia di persone: lo fanno respingendole in mare, costringendole a vivere in clan».

A ricordare che la situazione non è cambiata in quest'ultimo anno è Stefano del Progetto Melting Pot Europa:« ancora una volta, scendiamo in piazza Indivisibili. Noi siamo quelli che aprono le porte di casa, dei centri sociali, rimanendo Uniti e solidali di fronte alle leggi razziste, agli accordi con la Libia, alla criminalizzazione dei diversi e dei poveri. Chi oggi è in piazza lo fa perché è convinto che solo lottando è possibile cambiare davvero, rovesciare la lunga tradizione dei tavoli tecnici che dalla Bossi-Fini, passando per i decreti Minniti-Orlando e giungendo alle Leggi Salvini hanno voluto colpire le soggettività migranti con provvedimenti criminali».

Arriva anche il saluto dei Centri Sociali del Nord Est: «Salvini un anno fa ci avrebbe annientato. Oggi lui è andato via e noi siamo qua in piazza contro due leggi che peggiorano la situazione di tutti noi e dicono che lo stato è razzista, che l'Ue agisce in funzione del capitale e che la solidarieta è sbagliata».

Viene portata a Roma l'esperienza dell'Associazione Open Your Borders di Padova, appena rincasata da una spedizione a Lesbo: «Siamo stati a Lesbo, nell'Egeo, per inchiestare la situazione vergognosa che si è creata in seguito agli accordi con la Turchia, lo stesso territorio che finanzia le bande jihadiste e attacca in Siria l'esperienza del confederalismo democratico. Siamo qui per portare solidarietà a tutte le persone intrappolate in questi hotspot e per ribadire la necessità di un'accoglienza degna e garantita».

La solidarietà arriva anche da Verona: «Verona è una città simbolo della normalizzazione del razzismo, non solo all'interno della società ma anche nelle istituzioni. Verona è uno dei luoghi più neri d'Italia, ma nonostante questo anche a Verona sono possibili realtà antirazziste e antifasciste. Noi combattiamo il volto nero della città attraverso l'inclusione reale, portando avanti giorno dopo giorno un'alternativa, mostrando a tutti e tutte che non arretreremo di un centimetro».

Riprende la parola il movimento migranti e rifugiati di Caserta «dopo vent'anni di militanza è morto Mamadou. Ma noi siamo qui per testimoniare il valore del suo insegnamento. Questo paese dovrebbe ricordarsi la propria storia: le leggi infami dei vari governi italiani vanno contro tutto quello che il fascismo avrebbe dovuto insegnare. Le leggi in vigore rendono possibile li sfruttamento di migliaia di persone che ogni giorno lavorano nei campi per pochi spiccioli, cancellano tutti i diritti di cui come persone e come lavoratori dovremmo godere. Cosa intendiamo per sicurezza? Intendiamo la libertà, la speranza: intendiamo la possibilità di muoverci, di costruire la propria vita con dignità».

Questi ultimi interventi attraversano quartieri romani caratterizzati dalla multiculturalità. Le loro parole segnano il percorso che dal Colosseo si avvicina alla sede del ministero degli interni.

Prende parola un giovanissimo «anche se non sono un adulto e non sono informato, questa è una causa per cui anche a 12 anni mi sento di prendere parola. Così come io ho il diritto di andare nella scuola pubblica, così dev'essere per tutti i miei coetanei, siano essi senegalesi, indiani o altro. Questi provvedimenti vanno contro tutto quello che nel 1948 è stato stabilito dalle Nazioni Unite: le leggi di Salvini sono ingiuste, creano diseguaglianze e rendono impossibile la vita di tantissime persone. Non è giusto!».

Si manifesta contro il razzismo e contro l'impianto ideologico dei decreti sicurezza, che altro non ha fatto che mettere insieme tutti i provvedimenti in materia di "immigrazione" antecedenti all'era Salvini, come il governo Gentiloni, i decreti Minniti - Orlando. A distanza di un anno queste leggi sono ancora in vigore, senza che nulla sia cambiato o si sia risolto. A distanza di un anno si muore ancora nel Mediterraneo Centrale, i lager libici esistono e si riproducono, il controllo di Erdogan sulla frontiera diventa sempre più serrato, le ong continuano ad essere criminalizzate e le persone vivono in situazioni sempre più precarie, senza diritti e senza documenti.