Roma - La carovana del 'cratere che resiste' blocca il raccordo anulare

"Unica grande opera: ricostruire il centro Italia terremotato" la carovana #raccordiamoci circonda la capitale

1 / 6 / 2019

Dopo la manifestazione del 18 maggio scorso a Roma  "Su la testa! Non abbiamo governi amici", le popolazioni dell'area del cratere investita dal sisma del 2016 sono tornate a mobilitarsi. Sabato 1 giugno tre presidi sono stati organizzati a Muccia, in provincia di Macerata, Norcia e Accumoli (Rieti), tre luoghi a rappresentare simbolicamente i diversi territori delle regioni Marche, Lazio, Umbria e Abruzzo, colpiti dalle scosse. 

Una giornata di iniziativa autorganizzata che segue la protesta delle 'lenzuola bianche' - che ha anticipato quella virale anti-Salvini - striscioni autoprodotti che sono comparsi nei borghi abbandonati, fuori dai villaggi sae, sulle strade ancora parzialmente interrotte delle aree interne dell'Appennino, diventati espressione della rabbia e delle rivendicazioni di quanti a distanza di quasi tre anni vivono ancora in una condizione di post-emergenza e ricostruzione ferma.

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Dalle ore 9.00 i manifestanti si sono iniziati a radunare nei tre luoghi di ritrovo, dove hanno iniziato a realizzare cartelli, preparare teli per poi allestire i veicoli degli attivisti. Questa l'idea alla base dell'azione di protesta #raccordiamoci: formare una carovana di mezzi che muovendo dai tre punti di ritrovo raggiungessero la capitale con l'obiettivo di paralizzare il traffico sulle direttrici di arrivo a Roma e sul grande raccordo anulare.

"Unica grande opera: ricostruire il centro Italia terremotato" questo lo slogan che campeggiava su moto, auto, furgoni che in tarda mattinata si sono iniziati a muovere in colonna, con lenta andatura verso l'area di servizio subito successiva alla barriera di Roma Nord. Ad attendere i manifestanti all'arrivo un ingente schieramento di forze dell'ordine che hanno imposto la deviazione del flusso dei veicoli, riprendendone le targhe, in un corridoio presidiato ad entrambi i lati da due blindati. L'intenzione dei responsabili dell'ordine pubblico era quella di scortare la carovana prescrivendo che quest'ultima percorresse unicamente la prima carreggiata.

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Dopo alcuni minuti di attesa, la polizia ha lasciato che la colonna di autovetture proseguisse il suo itinerario: quasi un centinaio i mezzi che si sono ritrovati sull'autostrada A1, un numero consistente, che unito alla determinazione degli attivisti, ha inevitabilmente prodotto l'invasione anche della seconda carreggiata fino a provocare una lunga coda all'entrata del gra, in corrispondenza del restringimento di corsia.

Una volta dentro il raccordo la carovana si è riversata sulle prime due corsie, causando progressivamente la paralisi del traffico sulla circonvallazione settentrionale in direzione Fiumicino, come riportavano i bollettini del servizio mobilità di Isoradio e gli annunci sui tabelloni luminosi della società autostradale - traffico urbano nelle stesse ora poi ulteriormente congestionato dalla critical mass sulla tangenziale est.

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Pressochè unanime la risposta solidale degli automobilisti che si ritrovavano in mezzo al serpentone dei 'terremotati alla guida': saluti, segni di vittoria e clacson suonati all'unisono che rimbombavano sotto le gallerie.

Pit stop all'area di servizio Ardeatina, sul tratto meridionale, dove i manifestanti si sono riuniti organizzando una conferenza stampa, dove hanno denunciato l'atteggiamento intimidatorio da parte delle forze dell'ordine: "mi hanno urlato dal finestrino che mi avrebbero denunciata e avrebbero mandato il verbale a casa. Ma quale casa, che vivo in una sae mal ridotta?" 

Per tutto il tragitto, volanti con a bordo agenti della Digos hanno tagliato la strada, affiancato i mezzi che si trovavano sulle corsie più esterne minacciando, con insulti e grida, ripercussioni per quanti non obbedivano agli ordini di improvvisati vigili urbani esagitati.

Terminato l'incontro con i giornalisti che avevano seguito il percorso del serpentone, i manifestanti sono ripartiti terminando per intero il circuito del raccordo anulare per poi fare rientro verso casa.

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Le popolazioni colpite dal sisma che circondano la capitale. Un'importante giornata di mobilitazione quella di sabato 1 giugno, che unita al corteo sotto Montecitorio, ha dato plastica rappresentazione al "cratere che resiste": nonostante l'immobilismo di tre governi, la ricostruzione al palo, la frammentazione delle comunità, l'emergenza infinita, c'è chi ancora non si arrende alla strategia dell'abbandono ed è disposto a lottare con forme inedite e toni radicali di protesta.

Una determinazione che trova riscontro in negativo nell'approccio duramente repressivo e nelle gravi provocazioni da parte dei corpi di polizia del governo lega-5stelle, nuovamente pesanti tentativi di contenere la libertà di movimento e censurare il legittimo diritto a manifestare. Tentativi rimasti tali una volta scontratisi con la ferma indisponibilità di quanti con dignità sono costretti a battersi per il proprio futuro.  

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