Emergenza neve in Romagna

Romagna - “L'an de nivoun”, #OccupyRimini c'è!

6 / 2 / 2012

La “crisi ecologica” ha anticipato, nutrito e accompagnato la crisi finanziaria ed economica, palesando in modo crescente l’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo capitalistico, sostanziata dal nesso tra schiacciante prevalenza dell’impiego dei combustibili fossili, effetto serra, surriscaldamento globale e sue conseguenze climatiche e sociali.

Dopo i tanti servizi meteo trasmessi dai telegiornali nelle giornate scorse, la neve è arrivata - copiosa - anche sulla città di Rimini, ricoprendo la riviera romagnola con uno spesso velo bianco che ci ha riportato subito alla mente le scene di Amarcord in cui si ricordava il ’29, conosciuto dai nostri nonni e bisnonni come “l'an de nivoun” .

Nevicate intense quelle di questi giorni, che sono giunte dopo che i primi mesi invernali si sono contraddistinti da temperature molto più alte rispetto alle medie stagionali e con piogge scarse se non addirittura assenti che hanno portato all'emergenza legata all'approvvigionamento idrico vista la situazione di "secca" della diga di Ridracoli che copre i fabbisogni idrici di tutta la Romagna. 

Segnale molto forte di come l’attuale crisi non possa essere ricondotta unicamente ai termini di spread e debito, che risuonano nelle nostre orecchie continuamente, ma che sia strettamente legata ad una crisi di carattere più ampio, prima di tutto climatica ed ambientale. Basti pensare al periodico e drammatico riproporsi di crisi alimentari su scala planetaria o all'effetto devastante che i cambiamenti climatici hanno sulle condizioni  ambientali di interi territori ( in Italia con alluvioni, frane ecc.) e anche nel resto del mondo, con territori resi invivibili e che costringono intere popolazioni a migrare (i cosiddetti profughi climatici).

Secondo la Banca mondiale, dal 2010 la crisi (economica e alimentare) ha fatto scivolare sotto la soglia di povertà altri 44 milioni di persone costrette a vivere con meno di 1,25 dollari al giorno. “Abbiamo deciso – come scrive Franco Arminio sul manifesto di oggi - da tempo di privilegiare il benessere individuale a discapito della cura del bene comune e questi sono i risultati”. Gli stessi risultati che hanno portato nel novembre scorso a decine di vittime, nelle inondazioni che hanno stravolto la Liguria, Genova e la Sicilia. Fenomeni che non hanno altra origine se non l’incuria e il profitto e che non ci permettono più di chiudere gli occhi di fronte alla crescente insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo capitalistico ma ci rendono coscienti dell’impellenza di costruire un’alternativa ecologica, economica, produttiva.

E' proprio a partire da questi presupposti che, in tanti e tante il 4 gennaio abbiamo voluto riaprire un ragionamento intorno alla riconquista di spazi cittadini di democrazia, mettendo al centro del discorso i bisogni delle persone e del pianeta terra che abitiamo.Come #Occupy Rimini pensiamo che un primo passo per concretizzare questi concetti e per ricostruire i legami sociali che la crisi sta destituendo sia quello di occuparci di ciò che è nostro: lo abbiamo fatto con le azioni di guerrilla gardening condotte nelle scorse settimane, lo faremo anche i questi giorni armandoci di pale e badili e andando a ripulire i marciapiedi più calpestati della nostra città, vicino a luoghi pubblici frequentati dalla cittadinanza, per liberarli dalla neve e allo stesso tempo provare a tessere quelle relazioni alla base di una comunità solidale e aperta.

Segnaleremo nei prossimi giorni i vari appuntamenti per chi volesse unirsi a noi!

1° appuntamento Martedì 7 febbraio ore 14.30 ritrovo al Ponte di Tiberio

Pagina facebook #OccupyRimini [email protected]

OccupyRimini: Attivisti vs Ghiaccio