Rotative & Pallottole

Quando la Storia diventa un’opinione

20 / 1 / 2014

Sul “Corriere” di sabato 18 gennaio capita di leggere ancora di Cattivi Maestri. E naturalmente il cattivo per eccellenza è sempre lui: Antonio Negri. Detto Toni, come precisa Luca Mastrantonio nello spazio dedicato alle opinioni. Il problema sta qui, quando si parla di Storia, o di Maestri di Storia, le opinioni bisognerebbe metterle un po’da parte. Il pretesto per questa ennesima fustigazione viene da un intervento in prima pagina de “il manifesto” di giovedì 16 gennaio in cui Negri, ricordando il suo entusiasmo nel maneggiare il primo numero di quel “quotidiano comunista”, auspicava la continuazione dell’avventura di questa testata che da tempo naviga in acque economicamente molto agitate: “abboniamoci, c’è qualcosa di nuovo oggi nell’aria che emerge dalle tenebre”. Ma un cenno ai favolosi Settanta proprio non va giù.

Quella di Mastrantonio è la consueta infilata di luoghi comuni che legano le rotative di quegli anni alle P38 “senza soluzione di continuità”. Utilizzando la connessione che va dalla parola scritta all’attentato, vecchia teoria Calogeriana mai dimostrata, in poche righe riscrive la Storia di un decennio dal suo punto di vista di opinionista dimenticando giusto un paio di questioni: non dico l’accusa a Negri di essere stato il capo delle Brigate Rosse e il rapitore di Moro, ma tutta la stagione della legislazione e della procedura penale dell’emergenza. In altre parole secoli di carcere serenamente distribuiti per debellare una generazione sovversiva (certo che sì) attraverso processi dal tema di prova inesistente, condotti da una magistratura che si autodefiniva supplente del potere politico, appoggiata da una teoria giornalistica che diede vita ai “processi a mezzo stampa”, di cui il cosiddetto Processo 7 Aprile (1979) è il riferimento più conosciuto.

Ma quello che più infastidisce Mastrantonio è l’immoralità inscritta nella percezione di Negri della pensione di parlamentare, essendo stato eletto nelle liste dei Radicali. Forse non sa o non ricorda della analoga pensione che percepisce Ilona Staller, in arte Cicciolina, essendo stata eletta nelle stesse liste nello stesso periodo. Dovrebbe informarsi meglio. Né sembra indignarsi per quella che percepiranno Scilipoti e Razzi o più in generale per i sistemi di remunerazione della Casta. Contestualmente stupisce non poco che gli sia sfuggita l’occasione per difendere anche lui, essendo un collega, il futuro di una testata che è pur sempre il risultato dell’attività delle rotative. Che se la prenda persino con i cavallini di legno: tocca chiedersi la ragione di tanto livore.

Sicché, in cerca di attenuanti, si finisce per interrogarsi sul dato anagrafico del nostro. Essendo nato nel ’79, trovandosi quindi all’epoca dei fatti nella condizione di spermatozoo più o meno in divenire, gli è toccato farsi un’opinione attraverso Buoni Maestri di sua fiducia, che evidentemente gli hanno consegnato una visione della Storia un po’ diversa da quella che abbiamo noi. Che quella Storia l’abbiamo fatta. Gliela hanno insegnata così bene da fargliela diventare un’ossessione, al punto da portarlo a maltrattare anche il povero Erri De Luca (“Corriere 2-9-2013) per aver preso le difese degli attivisti No Tav inquisiti, attribuendogli anche in questo caso una “nostalgia canaglia”. Insomma gli anni ’70 proprio non gli vanno giù. Luca: e provare ad occuparsi del Presente, magari leggendo anche le cose sensate che al riguardo dice Toni? Dai, vedrai che sei meno ridicolo.