Rovereto manifesta per Stefano

di Corona Perer

9 / 8 / 2009

Nessuna bandiera, tanta gente, tanti amici, almeno 300 persone. C'era la Rovereto che si pone qualche domanda e che vorrebbe vederci chiaro. Questo è emerso dalla manifestazione svoltasi ieri a Rovereto. Un corteo pacifico che ha preso le mosse verso le 18,15 da Piazza Loreto e che in 4 tappe (la stessa piazza, Largo delle Poste, Corso Rosmini nei pressi del Penitenziario e lo slargo di via Fontana) ha permesso alla gente di dire ciò che aveva nel cuore. 

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C'è la Rovereto di tutti i giorni, famiglie con figli al seguito e c'è la Rovereto dell'impegno politico e anche degli ambienti legati alla disubbidienza civile. Ci sono soprattutto gli amici di Stefano, la sorella, il padre, i fratelli, i nipoti.

"Vogliamo che sia un momento di pace e che il nostro corteo sia pacifico" aveva esordito la sorella di Stefano Frapporti, morto il 21 luglio scorso nel carcere di Rovereto a poche ore dall'arresto. Nella rete una sua intervista rilasciata ad un giornalista del blog di Beppe Grillo, mandato appositamente dal comico, sembrerebbe smentire ogni dubbio, ma lei rilancia di nuovo "Vogliamo solo capire". 

In un angolo della piazza l'anziano padre, ammutolito dal dolore, lo sguardo perso nel vuoto. Accanto il nipote Fabrizio che in questi giorni ha sostenuto la mamma e gli zii, ovvero gli altri due fratelli maggiori di Stefano, presenti anche loro dietro l'auto con il megafono e con lo striscione "Non si può morire così". A sostenerlo anche le cognate e gli amici.

Toccante l'intervento di uno di questi, in una delle ultime tappe: Romeo con a voce rotta dalle lascrime. "Oggi dovevamo andare al mare, la sera prima stavamo chiacchierando con una birra. Perchè? Perchè? Possiamo essere sospettati anche per una birra? Perchè è accaduto, che una persona venga fermata a 50 anni e finisca in questo modo?". Poi l'emozione ha il sopravvento e Romeo torna tra la folla. Più tardi ci dice: "Aver fermato Stefano è come aver sparato sulla Croce Rossa. Era una persona pulitissima".

Agli interrogativi della famiglia hanno fatto riscontro accuse più esplicite del movimento degli Anarchici di cui oggi dà ampiamente conto la stampa locale. Per loro la storia fa acqua da tutte le parti e non si tratta di una caso di suicidio. Stefano - a detta loro - sarebbe stato ucciso.

A dar fiato a questa versione c'è però anche uno dei due fratelli della vittima che ad un certo punto in via Tacchi - a pochi passi dal penitenziario  - sente la spinta di andare al microfono. "Se mio fratello ha fatto quel che ha fatto vuol dire che ha subìto pressioni e perciò è stato spinto a farlo. Quindi per me è stato ucciso", dichiara. Poco prima, intervenendo insieme alla sorella alla partenza del corteo aveva affermato di non credere più alla giustizia.

Una madre che ha perso un figlio in un incidente di lavoro prende la parola e invita la gente a rompere il silenzio. "A me hanno tolto tutto ciò che avevo perciò non ho nulla da perdere e dico che ormai stiamo già vivendo nel terrore. E se la gente non parla mentre tutti qui vorrebbero dire qualcosa è proprio per questo: hanno paura di esporsi".

E in effetti durante il corteo, assolutamente pacifico, assolutamente composto, il mormorare è tanto. Un amico di Stefano racconta di un pestaggio subito dopo essere andato a sporgere una contro-querela. "Certo che mi rode il fatto di Stefano" confida "eravamo amici, era una bravissima persona".

Luisa Zanotelli legge un appello che introduce molte domande sulle modalità della perquisizione: la mancanza di testimoni, la probabile mancanza di un mandato data la rapidità in cui si sarebbe svolta. E parte una raccolta di firme.

Paolo Rosà resta per tutto il tempo con un cartello tra le mani che chiede "Trasparenza e Verità".

C'è chi porta la solidarietà ai familiari e chi riflette sul delicatissimo momento che si sta vivendo. Alla manifestazione che non ha mai registrato episodi di tensione ed è terminata alle 20 hanno assistito molti agenti in borghese. E alla fine la sorella sbotta "Quando ci siamo riuniti l'altra sera ai Giardini Perlasca era un via vai di auto dei Carabinieri, oggi neanche una. Solo una volante della Polizia". Uno sguardo verso il cielo e un lunghissimo applauso parte dalla piazza. "Ciao Stefano, Buon Compleanno".

Poco prima una lettura dei fatti di questi giorni da parte di un'amica di Stefano che merita una riflessione. "Siamo cresciuti insieme - dice - abbiamo condivisivo momenti bellissimi insieme. Ve lo dico io perchè Stefano è morto: è morto perchè gli è stata tolta la dignità della persona. Era la prima cosa che facevano anche con gli ebrei i nazisti: li denudavano per privarli della loro dignità. Non dobbiamo permettere a nessuno che ci venga tolta la dignità. Quello che è successo a Stefano può accadere a tutti, dobbiamo esserene consapevoli e ricordarlo sempre".
(C.Perer)