Contro la crisi

Scuola e contratti, l'agenda comune si arricchisce

16 / 12 / 2010

La giornata del 14 dicembre ha sancito una rottura che rischia di diventare definitiva tra la politica e gli studenti, i precari, i movimenti che contestano insieme a Berlusconi il modo di vivere, comandare, relazionarsi insiti nel modello sociale dominante (s)regolato soltanto dal mercato. Piazza del Popolo, le strade di Roma e i suoi Palazzi hanno messo a fuoco - per chi ha la voglia e gli strumenti per vederlo senza farsi accecare dai lacrimogeni - il vuoto politico, la distanza siderale tra autonomie del sociale e partiti. Se si vuole costruire un'alternativa al berluconismo bisogna cercarla in piazza, sulle gru di Brescia e all'isola dei cassintegrati, nelle università e nelle scuole, a Pomigliano e a Melfi, tra chi non ha diritti e, se li ha, deve combattere per difenderli dagli attacchi del governo e dei padroni. Governo e padroni che sembrano i ladri di Pisa: fingono di litigare di giorno mentre di notte, passamontagne in testa, vanno insieme a svaligiare le banche del sapere, dei diritti, della cultura.

Nascondere, rimandare a pagina 10 o criminalizzare i centomila studenti di Roma e quelli che in tutt'Italia si mobilitano contro la riforma Gelmini, è la cifra di una incapacità di capire la crisi italiana, che assomiglia ad altre crisi europee, aggravata dalla peculiarità berlusconiana. L'informazione, come le dichiarazioni politiche dell'indomani, spesso scava per approfondire il fossato che divide società e politica.

Chi ha promosso la manifestazione di martedì, «Uniti contro la crisi», si pone le obbligatorie domande del giorno dopo. Il progetto, nato già due mesi fa con l'apertura ai movimenti sociali della manifestazione del 14 ottobre dei metalmeccanici della Fiom, esce confermato e rafforzato: tentare di unire ciò che la crisi e le ricette liberiste dividono, costruendo un soggetto collettivo capace di confrontarsi al proprio interno mescolando culture e pratiche differenti. Per farlo, dicono i promotori, è necessario andare oltre la tradizionale solidarietà che non mescola un bel niente, al massimo garantisce delegazioni del popolo dell'acqua pubblica alle proteste del popolo avvelenato, o degli operai ai cortei studenteschi e viceversa. Limitarsi a difendere ciascuno il proprio pezzetto di democrazia non basta ad andare avanti e a vincere. Pensare che la politica che colpisce e umilia i più deboli sia un fatto italiano sarebbe miope. Se non altro perché l'attacco agli studenti e agli operai, ai precari e ai cittadini di Terzigno o della Valle di Susa risponde a un unico progetto il cui architetto è il pensiero unico. Gli studenti sanno tutto sul collegato lavoro e sulla strategia di Marchionne perché riguarda loro direttamente, così come gli operai sanno che un'università come la vuole Gelmini impedirà loro di far studiare i figli. Del resto, non è forse vero che in Francia i giovani manifestavano con i vecchi contro la riforma delle pensioni di Sarkozy? Per non parlare della Grecia in fiamme, o di Londra.

Oltre la resistenza, dunque, il progetto, una nuova idea di politica che costringa a ragionare insieme gli operai dell'auto con chi si batte per una diversa mobilità, un diverso sviluppo che poco abbia a che fare con la crescita infinita novecentesca. Che poi sarebbe non un altro, ma l'unico mondo possibile, perché seguitando a correre sulla strada segnata dagli organismi finanziari internazionali e dalle oligarchie economiche e politiche di turno (di centrodestra come di centrosinistra) si precipita nell'abisso. Questo mondo e questo modo di viverlo prosciugandolo e avvelenandolo sono destinati alla morte. Vale per i consumi e dunque per i rifiuti, vale per il sapere come per il modo di lavorare. Si consumano e si sprecano risorse materiali, fossili, saperi e futuro.

Che c'entra tutto questo con il giorno dopo il 14 dicembre? C'entra moltissimo, è di questo che si parla e se ne parlerà più approfonditamente per due intensissime giornate il 22 e 23 gennaio a Marghera, su sollecitazione dei promotori di Uniti contro la crisi che stanno preparando un impegnativo seminario per arricchire e consolidare l'esperienza iniziata in piazza San Giovanni con la Fiom e proseguita con la manifestazione (non solo) studentesca di Roma. Una riflessione teorico-politica sui nodi illuminati dalla crisi, con sedute plenarie e workshop: gli stati generali della conoscenza; la crisi ecologica, la riconversione dell'economia e i beni comuni; lavoro-non lavoro, reddito e diritti. Con focus sull'agonia del modello sociale europeo, sui paradossi asiatici e sulle contraddizioni americane.

Intanto, però ci sono gli appuntamenti immediati che non prevedono vacanze. Torna nell'agenda della politica la controriforma Gelmini; in quella di Marchionne, della Confindustria e del governo (morente dunque ancor più pericoloso) l'attacco al contratto nazionale di lavoro e ai diritti. Anche la pausa per fare pipì viene messa in discussione. Un soggetto collettivo che vada oltre le tradizionali e pur necessarie solidarietà è strategicamente necessario. Soprattutto nel vuoto della politica, della rappresentanza e della mediazione, un vuoto che impedisce di vedere e ascoltare sofferenze, rabbia, progetti di vita.