Finanziaria Sviluppo Utilities (FSU) è una holding controllata dai Comuni di Genova e Torino. Detiene
le partecipazioni dei due enti locali nella società quotata Iren. È un
veicolo finanziario, semplicemente. Ma da un'analisi incrociata dei
bilanci della Finanziaria e della società quotata Iren (e prima ancora
di Iride), il Comitato acqua pubblica di Torino ha evidenziato che la
società operativa Iride/Iren è stata utilizzata come un bancomat dal
quale estrarre liquidità, anche a costo di intaccare le riserve
patrimoniali, gettando le basi per la crisi finanziaria nella quale
attualmente versa.
I Consigli Comunali di Torino e Genova, che rappresentano gli effettivi
proprietari della partecipazione, sono di fatto rimasti all’oscuro: una
sostanziale perdita di controllo democratico sulla gestione di attività
fondamentali a servizio del territorio. Una dinamica che, a Torino, è
resa ancor più pericolosa dalla situazione finanziaria del Comune di
Torino, su cui grava -come ricostruiamo sul numero di dicembre di
Altreconomia, nell'articolo "Torino non ha buone carte"-
la spada di Damocle del dissesto, che potrebbe essere deciso dalla
Corte dei Conti qualora la società non riesca a completare, entro fine
2012, l'alienazione delle proprie partecipazioni in 4 società
"strategiche" (Gtt, Amiat, Trm, Sagat), che gestiscono però servizi
pubblici locali (dal trasporto pubblico locale all'igiene urbana).
Operazioni su cui pende un ricorso al Tar, presentato da alcuni
cittadini torinesi, che fanno parte del Comitato acqua pubblica.
***
La storia della Finanziaria Sviluppo Utilities srl (FSU)
FSU è la società individuata dai Comuni di Genova e Torino quale veicolo
finanziario per gestire la partecipazione da essi detenuta in Iride
prima e Iren poi, la società multiservizi del Nord Ovest.
La sua vicenda è emblematica per capire qual è la reale portata delle
operazioni di trasformazione delle vecchie aziende municipalizzate di
gestione dei servizi pubblici in società per azioni quotate in borsa,
non più regolate dal diritto pubblico.
Emblematica ed importante per evidenziare che la ricetta neoliberista
per risanare i bilanci pubblici attraverso la vendita (svendita) del
patrimonio pubblico produce per i cittadini piatti avvelenati.
A Torino la vicenda prende avvio nel 1997 con la trasformazione dell’Azienda Energetica Municipale, AEM,
da azienda municipalizzata in società per azioni. Ciò anche sulla base
degli incentivi legislativi che lasciavano presupporre dall’operazione
vantaggi fiscali, rivelatisi poi infondati.
Nel 2000 AEM Spa viene quotata in Borsa. Pur mantenendo il Comune una
netta maggioranza del capitale (69% ca.), il fatto che ad esso si
affianchi un azionariato diffuso, tra cui banche, fondi di investimento e
fondi pensione, fa si che il Comune, snaturando gradualmente il suo
ruolo di gestore di un servizio pubblico, divenga “azionista”, cioè
portatore di interessi in contrapposizione con quello pubblico.
Con la nascita di Iride Spa, multiservizi del Nord
Ovest risultante dalla fusione di AEM con AMGA, società genovese con
identica storia, si rafforzano le caratteristiche di azionista del
Comune. Iride infatti intende “competere” a tutto tondo sul mercato
energetico nazionale.
Quindi, si determina l’abbandono di quel legame con il territorio di
appartenenza che era caratteristica fondamentale delle due società
originarie.
FSU nasce proprio in questo contesto e con l’unico
scopo di gestire la partecipazione Iride incassandone i dividendi e
distribuendoli ai due Comuni azionisti.
Vale la pena sottolineare che sin dalla sua costituzione, il contenitore FSU già si indebitava, con il Gruppo Intesa Sanpaolo, per circa €230 milioni per acquistare, dal Comune di Torino, parte delle azioni di AEM.
Come ha utilizzato queste somme l’amministrazione comunale torinese?
Con FSU si crea, di fatto, un cuscinetto tra la società operativa e i Comuni.
Essendo FSU l’azionista di riferimento di Iride contribuisce a
cancellare la responsabilità politica di gestione del patrimonio
pubblico, trasformandola in responsabilità “tecnica” degli
amministratori di Iride e, appunto, di FSU.
Con l’accordo del 2010 tra Iride e Enia,
analoga società i cui principali azionisti sono i comuni di Reggio
Emilia, Parma, Piacenza, l’operazione multiservizi del Nord Ovest viene
rafforzata. Nasce infatti Iren, uno dei principali operatori italiani
nei settori dell’energia elettrica, del gas, del teleriscaldamento, dei
servizi idrici, energetici e ambientali.
Le accresciute dimensioni rendono ancora più evidenti le criticità sopra
esposte, in termini di svuotamento del ruolo dei Comuni nella gestione
di quello che ormai ha sempre meno le caratteristiche del servizio e
sempre più quelle di attività dalla quale estrarre un valore
finanziario.
A questo riguardo è illuminante la gestione che gli amministratori di
FSU hanno fatto della partecipazione Iride/Iren. Nonostante la
progressiva perdita di valore di quest’ultima rispetto al costo
sostenuto, fino al 2010 gli amministratori di FSU mantengono il valore
di carico, 831 milioni, basandosi sulla quotazione di Borsa del titolo.
Nel bilancio 2011, a seguito di una perizia richiesta a Deloitte
che stima il valore dell’azione Iren compreso tra €1,28 e €1,36, viene
effettuata la svalutazione assumendo il valore di €1,35, per un totale
di € 257 milioni, determinando quindi una perdita di esercizio di 259
milioni. Ma, la quotazione del titolo Iren ha continuato a scendere: a
dicembre 2011 non raggiungeva gli €0,8 e a giugno 2012, data di
approvazione del bilancio 2011, era prossima agli €0,5, quotazione che
sostanzialmente mantiene a fine ottobre.
Nonostante la ben nota e prolungata fase di crisi dei mercati
finanziari, in questi anni gli amministratori FSU non hanno ritenuto di
procedere alla creazione di accantonamenti a fronte del concreto rischio
di svalutazione della partecipazione.
Gli utili di FSU derivano dai dividendi assegnati da Iren.
È fondamentale evidenziare che questi dividendi sono stati erogati
assorbendo totalmente gli utili prodotti da Iren stessa, anzi,
intaccando spesso le riserve.
La politica di bilancio di FSU ha consentito di garantire un costante
flusso di dividendi ai comuni azionisti, che non si sarebbero potuti
erogare se fossero stati disposti prudenziali e progressivi
accantonamenti in conto economico.
Questa strategia ha dei risvolti particolarmente gravi:
- gli amministratori di FSU, pur operando negli ambiti previsti dalla
legge, hanno dato prova di una pessima gestione societaria, mantenendo
inalterato il valore della partecipazione in Iride/Iren nonostante la
progressiva perdita di valore e senza provvedere agli opportuni
accantonamenti;
- la società operativa Iride/Iren è stata utilizzata come un bancomat
dal quale estrarre liquidità, anche a costo di intaccare le riserve
patrimoniali, gettando le basi per la crisi finanziaria nella quale
attualmente versa;
- i Consigli Comunali, che rappresentano gli effettivi proprietari della
partecipazione, sono di fatto rimasti all’oscuro di quanto stava
avvenendo, determinando quindi la sostanziale perdita di controllo
democratico sulla gestione di attività fondamentali al servizio del
territorio.
Ancora, FSU pur non svolgendo alcuna attività di produzione di beni o
servizi, è un “contenitore” che ha dei costi non indifferenti,
rappresentati prevalentemente da compensi agli amministratori, al
collegio sindacale, alla società di revisione mentre la fornitura di
servizi aziendali (contabilità, amministrazione etc.) è resa, guarda
caso, da Iren.. Complessivamente, i costi ammontano a ben €4.6 milioni. A
questi vanno aggiunti gli oneri relativi al finanziamento contratto con
Intesa S. Paolo, che nello stesso periodo sono stati pari a circa €35
milioni ai quali vanno aggiunti altri 9 milioni su contratto derivato a
copertura rischio di tasso stipulato con Goldman Sachs.
In sostanza, sono stati generati costi improduttivi salvo che per le
banche con le quali FSU si è indebitata e salvo che per i componenti dei
suoi organi societari, che percepiscono significativi compensi. Va
notato, inoltre, che i nominativi di questi ultimi, in alcuni casi
ricorrono nei consigli di amministrazione di altre società o fondazioni
bancarie.
Attac Torino e Genova - CARP Coord. Ambientalista Rifiuti Piemonte -
Comitato Acqua Pubblica Torino e Genova – Comitato Gestione Corretta
Rifiuti Genova - Comitato NO Debito Torino– Pro Natura Torino –
Re.Common – Rifiuti Zero Torino
Tratto da alteconomia.it
Se Iren è diventata un bancomat
Quotata in Borsa, la multi-utility è stata utilizzata dai Comuni di Torino e Genova per estrarre liquidità, sfruttando la Finanziaria Sviluppo Utilities (FSU) srl, attraverso la quale i due enti detengono la propria partecipazione. Lo spiega un dossier del Comitato acqua pubblica Torino, anticipato da Altreconomia di dicembre, presentato alla stampa a Torino venerdì 7 dicembre alle 11
6 / 12 / 2012