Se non la faccio io sta strada non la fa nessuno

4 / 7 / 2011

E resto ancora tra l'esplosione e il fumo_se non la faccio io sta strada non la fa nessuno

Ci siamo. Sono le nove, e contro ogni pronostico ci siamo tutt@, in Val di Susa. E chissà come mai, poi, siamo cresciut@ con l'idea che la Val di Susa ci appartenga. Noi nati a Maddaloni, a Lanciano, e a San Giovanni Rotondo, noi cresciuti a Roma, Napoli, Bologna.

Si, noi siamo qui perché a guardare il verde di queste valle che brilla e acceca gli occhi prendiamo coscienza che la terra è di chi sa rispettarla. Il senso di appartenenza cresce insieme alla stima per le comunità che da anni lottano per impedire la costruzione della Tav. Siamo qui perché dei fondi stanziati dalla Comunità eruppea per la Tav ce ne freghiamo. perché la Tav non è progresso. Non si distrugge una valle, non si calpesta una comunità e poi lo si chiama progresso. questo è solo fascismo.

E voi, politicanti del Pd, del Pdl e della lega, voi che vi riempite la bocca di inni al tricolore ed elogi alla nazione, voi non avete la minima idea di cosa conti per le donne e gli uomini in carne ed ossa che vivono in questo maledetto paese. Più di 70.000 persone ieri in Val di Susa per dire no alla tav, questo è il paese che conta.

Voi politicanti capaci di ascoltare solo il rumore dei soldi, non avete orecchie per una moltitudine che chiede autonomia. voi sapete solo recintare, costruire muri, violentare territori. voi che concertate affari sulle nostre vite, sui beni comuni, pretendete pure il nostro il silenzio.

Ma no, non c'era silenzio ieri. In val di susa ieri c'era un casino troppo bello, un frastuono che veniva da più di 70.000 cuori che battevano insieme. Il primo piede poggiato a Exilles e si diffonde l'emozione tra tutt@. E così dal mattino abbiamo preso a camminare per valli, abbiamo attraversato i paesi con gli occhi pieni di amore per la bellezza di quei luoghi. Una consapevolezza forte: partigiani, oggi, difendiamo questo paradiso terrestre dagli speculatori.

E più avanziamo più gioiamo della nostra consapevolezza: noi siamo l'orgoglio di questi sentieri di montagna. si, siamo così decisi a riprenderci la Maddalena che scendiamo proprio giù a valle, per i boschi, giù fino ai cancelli che politicanti e speculatori hanno alzato credendo di potere sbarrare lì dietro il nostro desiderio di democrazia.

Impossibile. Il ricordo delle ruspe che distruggono le betulle, lunedì 27 giugno, è troppo vivido. Mi giro e osservo la mia complice divertita. Entrambe siamo poco protette. E la mascherina che indossiamo ce l'hanno prestata - gli occhiali da sole non sono poi il massimo contro il gas dei lacrimogeni. Troppa la voglia, lo stesso, di varcare quel cancello. Lì dietro vogliono rinchiuderci la nostra autonomia, il sogno della val di susa libera. non lo permetteremo. E allora si va. E adesso siamo complic@ tutt@, adesso sappiamo che se non la facciamo insieme questa strada non la fa nessuno. E ora non abbiamo paura del fumo. Ad ogni esplosione ci voltiamo per vedere se siamo tutt@ integr@-inter@. E si, perché la polizia lancia lacrimogeni orticanti ad altezza uomo, da cielo e da terra. Il rumore dell'elicottero ci si ficca con prepotenza nelle orecchie, mentre la polizia carica con violenza, si accanisce su chi di noi cade. Noi spingiamo sui cancelli- lì dietro c'è sempre il nostro sogno: aprire spazi di libertà-di aria- di diritti- per noi e per questa valle. Soffochiamo a tratti- piangiamo ci passiamo acqua e malo e ritorniamo sui cancelli. Sento il mio corpo capace di una determinazione che non sapevo possibile. La forza che mi viene forse me la danno tutt@ gli altr@ qui. O forse è la rabbia, quella semplice e diretta: No. Non avrete la Val di Susa. Non avrete la nostra autodeterminazione. E così copriamo di terra l'ennesimo lacrimogeno, una mano alla bocca e si torna davanti. Cerco le persone che amo. Vedo il giovane orso bruno correre davanti, con coraggio e sudore. Vedo le mie amichecompagne che fiere sorridono e rialzano gli occhialini da piscina. Guardo negli occhi di chi mi ha prestato la mascherina, sono occhi felici, occhi che fremono d'adrenalina e voglia di vincere. E Fabiano. Dov'e Fabiano . Perché non lo vediamo più? Perché ha il cellulare staccato? Ora rimpiango di non averti abbracciato più forte- ancora più forte- solo due ore prima, camminando per Exilles e scherzando sul niente. Salgono le lacrime anche ora che gas non ce n'è. Ma c'è il senso di impotenza che dentro cozza con la rabbia.

Perché non doveva accadere. Perché la polizia fa schifo. Perché voi servi in divisa siete solo dei vigliacchi. Voi che vi accanite contro un corpo solo in 20. Voi - e sudo freddo a pensarlo- lo avete prima picchiato e poi abbandonato. E mi fa pure senso scriverlo, ma bisogna raccontarlo. Bisogna dire che il 3 Luglio in Val di Susa c'è stata un'unica violenza: quella dello stato.

A Fabiano va ora l'urlo che sale dallo stomaco, quest'urlo che esce come un pugno: MAI PIU'! NOI non lo permetteremo più!

E questo noi è la nostra potenza. Fabiano, le altre e gli altri fermati e feriti il 3 Luglio SIAMO NOI. Siamo la prova che quando la determinazione delle lotte preme ai cancelli allora fa paura.

Ed è strano scoprirlo ora, con il dolore per il nostro amico così vivo, ma noi ieri abbiamo vinto. Abbiamo vinto perché non eravamo 20 in divisa e armati contro un giovane disarmato. eravamo 70.000, maldestr@ ma felic@ e decis@, per la difesa e la libertà della Val di Susa.

Ci avete visti così come siamo. Le mascherine e gli occhialini a difesa dei nostri corpi. Le mani sui cancelli della Maddalena per tirarli giù.

E caro Galli, cari opinionisti politicanti, cari maledetti speculatori, il vostro punto di vista, non l'abbiamo chiesto ieri, non lo vogliamo oggi 4 luglio.

Oggi vogliamo che i fermat@ siano rimess@ in libertà, che Fabiano torni in fretta e in salute, che la Maddalena torni agl@ abitant@ della valle.