I confini sono una delle prospettive più interessanti da cui guardare
l’Europa. Ma quando si discute di frontiere europee troppo spesso i
nostri occhi sono costretti a circoscrivere lo sguardo a sud, nel Canale
di Sicilia, lì dove le regole del confine, in questi anni, sono
diventate uno spettacolo fatto di morti e salvataggi, di respingimenti e
pattugliamenti. Non vi è alcun dubbio: il dispositivo della frontiera a
sud dell’Europa è certamente un nodo strategico nella gestione delle
migrazioni. Altrettanto interessante è l’evoluzione che, dal 2008 ad
oggi, passando per la strage del 3 ottobre, ha spostato il discorso sul
confine dalla retorica dei respingimenti a quella dei salvataggi di Mare Nostrum.
Ma per comprendere fino in fondo l’uso strategico che l’Europa fa di
questi dispositivi è forse più utile spostare lo sguardo verso ciò che
avviene prima e dopo l’attraversamento della "frontiera ufficiale".
Perché l’esperienza del confine segna indelebilmente biografie e
percorsi di vita, segmenta la sfera della cittadinanza, lavora
complessivamente nel ridefinire le geometrie della società intera e le
sue gerarchie.
Oggi i confini europei sono sottoposti ad una sollecitazione senza
precedenti. Migliaia di persone, i cui profili sono riconducibili alle
categorie del diritto d’asilo, stanno mettendo a dura prova i
dispositivi della frontiera mettendone al tempo stesso in evidenza
limiti ed ipocrisie. Uno dei nodi chiave è quello che riguarda i confini
interni dell’Unione che, non solo per migranti e rifugiati, ma anche
per gli stessi cittadini comunitari, sono oggi al centro di un intenso
dibattito.
A partire dall’esperienza della Carta di Lampedusa e ridosso dell’appuntamento del 21 giugno, il no Borders Train,
che dalla Stazione di Milano partirà per violare i confini interni
all’Europa, guardando alle mobilitazioni del 26 e 27 giugno a
Bruxelless, dove convergerà la marcia dei rifugiati e dei migranti,
discuteremo di confini europei e di Europa, di questo spazio che fatica a
prendere forma, ostaggio di interessi nazionali e ipocriti retoriche
con:
Giusi Nicolini, da Lampedusa
Sandro Mezzadra, Università di Bologna
Gianfranco Bettin, Sociologo e Assessore del Comune di Venezia
Umberto Curi, Università di Padova
Introduce Nicola Grigion, Melting Pot Europa
Conduce Alessandra Sciurba, Melting Pot Europa
No Borders Train
La Carta di Lampedusa
Sherwood Festival