Siamo uomini o comandanti…

18 / 1 / 2012

"Felice il popolo che non ha bisogno di eroi" (B. Brecht). Sarebbe bastato dire caporali, un tempo, molto tempo addietro.

Ma il tempo passa, ma non la mediocrità dell’uomo italiano che si fregia dopo il caporale, il commendatore, il dottore e il cavaliere anche dei gradi di comandante.

Comandanti appunto, un tale Schettino e un tale De Falco, il vile e l’eroe. Insomma due italiani veri.

Due divise, due gradi, due responsabilità, due autorità ma nessuna autorevolezza, nessun coraggio, nessuna umanità.

Certo, nessuna autorevolezza: uno nel dirigere un circo galleggiante emblema e paradigma di una società fuori controllo se non della sua crisi. Ma comunque un capitano, omaggiato e considerato dai suoi capi e colleghi. Un capitano esperto e che si attiene a ciò che gli dicono di fare, per il bene e la felicità di tutti i suoi passeggeri e della ditta. Poi l’orrore, la tragedia; l’errore o solo l’oscuro disegno di un destino crudele e arriva il "si salvi chi può". E allora il pubblico ludibrio e il vae victis !

Già, "guai ai vinti", che in questo paese è uno sport nazionale, dopo il "si salvi chi può", dove se sei meno di un capo di governo rischi il linciaggio fisico altrimenti basta quello mediatico e morale.

L’altro capitano era seduto alla sua scrivania, a fare ciò che gli dicono di fare , al capo del telefono tutto preso nello sputare ordini e insulti come prevede il suo ruolo, come in questo paese piace fare a tutti i comandanti, dal più piccolo responsabile al capo della Fiat.  Niente di sbagliato ma tutto abbastanza sufficiente per diventare eroe,  per essere quello dalla parte giusta;  la parte dove nessuno ti fa domande e dove la responsabilità è quella di non dover rendere conto a nessuno, o al massimo ai tuoi sodali.

La verità è che in questo paese le uniche barche che affondano sono quelle dei migranti che provano ad arrivare sulle nostre coste (ben prima di arrivare sugli scogli) e di mezzi di soccorso che costano troppo per salvarle.

La Costa Concordia si è adagiata sui bassi fondali  dove tutto questo paese ama sguazzare ed il recupero del relitto e del carburante sarà un business  incredibile (poi l’armatore s’è già costituito parte civile contro un comandante che non è affondato con la sua nave che non è affondata).

E allora che non si rompano troppo i coglioni  - termine onomatopeico stile “cazzo torna sulla nave” - con l’etica, la pietas, l’ambiente e il bene comune, perché il comandante (non) è morto : e allora viva il comandante.

Forse questa storia  ricorda tante altre storie ma la memoria non è la dote migliore di un comandante che tutto sa e molto ha visto ed ha lo sguardo fisso all’orizzonte, al futuro …

  … ma con gli occhi degli uomini che intanto per viver ci hanno rimesso la pelle.