EuroPassignano2013

Sovvertire il presente, reinventare l'Europa: una nuova politica per il comune

Tre giorni di confronto a Passignano sul Trasimeno (Perugia)

29 / 8 / 2013

Invito a Passignano sul Trasimeno (Perugia) dal 5 all’8 settembre 2013

E’ un grande passaggio d’epoca quello che stiamo vivendo. Formidabili lotte e movimenti, dalla Turchia al Brasile, scandiscono il ritmo di un mutamento profondo degli assetti e delle geografie del capitalismo a livello mondiale. Le sollevazioni che hanno scosso il Maghreb e il Mashreq a partire dalla fine del 2010 sono ben lungi dall’essersi esaurite: le ipotesi di stabilizzazione che si erano organizzate attorno all’“islamismo moderato” appaiono messe radicalmente in discussione dagli sviluppi tunisini ed egiziani di questi mesi, mentre venti di guerra continuano a spazzare la Siria. La crisi dell’egemonia statunitense rivela il suo versante conflittuale, con grandi masse che lottano per uscire dalla povertà, con moltitudini metropolitane che insorgono ponendo domande radicali sulla qualità dello “sviluppo”, ma anche con il profilarsi di nuovi fronti di conflitto strategico. Il tutto mentre la crisi globale cominciata nel 2007-2008 continua a segnare, con un impatto certamente differenziato dal punto di vista geografico, il quadro complessivo di riorganizzazione del capitalismo. In Europa, in particolare, non accenna ad allentarsi la morsa dei programmi di austerity, che hanno investito con violenza soprattutto i Paesi del Mediterraneo.

E’ proprio la dimensione europea quella che vogliamo mettere al centro del seminario di Passignano. Siamo convinti che l’Europa sia stato il limite fondamentale contro cui si sono scontrati movimenti e lotte che negli ultimi anni, ad esempio in Grecia e in Spagna, hanno pur conosciuto livelli molto alti di generalizzazione. Rompere questo limite, spostare sul livello europeo il baricentro della proposta e dell’azione politica, costruire dispositivi di conflitto e di antagonismo sullo stesso piano su cui agiscono i poteri che condizionano le nostre vite è quanto ci proponiamo. Una politica della trasformazione, un nuovo programma che sappia reinventare libertà e uguaglianza all’altezza dei bisogni e delle domande che emergono da una composizione radicalmente nuova del lavoro, delle relazioni, della cooperazione sociale: tutto questo, nella parte del mondo in cui viviamo, è per noi possibile soltanto dentro uno spazio europeo radicalmente rinnovato da lotte e movimenti che lo pratichino immediatamente come spazio comune.

Dai movimenti dei migranti abbiamo imparato che i confini istituzionali dell’UE vanno assunti come limiti da criticare e forzare. Le lotte in Turchia, nel Maghreb e Mashreq, ma anche l’intensità con cui abbiamo seguito in questi anni i processi politici latinoamericani, hanno ulteriormente contribuito a spiazzare e “provincializzare” il nostro sguardo sull’Europa. Pensiamo di essere bene attrezzati, da questo punto di vista, a immaginare un’Europa che non potrà più in alcun modo pretendere di porsi al centro del mondo. Ma la nostra Europa dobbiamo immaginarla e costruirla politicamente a partire dalle lotte e dai movimenti che esprimono il rifiuto dell’austerity e il desiderio di una vita più ricca perché più libera, uguale e giusta. La critica radicale delle istituzioni europee non può significare – contrariamente a quel che continuano a pensare molte forze di “sinistra” – un ritorno allo Stato nazionale. Quest’ultimo, quantomeno in Europa, appare svuotato di ogni capacità di riqualificare politiche sociali ed economiche anche moderatamente riformiste per fronteggiare la crisi. Solo nello spazio europeo è possibile oggi immaginare un “welfare del comune”, politiche di rottura sui terreni del reddito, della salute, della formazione, e più in generale dei bisogni e dei desideri che caratterizzano la cooperazione sociale e il lavoro vivo contemporaneo. La ricerca che abbiamo intrapreso negli ultimi anni sul tema del “comune”, ma anche le esperienze di lotta e organizzazione che si sono sviluppate attorno ai “beni comuni” in Italia ci indicano la direzione in cui procedere su questi terreni. Ed è questo il secondo asse su cui vogliamo ragionare a Passignano.

E’ giunto per noi, ancora una volta, il momento di ricominciare. L’esperienza da cui proveniamo, all’interno della rete UniNomade, non è riuscita a superare un limite essenzialmente politico. Non siamo cioè riusciti a pensare e praticare una politica della trasformazione radicale all’altezza del nostro presente. E’ questa urgenza che vorremmo mettere al centro del seminario di Passignano, per riprendere il cammino: che cosa significa fare politica oggi è la domanda essenziale che ci guiderà nel nostro lavoro e nella nostra discussione.

Vi aspettiamo a Passignano!

Per iscriversi al seminario e per informazioni: [email protected]

Per iscriversi alla mailing di lavoro in preparazione del seminario mail to [email protected] Partecipano tra gli altri: Giso Amendola, Marco Assennato, Marco Bascetta, Moira Bernardoni (Istanbul), Beatrice Busi, Ilaria Camplone, Giuseppe Cocco (Rio de Janeiro), Girolamo De Michele, Francesco Festa, Dario Lovaglio, Maria Rosaria Marella, Costanza Margiotta, Lorenzo Marsili, Sandro Mezzadra, Toni Negri, Luca Nivarra, Matteo Pasquinelli, Roberta Pompili, Judith Revel, Carlo Romagnoli, Raúl Sanchez (Madrid), Marco Silvestri, Tiziana Terranova, Federico Tomasello, Benedetto Vecchi.

Blog: europassignano2013.wordpress.com

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PROGRAMMA

Giovedì 5 settembre

- Ore 17.00 – Presentazione del seminario a cura delle compagne e dei compagn* attiv* in Umbria

- Ore 17.30 – 20.00. Dalla Turchia al Brasile: per un nuovo discorso su comune e metropoli Toni Negri introduce, modera e anima questa discussione intorno alle forme di una nuova politica per il comune, a partire dai conflitti che hanno recentemente attraversato Turchia e Brasile raccontati da due attivisti che vi hanno partecipato, Moira Bernardoni (Istanbul) e Giuseppe Cocco (Rio de Janeiro).

- Ore 21.30. Laboratorio politico-letterario: precarietà, nocività, illegalità nelle narrazioni del lavoro. Si parla di precarizzazione illegalità e nocività sul duplice versante sia dal lato del comando che da quello della resistenza di lavoratori, vecchi e nuovi, con tre romanzieri che hanno narrato figure del lavoro dal Novecento agli Anni Zero: Cecco Bellosi (Con i piedi nell’acqua, LeMilieu 2013), Alberto Prunetti (Amianto, AgenziaX 2013), e Andrea Scarabelli (La velocità di lotta, AgenziaX 2013).

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Venerdì 6 settembre

-Ore 10.00 – 13.30. Oltre il limite: pratiche e strategie per il Commonwealth europeo Una discussione tesa a riprendere e “occupare” il tema e lo spazio dell’Europa come dimensione politica costituente delle lotte, del comune, di un nuovo welfare, introdotta da Sandro Mezzadra e animata da Lorenzo Marsili (European Alternatives), Raúl Sanchez (Madrid), Costanza Margiotta (UniPd) e Francesco Festa.

-Ore 15.30 – 19.30. Tavoli e laboratori di discussione e autoformazione*

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Sabato 7 settembre

-Ore 10.00 – 13.30. Pratiche politiche del comune per un nuovo welfare Si discute di come costruire il comune reinventando il welfare, anche a partire dalle esperienze dei movimenti per i beni comuni: Giso Amendola introduce un dibattito seminariale con Maria Rosaria Marella (UniPg), Luca Nivarra (Costituente dei beni comuni), Laboratorio Smaschieramenti (Bologna), Pietro Massarotto (Naga-Milano).

-Ore 15.30 – 19.30. Tavoli e laboratori di discussione e autoformazione* -Ore 21.30“I racconti del sesto amore”: gli Anarcogastronauticijc propongono una performance teatrale intorno a tre racconti dell’antologia La manica tagliata dello scrittore cinese Ameng di Wu, dedicata agli “amori innaturali”.

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Domenica 8 settembre

-Ore 10.00 – 15.00. Assemblea plenaria costituente di un nuovo progetto politico e teorico, spazio comune di elaborazione e iniziativa politica.

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* I tavoli e laboratori di discussione e autoformazione sono ancora in corso di definizione e aperti al contributo e alle proposte di tutt* coloro che vorranno parteciparvi, verranno specificati con più precisione a ridosso e nel corso del seminario stesso. Saranno animati, fra gli altri, da: Marco AssennatoMarco BascettaIlaria CamploneGirolamo De Michele, Dario Lovaglio, Matteo Pasquinelli, Roberta PompiliJudith Revel, Carlo Romagnoli, Marco SilvestriTiziana TerranovaFederico Tomasello, Benedetto Vecchi. Vi si affronteranno in particolare questi temi:

– La metropoli nel punto di intersezione fra insorgenza e controllo, fra comando capitalista e forme di vita della moltitudine, fra frammentazione e inediti processi di soggettivazione.

– Formazione e autoformazione nel progetto politico e teorico che si va costruendo a partire da EuroPassignano 2013.

– Reti, comunicazione e cooperazione nei processi di reinvenzione dell’agire politico.

– Il Welfare del comune a partire dal tema della salute.

>>> Il presente programma potrà subire ancora piccole variazioni inerenti ai tempi e ai relatori.

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Avviso a i/le naviganti #1

16 agosto 2013

Cominciamo a dire: Europa.

Individuiamo, con più precisione, l’oggetto specifico del nostro lavoro – piuttosto, lo spazio d’analisi a partire dal quale produrre lavoro politico. Cominciamo dunque a dire: Europa. Perché? Per il semplice fatto – semplice e duro come un sasso – che la struttura centrale del comando si è ormai definitivamente fissata altrove dal piano nazionale e da ogni corrispettivo livello istituzionale repubblicano – piuttosto a Francoforte che a Berlino. E’ dunque sull’asse che stringe le lotte e le resistenze di classe e moltitudinarie al comando monetario europeo che intendiamo soffermarci, nella nostra discussione. Si discuterà dunque di cosa significhi assumere l’Europa come spazio specifico e punto focale delle lotte per la democrazia e per il comunismo. Non sarà facile collocarsi a quell’altezza concettuale e politica: crediamo, però, che se riusciremo a stabilire una propedeutica per l’approccio al tema lotte/Europa, molte cose nei prossimi anni diventeranno più chiare e, forse, facili da fare. Nella nostra esperienza la definizione del luogo da cui parlare, è sempre stata fondamentale per ricostruire movimento.

Che cosa vuol dire lottare contro la Banca Centrale? Portare la nostra esperienza e la nostra teoria a rispondere a questa domanda – attraverso la lotta metropolitana sui temi del reddito e del comune, attraverso la costruzione di istituzioni del comune – bene, questo è quanto cominceremo a fare a Passignano e continueremo a fare poi. Naturalmente si tratterà di parlare di politica in maniera nuova. Di politica: e cioè di tutti gli strumenti (anche di leggi) utili a costruire un programma di lotte sull’Europa, subordinandogli ogni iniziativa. Se diciamo: “in maniera nuova” è per sottolineare la nostra sete di conoscenza comune, il desiderio di costruire concetti che afferrino il reale e capovolgano il dispositivo di comando. Perciò formazione, non potrà più essere – se mai qualcuno l’avesse pensato – sinonimo di una qualsivoglia tradizione: ma lavoro comune per imparare a guardare il mondo.

Sia chiaro: nell’attuale panorama istituzionale europeo, il livello della rappresentanza può essere solo riconosciuto come impedimento oggettivo allo sviluppo dei movimenti. La discussione sulle prossime elezioni europee finisce così con l’essere corruttiva del punto di vista sovversivo che urge e pressa il presente. In questa fase intendiamo separare radicalmente composizione tecnica e composizione politica delle moltitudini. Delle istituzioni esistenti (e delle competizioni elettorali) possiamo produrre solo critica. Quel resto di socialismo europeo che affoga nella morsa del pareggio di bilancio, non saremo certo noi a salvarlo. Delle forze tecnocratiche, dei passacarte di Francoforte e dei sacerdoti della Troika, come del contro effetto nazionalista che le loro politiche inevitabilmente produrranno nelle prossime scadenze elettorali possiamo solo dire: ecco il volto del nostro prossimo avversario.

In questo contesto, e solo a partire dal livello europeo, intendiamo certo porre in questione lo scenario italiano. Ancora una volta: è di critica, che si tratta. Leggere la rottura dei poteri istituzionali in Italia attraverso le lenti della critica radicale del diritto repubblicano, proporre una via di fuga dallo scontro tra gli alti gradi della magistratura e i vertici della rappresentanza politica, decostruire l’ideologia di tutte le soluzioni giudiziarie messe a servizio della mediocrità stessa della politica e delle sue istituzioni. La soluzione non si trova tra i banchi di Montecitorio, né siederà tra gli scranni del Parlamento Europeo. Ma dentro la crisi istituzionale che si apre, i movimenti possono subentrare duramente con un discorso chiaro e senza ambiguità – anche a partire dal dibattito “a sinistra” – e porre in evidenza senza inchini e salamelecchi un tema fondamentale, ovvero la trasformazione e ridefinizione della carta costituzionale. L’Italia è stata una repubblica fondata sul lavoro. L’Europa sia il continente di una democrazia assoluta fondata sul lavoro vivo, sulle donne e gli uomini che producono saperi, cura di sé, forme di vita. Ogni generazione ha diritto alla sua costituzione.

Per noi si tratta di costruire strumenti di lotta che rivendichino questo diritto. Allora innanzitutto dobbiamo individuare le nuove enclosures nell’economia della conoscenza ed abbatterle; riappropriarci del comune; definire una legge di stabilità del reddito universale di esistenza come premessa anticapitalista del riconoscimento della produzione permanente di cui siamo portatori; rivendicare come reddito quella produzione di valore che viene estratta dalla rendita finanziaria. Questo è il nostro costruire concetti: definire un potere costituente per salvaguardare, dentro il dispositivo formale, una strategia incrementale del conflitto.

Come si vede, non crediamo affatto che le figure della rappresentanza politica, in qualunque forma e in qualsiasi luogo siano prese in considerazione, possano oggi essere utili a risolvere i nostri problemi. Avrebbero il solo effetto di spostare l’attenzione critica e militante su elementi secondari e spesso opportunistici – comunque decentrati rispetto alla realtà ed al programma specifico dell’élite egemonica europea. Quello che ci interessa è piuttosto confrontarci con la nuova consistenza del governo capitalista, come contropotere espresso dal nuovo proletariato. Abbiamo bisogno di identificare sul livello europeo punti di scontro nella misura e nella dimensione di Rio o di Taksim. Su questo terreno convocare alla discussione tutte le forze – sì proprio tutte – che in Italia hanno vissuto gli anni del disfacimento della democrazia postbellica, ci sembra necessario e utile: non certo per costruire scenari elettorali. Chi sente il bisogno di esercitarsi in piccole tattiche e minuscole strategie per le elezioni europee non troverà nulla di interessante nella nostra discussione. E neppure coloro che pensano di rievocare attraverso un logoro sindacalismo di base, vecchi fantasmi gruppettari: le moltitudini europee non difettano di organizzazione. Le forme di vita e i conflitti che attraversano le metropoli sono ricchissime di capacità politica. Si tratta di non disperderla, di leggerla e interpretarla.

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Globalproject seguirà i lavori dell’incontro e, nei prossimi giorni, pubblicherà una selezione dei materiali preparatori, reperibili integralmente sul blog EUROPASSIGNANO2013