Spagna 22.05 - Lo sciopero dell'educazione è stato un successo

23 / 5 / 2012

La crisi non può essere la giustificazione per tutto. Bisogna, infatti, evidenziare che le misure economiche portate avanti nello stato spagnolo non sono l’esito di proposte leggitime e popolari, ma l’esito di riforme illegittime e impopolari favorite dagli impatti psicologici che le società subiscono in situazioni di crisi. In questo modo le crisi vengono usate per introdurre riforme neoliberali che contribuiscono allo smantellamentto dello Stato del Benessere (il Welfare). “L’Educazione é un diritto universale e non un privilegio”, cosí dovrebbe essere garantito dall’articolo 27 della Costituzione spagnola. Tuttavia il governo del PP sta limitando l’accesso gratuito e universale a questo diritto fondamentale. Per giustificare le misure adottate il governo ricorre alla motivazione dell’eccezionalitá della situazione (“misure eccezionali in situazioni eccezionali”) e accusa i cittadini di sprecare soldi abusando dei servizi pubblici. Con queste scuse si impongono politiche che vanno contro l’interesse delle maggioranze sociali, applicando tagli nei servizi basici. Le misure di risparmio nell'ambito educativo colpiscono tutti i livelli educativi in maniera temporanea o permanente e implicano le modifiche parziali delle leggi organiche dell'educazione (LOE) e dell’università (LOU). Con la prima riforma, il massimo di alunni per aula nelle scuole pubbliche e parificate potrà aumentare un 20% a partire dal prossimo anno scolastico (25 alunni per ogni aula nelle scuole primarie e 30 nelle scuole secondarie). D’altra parte si aumenta l’orario lavorativo dei professori. I docenti dell’educazione pubblica e della parificata negli asili e nelle scuole primarie avranno un minimo di 25 ore di lezioni settimanali da svolgere, mentre saranno di 20 nelle scuole secondarie di primo e secondo grado. Inoltre, nel caso di assenza di un docente, la sostituzione avverrà solo a partire dal decimo giorno di malattia tenendo conto esclusivamente dei giorni feriali, arrecando un danno qualitativo all'insegnamento. Le università potranno aumentare le tasse di acceso all’istruzione pubblica fino a un massimo del 66%. Le nuove matricole pagherebbero una media di 540 euro in più; in questo modo gli studenti passerebbero a pagare autonomamente il 25% del costo della loro iscrizione universtaria, rispetto al precedente 15%. Se consideriamo che il prezzo di ogni matricola annuale è di circa 1000 euro annui, questo incremento di 540 euro si traduce appunto, in un aumento del 66% delle tasse. Inoltre il decreto legge obbligherebbe gli studenti, nel caso che non riuscissero a superare gli esami nel corso annuale a coprire la spesa tra il 30% e il 40% nella seconda matricola , dal 65% al 75% nella terza e dal 90% al 100% a partire dalla quarta matricola. [In Spagna funziona che ogni insegnamento al quale ci si iscrive viene valutato e lo studente che lo inserisce nel piano di studio paga il 15% come tassa d'iscrizione. Se non si supera nelle due sessioni a disposizione, va reinserito nel piano di studi l'anno seguente, la cosiddetta seconda matricola, e così via] Bisogna rendere noto che il sistema di studi universitario spagnolo funziona in maniera diversa da quello italiano. Dopo il “Processo Bologna”, la struttura dei cicli formativi è cambiata, la maggior parte degli indirizzi è passata dalla durata di 5 a 4 anni. Ogni anno accademico ha 60 crediti ECTS. Ognuno di questi crediti equivale a 25 ore di lavoro dello studente, includendo le ore presenziali e le ore di studio dedicate fuori dell’aula. L'immatricolazione puó essere completa (60 crediti all’anno) o parziale (da 30 a 59 créditi all’anno). Ogni corso è composto da un determinato numero di materie e ogni materia ha due apelli, se non si supera il secondo appello l’anno successivo bisognerà immatricolarsi di nuovo, cosa che non potrá avvenire piú di 4 volte. In questo modo, con le nuove riforme economiche d’immatricolazione, uno studente alla quarta immatricolazione dovrá far fronte a una salita delle tasse del 203%, aumentando il costo della matricola di quell'unica materia a 4.000 Euro. Questi tagli all’Educazione, che corrispondono a uno stanziamento del 21,9% in meno rispetto a quanto era stato previsto nel 2011, suppongono la negazione dei diritti costituzionali che dovrevvero essere garantiti. Inoltre, non solo si tratta di RI-pagare l’Educazione pubblica, ma di RI-pagare un servizio che stanno dequalificando. Il rifiuto di queste misure da parte della comunità universitaria é stato immediato e unanime. Dalla “Conferencia de Rectores de Universidades Españolas” [la Crui spagnola] alle associazioni e assamblee degli studenti, passando per tutti i sindacati presenti nelle università, è stato mostrato il rifiuto ai tagli. Infatti, queste misure fomentano ancora di piú un modello universitario “elitista” che potrebbe escludere dall’istruzione universitaria i figli delle classi lovoratrici meno abbienti. Dalla piattaforma “Toma la Facultad”, che riunisce le assamblee universitarie di Madrid, la manovra viene classificata come “un attacco all’accesso e alla continuità negli studi della maggior parte dello studentato universitario”. Le prime mobilitazioni si sono svolte il 10 Maggio, quando sono stati convocati in diverse città spagnole i cortei sotto lo slogan comune “No al TIJERETAZO”. Ma il vero blocco è avvenuto oggi 22 Maggio, quando per la prima volta nella storia della democrazia spagnola è stato convocato uno sciopero unitario che ha coinvolto tutti i livelli del sistema educativo statale. La mattina del 22 Maggio è segnata dallo sciopero educativo convocato a livello statale dai sindacati dei lavoratori e dal movimento studentesco in rifiuto delle politiche di austerità e dei tagli del governo di Mariano Rajoy. Le facoltà e i campus di tutta la Spagna si svegliavano avvolte da un ambiente combattivo e rivendicativo. In alcune facoltà, come ad esempio quella di Scienze Politiche e Sociologia dell’Università Complutense di Madrid o quelle di Siviglia o Barcellona, gli studenti hanno passato la notte in occupazione realizzando materiale per le manifestazioni e pianificando la diffusione dell’informazione dei programmi della giornata di sciopero. Nella maggior parte dei centri universitari c'è stata una scarsa assistenza degli studenti e dei lavoratori, evidenziando i casi di Sevilla e Zaragoza dove l’adesione allo sciopero, secondo gli studenti, ha comportato il blocco totale delle attività. Nelle università di Madrid da notare la presenza di picchetti informativi gestiti da studenti e precari, mentre le poche lezioni che si sono svolte sono state interrotte da “los pasaclases”, gruppi di studenti in mobilitazione che passano a informare i presenti. In certi atenei si sono svolte chiusure simboliche delle facoltà e blocchi stradali, a dimostrazione che oggi era una giornata segnata da uno sciopero storico, perchè con le manovre governative è in gioco l’educazione e l’universitá pubblica, così come i diritti fondamentali dei cittadini. È opportuno evidenziare le cariche della polizia avvenute nella facoltà di Scienze Politiche e Sociologia della UCM, dove due studenti che realizzavano attivitá di diffussione dello sciopero sono stati arrestati dalle unitá d’intervento della polizia statale. Il pomeriggio, praticamente in tutto lo stato spagnolo, si sono tenute delle manifestazioni unitare di tutte le soggettivitá del mondo educativo. Concretamente, gli studenti di alcune università hanno partecipato ai cortei con “cartelli” propri, com é successo a Madrid attraverso la piattaforma “Toma la facultad”.

La giornata di sciopero é stata un successo. Un successo che non si fermerà in questo giorno di lotta, ma che andrà sviluppandosi e crescendo nella misura in cui questo governo continui praticando politiche di restrizione del diritto all’Educazione e di fomentazione del lucro privato a spese dell’educazione di tutti. Perché quando si decide di risparmiare sull’educazione si va contro il benessere di tutte le persone. Non si puó permettere che la socializzazione delle perdite provocate da un modello di sviluppo insostenibile, che salva le banche e distrugge l’educazione, si traduca in un peggioramento dei servizi sociali e culturali fondamentali.

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