Spagna - Intervista con Raul Sanchez

20 / 7 / 2012

La giornata di ieri è stata straordinaria. Non c'era mai stata una mobilitazione tale dal periodo democratico. Il 99% si è espresso in piazza in maniera compatta e in maniera maggioritariamente  pacifica e determinata contro il Governo.

Il tutto avviene in un momento di assoluta mancanza di legittimità del Governo. Oggi più che mai, dopo i movimenti del 15 maggio nati sull'onda delle proteste nei paesi arabi, non si capisce come si potrà governare la crisi in Spagna dal punto di vista del sistema dei partiti.

La giornata di ieri ha avuto un estensione statale così come per le mobilitazioni del 15 maggio 2011 e sappiamo in Spagna quanto difficile sia avere una dimensione nazionale.

Le mobilitazioni di questi giorni hanno un ampio spessore sociale. Si parla del 99% proprio per la complessità dei soggetti che protestano.

In piazza in questi giorni ad esempio sono scesi i lavoratori del pubblico impiego. Quelli che in generale ci immaginiamo sarebbero stati gli ultimi a mobilitarsi. Stiamo parlando ad esempio dei poliziotti.

Stiamo parlando dei vigili del fuoco. Di tanti che nelle proteste degli ultimi giorni hanno dato vita a forme di disobbedienza civile, di una generalizzazione di comportamenti messi in campo dal movimento del 15 maggio.

Sono forme di espressione della società che è contro lo stato, contro il sistema dei partiti.

Per i prossimi giorni sono attese altre iniziative. Sabato ci saranno le marce dei disoccupati, sviluppate dentro i percorsi del movimento del 15 maggio. In questa situazione, dopo la mobilitazione storica di ieri, immaginiamo che ci sarà molta gente anche perchè da parte del Governo non sanno come disinnescare questo processo che sta portando verso una "crisi di governo", che non ha un "pianoB", che non ha dietro uno scenario chiaro, una sorte di "crisi costituzionale".

E' come se non ci fossero più meccanismi interni alla governace ed è difficile immaginare una "soluzione tecnica" come quella italiana. Dal punto di vista della governace non c'è molto di diverso da quello che viene fatto.

Contemporaneamente è considerata inaccettabile e illeggittima ogni scelta che non passi attraverso una dimensione democratica minima, sia essa un referendum sul memorandum, nuove elezioni con un sistema diverso. Tutte questioni poste in questi mesi dai movimenti.

Senza questo la situazione si presenta senza esiti chiari ma, senza essere troppo ottimisti, molto aperta dal punto di vista di una trasformazione politica e sociale.

Ovviamente bisogna tener conto del "contagio" europeo. La maturazione della situazione in Spagna è enorme ma allo stesso tempo senza una dimensione immediatamente europea che colleghi tutto quello che sta succedendo in Italia, Grecia, Portogallo etc .. si fa fatica a vedere come possono andare le cose.

C'è una situazione di una società con tutte le sue contraddizioni e differenze interne che si presenta contro la legittimità stessa del Governo. C'è una per certi versi una situazione esplosiva, che deve però configurarsi come progetto, come alternativa anche in una dimensione pratica che attacchi gli assetti di potere che hanno creato questa situazione, quella che definiamo la dittatura della finanza.E' stao questo insieme di poteri, la troika etc .. ha imporre le misure. Di questo c'è coscienza ma nello stesso tempo la lotta è oggi contro il governo Rajoi. C'è una sorte di gap del processo che fa appello fortemente ai movimenti, ai cittadini europei e immediatamente ai paesi del sud, ai Pigs. Tutto questo di fronte all'insostenibilità e allo sfascio totale creato da questo tipo di politiche.

Spagna - Intervista a Raul Sanchez