La storia della lotte dei comitati contro discariche ed inceneritori ha segnato in maniera importante molti territori di Napoli e provincia e della Campania tutta. Per anni le lotte che si sono articolate sui territori hanno visto tra le principali rivendicazioni di centinaia di migliaia di cittadini, l’applicazione di un piano alternativo dei rifiuti che partisse dalla raccolta differenziata e dall’impiantistica a freddo, a cominciare dagli impianti di compostaggio, come alternativa concreta al ciclo integrato dei rifiuti fondato su discariche ed inceneritori e soprattutto sul disastro ambientale sistematico, sullo spreco dei fondi pubblici, sulla corruzione ed il malaffare. Per questo riteniamo necessario articolare la nostra posizione sulla volontà di costruire un sito di compostaggio nel quartiere di Scampia, premettendo che con migliaia di altri cittadini campani, da un decennio abbiamo lottato e sacrificato anche le nostre libertà per impianti come questi contro la logica dell’incenerimento. Siamo favorevoli agli impianti di compostaggio e li riteniamo la base per la costruzione di un vero ciclo virtuoso dei rifiuti.
1. Sulla vicenda di Scampia però non possiamo non cominciare
sottolineando come, l’amministrazione comunale di Napoli, abbia agito su
questa vicenda in un modo assolutamente unilaterale rispetto ai
cittadini del territorio. Da oltre una anno ci vengono raccontate le
“bellezze” della democrazia partecipativa sbandierata ai quattro venti
dall’assessore Lucarelli e dal sindaco. Consulte, consultine e
consultone, che fino ad ora hanno prodotto centinaia di ore di
discussione ed assolutamente nulla di concreto. L’esempio di ciò che è
avvenuto a Scampia ci sembra paradigmatico di come l’amministrazione
comunale intenda concretamente la partecipazione. Ovvero come una
semplice comunicazione. Nonostante le realtà associative del quartiere
di Scampia, insieme a noi e tante altre realtà territoriali che da anni
si battono sul tema del ciclo virtuoso dei rifiuti, abbiano chiesto da
subito un coinvolgimento diretto sulla vicenda, da parte del Comune di
Napoli non abbiamo mai avuto l’attivazione di un tavolo operativo sul
tema. E nemmeno le mille consulte, consultine e consultone, a cui con
genuina proposizione civica e politica abbiamo sempre preso parte, sono
mai state convocate sul tema con possibilità di praticare davvero una
partecipazione dal basso che significa solo ed esclusivamente cessione
di sovranità.
Il metodo con cui fino ad ora l’amministrazione comunale di Napoli ha agito rispetto alla vicenda dell’impianto di compostaggio a Scampia, ci lascia dunque non solo amareggiati ma ci disvela anche come “le bellezze” della democrazia partecipativa siano buone solo per la comunicazione demagogica. La scelleratezza dell’azione amministrativa del Comune ha permesso il sorgere di associazioni che mistificano sul presunto arrivo della “monnezza a Scampia”. Sappiamo bene come elementi del Pdl e vecchi arnesi fascisti, con la complicità malcelata di elementi del Partito Democratico, siano i burattinai di questa protesta che si sta esplicitando, onestamente su un livello di partecipazione abbastanza scarso, nella terribile mentalità NIMBY:“Il compostaggo fatelo nella Municipalità accanto”. Agli esponenti politici che cavalcano l’onda, ricordiamo che i loro partiti hanno dato al territorio della ottava municipalità la discarica di Chiaiano che ha segnato il territorio dell’area nord di Napoli e porta la firma del governo Berlusconi di centro destra e dell’amministrazione regionale democratica di Antonio Bassolino. E’ oggettivamente vero che il territorio ha già pagato un prezzo, quello che i loro partiti c’hanno presentato come la risoluzione all’emergenza rifiuti, ovvero una ennesima discarica che si è rivelata una bomba ecologica. Per questo consigliamo a lor signori di riflettere sui loro fallimenti e sulle loro malefatte.
2. Ciò detto pensiamo che la volontà, espressa con la delibera votata dalla giunta comunale di Napoli del maggio scorso, di costruire impianti di compostaggio in città a cominciare da Scampia, dove dovrebbe sorgere un vero e proprio ecodistretto, sia un passo importante che va nella direzione dell’applicazione del piano alternativo dei rifiuti.
In Campana il solo impianto di compostaggio esistente si trova a Salerno e serve solo 180 mila utenti. Napoli e la sua provincia con circa 3 milioni di abitanti per smaltire la frazione umida paga – aumentando così la TARSU- 150 euro a tonnellata per portarla in Sicilia! Quindi la costruzione di un impianto di compostaggio permetterebbe innanzitutto di abbassare i costi della TARSU che grava sui cittadini. Inoltre solo con gli impianti di compostaggio si può pensare di poter aumentare significativamente in termini di qualità e di quantità la raccolta differenziata porta a porta. Smaltendo la frazione umida negli impianti di compostaggio, abbiamo la possibilità di ridurre la quantità di rifiuti da dover smaltire in altri impianti nocivi per la salute e per l’ambiente.
Riteniamo urgente un piano complessivo dell’impiantistica che cominci a guardare come territorio di riferimento Napoli e la sua provincia, dove il fattore demografico caratterizza in termini di produzione dei rifiuti il territorio come quello decisivo per l’intera regione. Per questo pensiamo che gli impianti di compostaggio della città di Napoli debbano essere messi al servizio della provincia, a cominciare dai comuni limitrofi al quartiere di Scampia, ovvero quelli a nord di Napoli, nell’ottica della costruzione di un processo di estensione del ciclo virtuoso dei rifiuti su tutta l’area metropolitana.
A
chi, come gli amministratori di centro destra, ci lancia la
provocazione di spostare il sito di compostaggio da Scampia a Chiaiano,
rispondiamo che siamo favorevoli a costruire impianti di compostaggio
dappertutto a partire dai nostri territori, a Chiaiano, a Marano, a
Mugnano. Non in sottrazione di quello di Scampia ma in aggiunta, visto
che la realizzazione di impianti piccoli e funzionali al territorio è
senza dubbio una soluzione migliorativa per l’applicazione del ciclo
virtuoso dei rifiuti. Certo non saranno i lacchè di Berlusconi, noi e lo
stesso sindaco di Napoli a decidere dove sorgerà l’impianto, ma, come
previsto, solo uno studio di fattibilità sui cui chiediamo che ci sia la
partecipazione delle realtà territoriali.
Proprio all’interno del Parco delle Colline Metropolitane, ente gestito
in maniera pessima da anni dal suo presidente Agostino Di Lorenzo,
potrebbe trovare spazio un impianto di questo tipo. E magari finalmente
si potrebbero dare risposte ai cittadini ed ai comitati che chiedono un
vero piano partecipato per il rilancio del Parco delle Colline, fino ad
ora al centro di costruzione di discariche e compravendita di cave da
parte del clan dei casalesi, tutto sotto gli occhi del presidente che
non ha mai implementato con forza un piano di rilancio del Parco.
Siamo ben coscienti però che la realizzazione di un impianto di questo tipo deve corrispondere ad alcune e chiare pretese che ci sentiamo di reclamare con forza : la partecipazione allo studio di fattibilità da parte delle realtà territoriali con tecnici di parte; il coinvolgimento diretto delle realtà territoriali nella fase di progettazione attraverso l’attivazione immediata di un tavolo permanente; la gestione pubblica dell’impianto; il controllo popolare sul funzionamento dell’impianto; garanzie sulla qualità della frazione umida portata nell’impianto; la definizione precisa del tempo di sosta degli automezzi. In assenza di una sola di queste prerogative essenziali pensiamo che non si possa realizzare davvero un modello partecipato di governance del processo, che deve prevedere, appunto, il controllo complessivo dei cittadini.
Siamo anche consapevoli che un quartiere come Scampia, dove la marginalità sociale impatta sul territorio in maniera più forte rispetto ad altre zone dell’area metropolitana, ha impellente bisogno di un piano di riqualificazione urbana e sociale. Dall’abbattimento delle Vele e la conclusione della costruzione dei nuovi alloggi alla completa realizzazione della sede dell’Università, da un piano straordinario per il welfare ed i servizi sociali a misure per lo sbocco lavorativo per migliaia di disoccupati di lunga durata che vivono il territorio. Misure che ci sembrano ricoprire una priorità estrema e rispetto alle quali riteniamo che il tessuto associativo del territorio possa sviluppare proposte che vanno di pari passo rispetto alla realizzazione dell’impianto. Chiariamo subito che non ci appartengono logiche compensatorie, anche perchè la costruzione di un impianto di compostaggio per noi non è un danno al territorio. Riteniamo che le misure sopra descritte, di cui Scampia ha disperato bisogno, facciano parte della normale attività che una istituzione si dovrebbe preoccupare di fare.
In attesa di capire come il Comune di Napoli vuole continuare a relazionarsi rispetto alla vicenda del compostaggio a Scampia, da subito faremo partire una campagna di informazione sul territorio dell’area nord per spiegare ai cittadini cos’è un sito di compostaggio e per sottolineare le nostre richieste. Su questi terreni concreti sfidiamo quei rappresentanti del centro destra e del centro sinistra che in queste settimane affondano a piene mani nell’armamentario del populismo e della demagogia.
3. L’area nord di Napoli in queste settimane è stata al centro
dell’interesse del Ministro dell’Ambiente Corrado Clini in merito al
fenomeno dei roghi di rifiuti tossici che appestano l’aria ed i polmoni
dei cittadini di Napoli e della provincia. Ci fa sorridere l’idea del
ministro Clini di inviare addirittura l’esercito presso gli obiettivi
sensibili. Ci chiediamo innanzitutto come si definiscono gli obiettivi
sensibili. Spesso il contrasto a questo fenomeno ha vissuto di una
semplificazione, dai toni fortemente razzisti, che individuavano nella
comunità Rom il cuore del problema. I roghi che vengono appiccati in
tantissimi punti, in alcuni casi anche nei pressi dei campi rom, stanno
contribuendo ad un vero e proprio genocidio se guardiamo anche agli
ultimi dati sull’aumento dei tumori nell’area metropolitana di Napoli.
Il fenomeno dei roghi va contrastato da parte delle realtà di lotta e da
parte delle istituzioni su cui bisogna costruire una campagna di
pressione. Dobbiamo innanzitutto partire dalla definizione precisa del
fenomeno. Perchè si brucia? Chi ne trae vantaggio? Chi raccoglie il
materiale da bruciare?
E’ evidente che esiste un interesse del crimine organizzato e dei
settori imprenditoriali a foraggiare il fenomeno. Si brucia perchè si
abbattono i costi di smaltimento dei rifiuti industriali e dei rifiuti
speciali. Ne traggono vantaggio gli imprenditori e le organizzazioni
criminali che si fanno pagare per il servizio. Le organizzazioni
criminali hanno organizzato un businness intorno al fenomeno dei roghi.
Come è palese, affermare che sia colpa della comunità Rom non solo è
apertamente razzista, ma è anche una descrizione profondamente riduttiva
del fenomeno. Per potenziare nel misure di contrasto non serve
l’esercito, serve investire nel potenziamento dei nuclei ecologici per
le attività di intelligence e dare ai Comuni, fondi per rafforzare i
servizi ambietali dei vigili urbani.
Su questi temi facciamo appello alle realtà associative di Scampia che da sempre si sono battute per un piano alternativo dei rifiuti, che in autonomia ed indipendeza portano avanti le battaglie sociali sul territori, per incontrarsi e confrontarsi per un piano di azione comune su questi temi.
Rete Commons
Comitati antidiscarcica di Chiaiano, Marano e Mugnano.