Talebani e propaganda online: cosa succede in Afghanistan?

31 / 8 / 2021

Alla luce degli ultimi avvenimenti in Afghanistan, dopo la presa di Kabul e la fuga del presidente Ashraf Ghani, cerchiamo di capire cosa sta succedendo tra le grandi piattaforme di social media e i Talebani e come questi le stiano sfruttando per costruire la loro propaganda online.

Nelle ultime settimane l’avanzata delle milizie è stata raccontata, passo dopo passo, sui loro profili Twitter, in particolare sul profilo di Zabihullah Mujahid, che si presenta come l’account twitter ufficiale del portavoce dell’Emirato Islamico dell’Afghanistan. Da questo account sono stati postati moltissimi tweet, foto e video per descrivere le loro numerose conquiste fino a Kabul.

Altro profilo Twitter seguitissimo è quello di Shail Shaheen, che nella sua bio si definisce il portavoce ufficiale per i media internazionali. È l’autore del tweet in cui si mostrano delle bambine e delle ragazze andare a scuola da sole e di quello in cui si vedono delle donne tornare da lavoro indossando l’hijab. Due tweet postati per rispondere alle preoccupazioni internazionali sul destino delle donne e delle ragazze afghane. Ai tre account ufficiali, che da soli raccolgono 800.000 follower, si aggiungono gli account di miliziani Talebani che si presentano, però, come dei semplici cittadini, giornalisti freelance o attivisti per la pace. Da questi account arrivano racconti dettagliati, e praticamente in diretta, di quanto sta accadendo in Afghanistan; allo stesso tempo va esplicitato che, presentandosi come soggetti neutrali, sfruttano il proprio racconto per manipolarlo a vantaggio della loro narrazione. In questo momento Twitter non è usato solo per la propaganda online, ma anche per la diplomazia e le trattative, visto che l’attuale braccio di ferro sul Panshir, dopo che i funzionari locali hanno rifiutato di arrendersi pacificamente, si sta sviluppando a colpi di tweet.

"Centinaia di mujahidin dell'Emirato islamico sono diretti verso il Panshir per controllarlo, dopo che funzionari locali hanno rifiutato di arrendersi pacificamente" così scrivono sui loro account Twitter, dopo l'ultimatum dato alla resistenza nella regione del nord dell’Afghanistan guidata da Ahmes Massoud, che ha più volte ribadito il no alla resa.

È ormai evidente che la strategia comunicativa dei Talebani mira dal punto di vista interno a consolidare il potere nel Paese, nell’ottica dell’unità nazionale, e da quello esterno ad ottenere riconoscimento internazionale.

Facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire come mai sia così importante la propaganda online.

Che i talebani usino i mezzi più moderni nella loro comunicazione non è una novità, quelle che un tempo erano le cassette VHS oggi sono i social media.

Attualmente la loro presenza online, così come l’esprimersi sempre in due lingue, ossia l’inglese e il pashtu, è importante per presentarsi, dopo la presa del potere, con una nuova reputazione al mondo. I talebani tornano al governo - c’erano già stati tra il 1996 e il 2001 - dopo 20 anni di occupazione militare da parte delle truppe occidentali a guida americana e, vista la preoccupazione e attenzione internazionale, è importantissimo il modo in cui il nuovo Emirato Islamico Afghano costruisce la sua immagine. È infatti evidente che il lavoro che sta svolgendo l’ufficio comunicazione è studiato e realizzato da chi conosce e utilizza i social media, con l’obiettivo di trasmettere all’esterno l’immagine di un governo moderato e rassicurante. Questa strategia è l’esatto opposto di quanto accadde quando presero il potere nel 1996. In quel contesto mostrarono il corpo martoriato e impiccato a un palo della luce, con dei dollari in bocca, dell’ultimo Presidente della repubblica dell’Afghanistan Mohammad Najibullah. Evidentemente una narrazione e un immaginario molto distanti da quelli che stanno tentando di costruire oggi e, in quest’ottica, un corretto utilizzo dei social media è indispensabile. Soprattutto perché è un veicolo di comunicazione diretta e, grazie al suo funzionamento, nessun contenuto potrà essere manipolato dai media occidentali. In quest’ottica tutte le immagini di violenza o di atti di forza da parte dei Talebani sono raccontate come una messa in sicurezza del territorio, così come tutte le immagini di persone in fuga all’aeroporto di Kabul vengono utilizzate per dire alla popolazione di non lasciare il paese, rassicurandole sul fatto che è un luogo sicuro e che sarà la casa di tutti gli afghani. Anche la formazione del governo è raccontata sui social con modi di fare istituzionali - con tanto di foto e strette di mano - con un percorso comunicativo che è necessario sia permettere a paesi come la Cina, la Turchia, la Russia o il Pakistan di continuare a mantenere rapporti diplomatici sia per trasmettere un'immagine del nuovo governo che consenta di ottenere riconoscimento internazionale.

Come è possibile che i Talebani siano così presenti e seguiti online?

Uno dei motivi per cui la loro presenza online è cresciuta nel tempo è che gli USA non li hanno mai riconosciuti come gruppo terroristico, motivo per il quale né Twitter né YouTube hanno proceduto, nell’immediato, alla rimozione dei contenuti e alla sospensione degli account. YouTube, in un primo momento, ha infatti dichiarato che per agire sulla rimozione dei contenuti si basa sulle classificazioni del governo americano che non includevano i Talebani nella lista delle Organizzazioni Terroristiche Straniere. Sinceramente, agli occhi di chi scrive, la loro assenza da queste liste sembra un po’ surreale dopo la propaganda americana che ha seguito l’attentato alle Torri Gemelle e dopo tutto il racconto costruito per legittimare vent'anni di occupazione. 

Di diverso avviso rispetto alle altre piattaforme è stata Facebook inc. che ha reso subito noto di aver messo al bando da Facebook, Instagram e Whatsapp, tutti i contenuti provenienti da utenti talebani e tutti i contenuti a sostegno del gruppo, che l’azienda considera, a tutti gli effetti, un’organizzazione terroristica. La BBC ha riportato che il colosso di Zuckerberg ha formato un team di esperti interamente dedicato alla rimozione dei contenuti. Per onestà intellettuale, però, mi sento di segnalare che per anni, anche su queste piattaforme, è stato consentito ai Talebani di diffondere i loro messaggi.

Il 24 Agosto 2021 i Talebani sono stati inseriti nel database Terrosist content analytics platform (Tcpa).

Dopo un’iniziativa sostenuta dall’Onu sono stati inseriti anche i Talebani all’interno della lista che indica alle piattaforme quali contenuti limitare o cancellare. Una decisione volta a dare un segnale chiaro ai colossi social sui comportamenti da tenere. Facebook e YouTube hanno formalmente aderito a questa indicazione, anche se, nella sostanza, è ancora possibile trovare contenuti controversi.

Diversamente ha fatto Twitter che ha dichiarato che non procederà alla chiusura degli account e alla rimozione dei post, limitandosi a far rispettare solo le sue politiche che vietano la glorificazione della violenza.

Cosa succede invece su Telegram e 4Chan?

I suprematisti bianchi, gli estremisti di destra europei e americani e i seguaci del movimento QAnon salutano con favore la presa del potere dei Talebani in Afghanistan, arrivando addirittura ad associare le immagini dei manifestanti a Capitol Hill con la presenza dei Talebani nel palazzo presidenziale di Kabul.

I motivi di questa assurda simpatia sarebbero da rinvenire nel fatto che stiano subendo le stesse forme di censura sui social. Inoltre sulla sezione /pol/ di 4Chan, nota per essere frequentata dall’estrema destra, molti utenti si spingono a sostenere che la riappropriazione del Paese da parte dei Talebani sia esattamente quello che l’estrema destra dovrebbe fare nei rispettivi paesi.

Qualcuno però non è convinto degli eventi e si domanda se quanto sta accadendo in Afghanistan non sia invece un false flag, ossia un evento costruito ad arte per distrarre l’opinione pubblica dal broglio elettorale che Biden avrebbe orchestrato ai danni di Trump. 

Il nostro spiegone è finito e, consapevole che questa è una restituzione parziale di quanto sta accadendo sui social media in queste settimane, invito tuttx a non fermarsi alla narrazione semplicistica che spesso utilizzano i media occidentali e ad informarsi accuratamente. Se da un lato non possiamo tifare per la “liberazione antimperialista Talebana” come qualche marxista leninista confuso suggerisce, allo stesso tempo non possiamo neanche guardare alla prospettiva dei “bianchi salvatori” considerati i danni che abbiamo causato in 20 anni di occupazione.