Università pubblica

The final countdown

Il DDL Gelmini torna alla Camera per la votazione finale

22 / 11 / 2010

Con troppa sicurezza, dopo il rinvio del voto del DDL Gelmini alla Camera (14 ottobre scorso), in molti hanno pensato che il gioco si fosse chiuso. Il governo scricchiola, la spina sta per essere staccata, sicuramente non ce la faranno a votare un DDL privo di copertura finanziaria: questo l'adagio che, per molti versi, ha stemerato le mobilitazioni dei ricercatori strutturati.

In verità proprio l'incertezza politica sta all'origine dell'accelerazione imposta dalla maggioranza. Prima di mollare gli ormeggi (ammesso che la cosa accada davvero!), la maggioranza vuole portare a casa un successo per poter dire a gran voce "siamo il governo del fare". Il DDL Gelmini è protagonista di questa congiuntura e Tremonti, che non è stupido, non si è fatto scappare l'occasione: attraverso un'operazione degna del più accorto prestigiatore ha fatto comparire nella Legge di stabilità 800 milioni di euro per l'università e una copertura, fittizia più che reale, per assumere (meglio, far diventare associati) 4.500 dei 26.000 (!) ricercatori. Che poi gli 800 milioni sono poca, pochissima cosa, rispetto al taglio di 1.5 miliardi di euro della Legge 133 (2008) e dei 400 milioni di euro recuperati dallo scudo fiscale dello scorso anno e per un attimo, solo per un attimo, attribuiti all'università, questo sembra non occupare l'attenzione delle cronache. Fini e Casini, tanto per esser chiari, si sono detti soddisfatti e, ci spiace per chi viola e senza pudore negli ultimi tempi aveva cantato lo slogan anti-tiranno "meno male che Fini c'è", hanno garantito il sostegno al DDL nelle commissioni Bilancio e Cultura lo scorso venerdì 19 novembre.

Dunque il DDL è in aula, questa mattina, lunedì 22 novembre, iniziano le votazioni che potrebbero concludersi entro il 26 novembre, venerdì.

Fortunatamente gli studenti non si sono fidati. Dopo l'assedio al parlamento del 14 ottobre si sono ritrovati in migliaia nel corteo della Fiom del 16 e il 17 nell'assemblea nazionale di Uniti contro la crisi, presso La Sapienza. Proprio in quell'assemblea e, chiaramente, nelle assemblee che si sono svolte negli atenei e nelle facoltà in lotta, è stata promossa un'agenda politica coraggiosa, in grado di fare i conti con una situazione indubbiamente incerta, ma tutt'altro che conclusa.

La sfida lanciata ha raccolto un primo importantissimo risultato con le mobilitazioni dello scorso 17 novembre: 200.000 studenti medi e universitari hanno invaso le piazze di quasi 100 città italiane, per dire no al DDL e ai tagli a scuola e università. Ora si tratta di non disperdere questo risultato positivo e di intensificare le mobilitazioni affinché il DDL non venga approvato!

Siamo di fronte ad in giro di boa: l'approvazione del DDL, infatti, significa la dismissione definitiva dell'università pubblica. Molti diranno che l'università pubblica così com'è è indifendibile e che, soprattutto, il tradimento di rettori e baroni vari (in questi giorni tutt'altro che scossi dalla nefasta accelerazione parlamentare sul DDL) era cosa già scritta. Ma il problema è un altro e di portata assai maggiore: solo la difesa del pubblico può favorire l'affermazione di un'altra università; solo un'Europa dei movimenti che sappia opporsi alle politiche di austerity e dunque difendere il Welfare State può rafforzare ed estendere pratiche del comune e mettere in crisi la dicotomia pubblico/privato, dentro l'università ma non solo!

Per questo è fondamentale tornare in piazza in questi giorni. Il 24 novembre è stato già indetto un sit-in sotto Montecitorio, questa è l'occasione giusta per far sentire nuovamente la voce di chi non vuole arrendersi alla catastrofe. La costruzione di altra un'università, quel progetto di autoriforma che ha preso le mosse con il movimento dell'Onda, non si ferma in queste settimane, ma strappare una vittoria sul DDL potrebbe rinnovarne la forza e l'incisività.

Il tempo a nostra disposizione è davvero poco, ma la rabbia e l'indignazione, quelle non ci hanno mai mollato: è tempo di tornare ad urlare!