Trento - La matrioska alpina tra Dinasty e Mosca

Gli appalti con la Russia fanno esplodere la campagna elettorale per la provincia

19 / 10 / 2013

La «campagna di Russia» dentro quella elettorale. La matrioska dei poteri forti e le lobby formato famiglia: le urne a Trento - dove domenica 27 si rinnova il consiglio provinciale - rischiano il cataclisma, e non solo per i «grillini» che puntano ad azzerare perfino i 420 milioni annui di contributi su misura dell'economia autonoma.

Undici aspiranti presidente, 24 liste, 784 candidati tra cui 295 donne. È Ugo Rossi il leader del centrosinistra alla trentina: dal Pd a Upt e Patt, più Verdi, Riformisti per l'autonomia, gli ex Idv e i ladini della Ual. In lizza il civismo montanaro di Diego Mosna, i mille pezzi del vecchio centrodestra e la sinistra con Emilio Arisi (Sel) e Ezio Casagranda (Rifondazione). Tocca a Filippo Degasperi guidare le 5 Stelle che alle politiche hanno collezionato il 20% dei voti. Infine, l'ex coordinatore regionale Pdl Cristano De Eccher ha divorziato da Michela Biancofiore e «corre» con Fratelli d'Italia.

Si vota contestualmente a Bolzano, perché i due consigli provinciali diventeranno automaticamente l'assemblea della Regione a statuto speciale. In gioco a Trento c'è l'eredità del ventennio Dellai: sindaco nel 1990, presidente della provincia dal 1999, inventore della Margherita, ora si è convertito alla Terza Repubblica di Montezemolo e fa il capogruppo di Scelta Civica. Ma Lorenzo Dellai resta sinonimo del sistema che connette Curia, Università, banche, autostrada, sanità, finanza di progetto e sussidiarietà. La rettora sotto accusaInteresse privato in atti d'ufficio: Casagranda ha depositato un esposto-denuncia nei confronti di Daria De Pretis, magnifica rettora dell'Università e moglie di Giovanni Kessler (magistrato, ex parlamentare Ds, direttore generale dell'antifrode europea). Il presunto conflitto d'interesse riguarda la decisione di traslocare la biblioteca universitaria: il progetto era stato affidato all'architetto Mario Botta per l'area di piazzale San Severino; invece la firmerà il senatore a vita Renzo Piano nell'ex Michelin del quartiere Albere. «L'oligopolio collusivo che si è creato attorno all'operazione Michelin, Italcementi, grandi opere, eccetera è da anni il vero padrone del Trentino» sostiene il candidato presidente del Prc. E punta l'indice sull'evidente nesso delle operazioni speculative governate da Dellai e dalla sua cerchia: «La professoressa De Pretis, insieme al marito, risulta azionista dell'Istituto Atestino di sviluppo Spa (la finanziaria della Curia Trentina) che è una delle società impegnate nella realizzazione del quartiere della Albere e nella vendita dello stesso. Calisio Spa, infatti, partecipata da Isa (come risulta dal bilancio 2012) è la società incaricata delle vendite di quel compendio immobiliare, mentre la stessa Isa è stata fra i soggetti promotori dell'iniziativa» sottolinea la segnalazione alla Procura della Repubblica.Balza agli occhi il «ballo del mattone» tutt'altro che accademico.

Si era immaginata una sorta di Beverly Hills che ha tradito i calcoli: «A causa dell'invenduto, è diventata una 'città morta' con il conseguente rischio di scarsi guadagni della società costruttrice». Così il piazzale delle Albere acquistato dall'Università (5,7 milioni nel 2002) diventa biblioteca grazie ai 30 milioni della Provincia e al comodato d'uso all'Ateneo. «Nell'ex area Michelin continua quel foraggiamento alla rendita immobiliare e speculativa che ha contraddistinto le giunte Dellai...».Vladimir, un flop logisticoEra la grande idea di puntare sulla Russia di Putin. A Vladimir, 200 chilometri a est di Mosca, nella primavera 2003 sbarca in missione ufficiale la delegazione trentina con in testa Cesare Scotoni del Gruppo Pasit e Giorgio Casagranda, consigliere comunale su mandato dell'allora sindaco Alberto Pacher. Già architettata la joint venture fra Comune di Vladimir e Pasit: la Zolotyje Vorota Zao, chiamata a realizzare un investimento di 40 milioni in 135mila metri quadrati, 200 mila metri cubi di cemento.

Da Trento si scommette sul profitto in rubli: la fiera, l'hotel con ristorante e negozi, il centro logistico con interporto e il palaghiaccio da 3 mila spettatori. Il 26 settembre 2006 arriva il protocollo di partnership in otto articoli firmato da Dellai, presidente della provincia, e Nicolay Vinogradov, governatore della regione russa (che a febbraio ha ricevuto a Mosca l'onorificenza dell'Ordine della Stella d'Italia conferitagli dal presidente Napolitano).In parallelo, procede la «missione» di Padova con Provincia, Consorzio Zona industriale e Magazzini Generali che a Vladimir progettano teleporto, autostrada del mare e dogana. Chiedono 392 mila euro di contributi all'Europa: un capitolo dei faldoni giudiziari sulle presunte truffe che hanno mandato a processo i big della Compagnia delle Opere. E di truffa si parla anche negli atti ufficiali del consiglio provinciale di Trento, in riferimento a OOO Terminal, la società di diritto russo controllata da Project Financing Consulting Srl di Lorenzo Kessler (fratello di Giovanni) con San Paolo Ingegneria e Costruzioni e il 20% delle quote nel portafoglio della finanziaria Finest, cioè le Regioni Trentino, Veneto e Friuli.

Un flop clamoroso. Il 2 ottobre (protocollo numero 0014344/A) i consiglieri provinciali Mauro Delladio, Giorgio Leonardi e Claudio Civettini depositano un'interrogazione urgente al presidente Bruno Dorigatti. Titolo: «Pacher e le bugie dalle gambe corte...». Il contenuto è inquietante e parte da questo giornale. «Il 24 luglio il quotidiano nazionale il manifesto evidenziava gli 'strani affari' del signore del project financing, Lorenzo Kessler, e di Stefano Pellicciari, già presidente Assocostruttori Veneto. Una Dinasty in versione montanara (sic) che fornisce spunti al Parlamento europeo sullo scottante caso del commissario maltese, di cui vale ricordare l'interrogazione di Inge Graessle del Ppe» si legge nella premessa.Delladio e colleghi insistono proprio sul «caso Vladimir». Ricostruiscono come in Pfc Consulting figuri anche Pasit Italia Srl. «Nello scorso mese di agosto 2013, depositava il proprio bilancio relativo all'anno 2012, nella cui nota integrativa troviamo affermazioni che smentiscono quanto detto dal presidente Pacher sia verbalmente in aula che formalmente, con atti scritti, e che aprono scenari inquietanti sulla democrazia in Trentino» evidenziano. E su OOO Terminal la nota integrativa del bilancio Pasit rivela: «La condotta di Finest che, oltre a 'supportare' almeno fino al 15 dicembre 2011 le azioni di Alveare Consorzio Stabile ai danni nostri e di OOO Terminal in Vladimir, non è intervenuta tempestivamente».E così crolla un altro castello di carta.

La campagna di Russia ha messo in liquidazione la Pfc, in imbarazzo Pacher e compagnia, in allarme il sistema delle banche e della finanza cattolica. Ma c'è di più. Adesso si scopre chi è l'attuale giocatore alla roulette russa: Alveare. «È entrato nella partita dei 16 ettari di terreni di Vladimir che sono stati riportati nell'alveo di OOO Terminal ora posseduta per il 60% dal fondo di investimento Caliber (di cui Alveare è socio), il 21% direttamente da Alveare e per il rimanente 19% dal Gruppo Pasit» affermano i tre consiglieri, documenti alla mano.E si torna al mitologico Nord Est. Alveare è incarnato da Moreno Crestale: costituito davanti al notaio Lafasciano di Bassano del Grappa da due coop con 20 mila euro di capitale, ha sede in via Puccini 25/B a Vicenza e raccoglie 51 imprese con appalti milionari in tutto il mondo (Marocco, Kazakistan, Etiopia). Ma questa è un'altra storia...

Pubblicato in Il Manifesto 19 ottobre 2013