Pubblichiamo il comunicato del collettivo Universitario Refresh, di Trento, che oggi ha contestato l'inaugurazione del nuovo polo bibliotecario, uno spreco di risorse che potrebbero essere investite nel Welfare universitario. Agli studenti è stato impedito di partecipare all'inaugurazione, con spintoni e identificazioni da parte della polizia.
Oggi si è svolta in
pompa magna l’inaugurazione della nuova Biblioteca Universitaria Centrale
(BUC), situata nel quartiere delle Albere. A questa inaugurazione erano
presenti le più alte cariche d’ateneo e della Provincia, persino l’archistar
Renzo Piano.
Un grande evento dunque, spacciato come un
momento di incontro tra la città e l’università. Tant’è che l’ingresso
era aperto a tutti, comunità universitaria e cittadina, “fino a che la
capienza dell’edificio lo consente” recita la locandina dell’evento. E di
capienza questa mattina ce n’era abbastanza anche per noi, che siamo entrati
all’interno della biblioteca per assistere alla cerimonia di inaugurazione.
Assistere, certo. Ma non solo. Perché di cose da dire ne avevamo tante e
avremmo anche voluto farlo se non fossimo stati immediatamente
strattonat* e buttat* fuori, scortat* dalla polizia, non appena abbiamo
lanciato dei soldi finti e dei coriandoli, per dimostrare la nostra contrarietà
all’opera. E mentre dentro il rettore Collini e il Presidente
della Provincia Rossi presentavano la BUC come un regalo che la Provincia
ha generosamente fatto all’università e alla città, noi eravamo fuori, sotto la
pioggia, e venivamo identificat* dalla polizia.
A quanto pare, in questo ateneo così
fintamente aperto al confronto, non c’è spazio per chi ha un’opinione diversa
da quella dominante. Perché per noi quella biblioteca non è un “regalo”
della PAT, ma una speculazione economico-politica. Speculazione che
riguarda un quartiere che ancora oggi è mezzo deserto, di una Provincia e dei
suoi amici e amichetti che rischiano di perderci un sacco di soldi investiti,
di un’Università utilizzata strumentalmente dalla PAT per cercare di “riempire”
il quartiere fantasma della Albere, facendole spendere 75 milioni di euro per una
biblioteca che aveva progettato altrove, con costi più bassi e persino più
grande. Questo il regalo della PAT. Questi gli effetti della
provincializzazione dell’Ateneo. E che non si stupisca nessuno se non ce ne
stiamo zitti e buoni a guardare finte inaugurazioni (infatti la BUC non aprirà
prima di dicembre perché… mancano dei bagni!). Perché se da un lato c’è
una Provincia che spende 75 milioni di euro per un biblioteca utile a sanare
solo i suoi investimenti sbagliati, dall’altra c’è la stessa Provincia che
taglia le borse di studio. E questo non può starci bene. Cosa
ce ne facciamo di una biblioteca all’avanguardia, in un quartiere moderno, se
poi ci tolgono le borse di studio? Chi ci studierà lì dentro? I pochi eletti
che potranno permettersi di studiare a Trento senza borsa?
Questa mattina sono state svelate
molte carte. Perché dopo oggi non si potrà
dire che Trento è un ateneo aperto al confronto, un’isola felice, un buon
esempio per le altre università. Perché oggi degli studenti e delle studentesse
sono stat* buttat* fuori da un luogo che, almeno in teoria, a loro appartiene.
Perché oggi si sono viste le conseguenze che paga chi non è allineato al
pensiero unico, dominante, prodotto nelle stanze del rettorato,
dell’assessorato all’istruzione, della provincia: polizia, identificazioni, censura.
Delle scene tremende di questa mattina dovranno prendersene la responsabilità
in molti. Primo fra tutti il
rettore Collini, che manda avanti la polizia a buttare fuori e
sbarrare l’accesso di un luogo universitario a gli studenti e alle studentesse
che dovrebbero animarlo e viverlo.
Non hanno voluto ascoltarci oggi, ma dovranno farlo molto presto perché
non siamo dispost* a fermarci qui. Abbiamo iniziato questo percorso di
#sgancialaborsa e abbiamo tutte le intenzioni di portarlo avanti.
Rilanciamo infatti un’assemblea pubblica a sociologia il 24 novembre alle 18.00 per parlare e organizzarci con tutt* gli studenti e le studentesse che vogliono lottare con noi per il diritto allo studio!