Tribuna Treviso 14 giugno 2010

Treviso - Gli sfrattati «occupano» la Chiesa Votiva, stranieri accampati dopo la cacciata dalla ex Croce Rossa

Presidio in Chiesa Votiva. Il Pd: emergenza casa

14 / 6 / 2010

Lo chiamano oramai «Presidio anti-sfratto» come indicato su un cartello all’entrata del parcheggio della Chiesa Votiva. Hanno trovato ricovero lì gli immigrati dell’ex Croce rossa. Ieri i parrocchiani hanno manifestato la loro solidarietà portando coperte e qualche genere di prima necessità. Poi è arrivata la pioggia.

 Sono accampati in 15, mentre gli altri 7 hanno trovato un tetto a casa di amici. Ieri con la pioggia i frati hanno deciso di concedere gli algerini sfrattati un capannone dell’area dove trovare riparo temporaneo dall’acqua e hanno cucinato loro la cena. Solidarietà, la stessa ricevuta nel pomeriggio di sabato e nella mattinata di ieri dai parrocchiani che hanno portato cibo e acqua. Una di loro, che abita nel condominio davanti alla chiesa Votiva, ne ha invitati 2 in casa propria per il pranzo. «A messa ho invitato i miei parrocchiani a non far finta di nulla», spiega padre Maurizio Vanti. Di fatto, finora, il buon cuore dei trevigiani dell’Aurora e degli 11 frati della comunità è stato l’unico segnale di solidarietà che i senza tetto hanno ricevuto da Treviso.

Con l’aiuto dei loro rappresentanti italiani, l’Associazione dei lavoratori, i no-global e gli Invisibili, hanno allestito una tenda dove hanno dormito la notte scorsa, un gazebo con panche per mangiare e una serie di cartelloni di protesta. «La casa è un diritto per tutti - Comitato per la casa a Treviso», è scritto su uno di questi; «250 alloggi sfitti a Treviso e 22 persone lasciate per strada», in un altro. «Siamo disposti a resistere - dicono gli immigrati - Vogliamo qualche risposta dalle istituzioni». Ieri sono arrivati anche Maristella Caldato e Giovanni Negro, consiglieri comunali del Pd. Martedì con tutta probabilità si svolgerà un’assemblea per discutere del problema casa a Treviso, nel giardino della chiesa Votiva. Sempre che gli immigrati non decidano di occupare un altro stabile sfitto in città. (l.c.)

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