Trieste 22/2 h 18: Democracy is calling. Disturbiamoli tutti!

22 Feb - Piazza Unità - h 18. Il Mediterraneo è in fiamme, crollano i regimi. È ora che crollino i dispositivi della Fortezza Europa, le sue mura, a cominciare da quelle dei CIE, che crollino gli accordi con la Libia.

22 / 2 / 2011

22 Febbraio, Appuntamento in P.zza Unità alle h 18

Il Maghreb e l'Egitto sono in fiamme mentre coloro che garantiscono la stabilità di investimenti immensi e le fondamenta delle mura esterna della Fortezza Europa "non vogliono disturbare".

Migliaia di donne e uomini nel Nord-Africa stanno sfidando il corpo vivo del dominio e del potere, stanno sfidando i dispositivi della fortezza europa.

Diamogli una sponda - metaforicamente e fisicamente - e diamola a noi tutt@, perché non è più tempo di stare a guardare, di essere indifferenti.

È successo che sono state promulgate "leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare".

Non è più questo il tempo di lasciar accadere. Ora è il tempo di un mare che sia veramente nostrum, non più di un mare reso monstrum dalla violenza allucinante che vi si dispiega, in Africa come anche nelle nostre città.

È ora di poter dire "WELCOME" a chi arriva, è ora che crollino le mura della Fortezza Europa, a cominciare da quelle dei CIE, che crollino le politiche Europee sulle migrazioni e i dispositivi che ne conseguono, che crollino gli accordi con la Libia e che UniCredit, Impregilo, FinMeccanica e le altre paghino qualche conto e siano trattenute dalla tentazione di riprovarci..

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Il Maghreb e l'Egitto sono in fiamme mentre coloro che garantiscono la stabilità di investimenti immensi e le fondamenta delle mura esterna della Fortezza Europa "non vogliono disturbare".

Noi invece parteggiamo. Non siamo indifferenti. Prendiamo le parti dei popoli africani che si stanno ribellando, che stanno scacciando i figuranti dell'ordine e del potere a forza di tumulti. È la nostra parte.

Il Nord Africa si sta riprendendo la democrazia. Purtroppo in un bagno di sangue. Soprattutto in Libia.

Ora, mentre stiamo scrivendo e leggendo.

Nella cronaca di una "rivoluzione criptata", come la chiama PeaceReporter, trapelano notizie di sventagliate di mitra, razzi lanciati sulla folla, mercenari pagati per ogni assassinio. Centinaia di morti.

Mentre la preoccupazione dell'Europa, e dell'Italia sopra a tutti, è che non vengano meno i patti per il controllo dei migranti - quei patti che prevedono di aprire il fuoco in acqua internazionali su uomini, donne e bambini, che hanno prodotto quasi 17000 morti contati in dieci anni nel "Mare Nostrum" (o Monstrum). Con l'aiuto della marina italiana, con la garanzia degli investimenti della finanza e delle companies dai nomi pesanti. Energia e armi, soprattutto.

Così come che non venga meno il controllo dispotico di territori ricchissimi, e la sicurezza di questi investimenti di enormi multinazionali, come la Bp, ma anche Italiane.

La Libia e il Maghreb, l'Egitto e il mondo arabo non sono un'appendice non necessaria dello scacchiere mondiale. Sono uno dei forzieri del mondo, sono in pieno protagonisti della crisi e del comando che piega le vite di tutt@ alle esigenze dei marchionne e dei gheddafi, dei berlusconi e dei mubarak, degli usa e della cina, della Bp e di quelle poche migliaia di companies che possiedono metà della ricchezza mondiale.

Non c'è ricatto più pericoloso in questo momento di quello che ci divide, ci separa, ognuno impegnato a risolvere da sé la sua condizione, sia essa imposta da un super-manager, dai tagli di una riforma, o dall'ingiustizia di una sanatoria truffa, o da un dittatore facente-funzioni, che sia tale esplicitamente o che sia tale perché sta colonizzando una democrazia come un clown indegno pronto a soddisfare ogni richiesta.

Il ricatto che inquina le nostre vite è lo stesso ricatto a cui sono sottoposti milioni di migranti, è lo stesso mare in cui siamo tutti immersi.

Non c'è dubbio che reagire al mare di indegnità e avversità è più degno che sopportarle.

Migliaia di donne e uomini nel Nord-Africa stanno sfidando il corpo vivo del dominio e del potere, stanno sfidando i dispositivi della fortezza europa.

Diamogli una sponda - metaforicamente e fisicamente - e diamola a noi tutt@, perché non è più tempo di stare a guardare, di essere indifferenti.

È successo che sono state promulgate "leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare".

Non è più questo il tempo di lasciar accadere. Ora è il tempo di un mare che sia veramente nostrum, non più di un mare reso monstrum dalla violenza allucinante che vi si dispiega, in Africa come anche nelle nostre città.

È ora di gridare forte che anche noi vogliamo dignità e giustizia, vogliamo disturbare qusta crisi, questo ordine fatto di oppressione, questo mondo indegno, ingiusto, orribile. Gridiamolo forte in ogni piazza e cominciamo a organzzarci per forzare "le gabbie interne all'Europa che vorrebbero impedire" ai migranti di muoversi - esportando finalmente della democrazia - e a noi di sfuggire ai meccanismi della crisi e di vivere in dignità e giustizia.

È ora che crollino le mura della Fortezza Europa, a cominciare da quelle dei CIE, che crollino le politiche Europee sulle migrazioni e i dispositivi che ne conseguono, che crollino gli accordi con la Libia e che UniCredit, FinMeccanica e le altre paghino qualche conto e siano trattenute dalla tentazione di riprovarci..