ASC Trieste questa mattina ha occupato per un'ora l'ufficio dell'Assessore alle politice sociali, Laura Famulari, per spontanea indignazione di fronte all'arroganza del vuoto con cui le istituzioni (non) rispondono al dramma dell'emergenza casa.
Di fronte al disastro sociale e umano
che vive la nostra città, dal Sindaco, dagli Assessori, dal Direttore dell'ATER, dalle Presidenti della Provincia e della Regione ci aspettiamo almeno una cosa: che occupino una casa per
scegliere di stare dalla parte del possibile contro la crisi o che,
almeno, dichiaratemente non agiscano contro gli autoassegnatari,
visto che ad oggi non c'è altro modo di avere un po' di dignità che
autoassegnarsi una casa pubblica, sfitta e non assegnabile.
A noi sembra che chi si è
candidato ad amministrare il bene pubblico e i beni comuni debba
essere all'altezza del proprio ruolo, che non significa limitarsi a
registrare l'impossibilità ma significa invece schierarsi in maniera
forte con i deboli e gli esclusi.
Che l'emergenza abitativa a
Trieste stia diventando un dramma sociale non ce lo dicono solo i
numeri delle statistiche e dei servizi, che pure lo urlano
chiaramente.
Ce lo dicono le persone sempre più numerose che
vengono allo sportello di ASC, le persone che incontriamo ogni
giorno.
Lo respiriamo standoci dentro
all'emergenza abitativa, che coinvolge anche noi in prima persona.
Lo
misuriamo dal fatto che sempre più persone si rivolgono ad ASC
perché nel deserto delle istituzioni non c'è nessun altro che,
almeno, accolga l'emergenza: persone lasciate sole, abbandonate
letteralmente sulla strada. Che una struttura autorganizzata e
l'autoassegnazione di alloggi pubblici non assegnabili sia ormai
l'unico presidio prima del baratro è un fatto di una gravità
inaudita.
Intanto, a fronte di ciò, a
Trieste è arrivata la prima ingiunzione di rilascio di una casa
auto-assegnata.Quelle
stesse istituzioni che offrono il deserto vuoto, l'assenza di
risorse, prospettive, soluzioni, pensano bene di denunciare gli
autoassegnatari e di richiedere il rilascio dell'alloggio, con la
minaccia dell'intervento della polizia per uno sgombero forzato.
Non
solo quindi si accontentano di rimanere ad assistere al disastro
(naturalmente restandone fuori, al sicuro dei loro stipendi),
lamentando la mancanza di risorse e accusando altri in un gioco di
scaricabarile infinito: ma pure se la prendono con l'unica e ultima
soluzione possibile che le persone trovano e praticano.
Cosa
dovrebbero fare le persone senza casa, senza reddito e senza risposte
credibili? Ammazzarsi per eliminare il
problema, forse?
Per questo abbiamo cominciato a pressare
tutte le istituzioni che dovrebbero essere coinvolte e cooperare per
trovare una soluzione vera e non per coprirsi le spalle a vicenda
(oltretutto guidate da persone che appartengono tutte allo stesso
partito).
La settimana scorsa siamo stati all'ATER, il cui
direttore, Ius, ha dimostrato di amministrare l'ente senza avere una
minima prospettiva né del futuro né di come far fronte
all'emergenza. L'unica certezza è che ATER intende perseguire le
autoassegnazioni.
Siamo stati al convegno sull'”abitare
possibile”, a dire che a noi e a troppi risulta impossibile e che
perdere lavoro, reddito e casa diventa uno stigma, una persecuzione
dalla quale non c'è alcuna via di uscita.
Siamo stati infine oggi
dal Sindaco Cosolini, che non ha trovato nulla di meglio da dire –
con la sua innata simpatia – che più che chiedere ad ATER il
Comune non può fare, invitandoci a parlare con l'Assessore
competente.
A quale ci siamo rivolti, occupando l'ufficio di Laura
Famulari per un'ora per chiedere che vengano forzati i meccanismi
sbagliati delle politiche abitative (un esempio clamoroso: non può
accedere ai bandi chi ha uno sfratto per morosità), una
concertazione con la Prefettura per un blocco degli sfratti ,
l'assegnazione degli alloggi fuori bando, un lavoro concretoper
introdurre un reddito di cittadinanza nelle sue forme indirette.
Ciò
che rimane è che quasi ogni giorno il problema della casa viene
affrontato dai tribunali e dalla polizia e famiglie e singoli che
hanno perso lavoro, reddito e casa cadono nella marginalità più
totale senza alcuna dignità, come fossero colpevoli di essere
colpiti dalla crisi, circondati dal silenzio e dall'indifferenza.
In
questo vuoto totale, mentre migliaia di persone sono in balia della
violenza della crisi, l'unica soluzione è continuare a
auto-assegnare le case sfitte, reclamando casa e dignità per tutti.
E a difenderle, quando le istituzioni
rispondono con tribunali e polizia.
ASC Trieste
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Di seguito il comunicato di oggi:
Basta prese in giro e soprattutto basta parlare del nulla e decidere il niente!
Oggi l'Assemblea sociale per la casa ha occupato per oltre un'ora l'uf icio dell'assessore Famulari, per denunciare ancora una volta il vuoto istituzionale e della giunta Cosolini in particolare sulla questione del welfare, della casa, dei diritti sociali.
Abbiamo toccato con mano l'arcinota arroganza del Sindaco, che ha liquidato precari e senza casa con il solito linguaggio di chi non si mette mai in discussione, molto bravo a "incassare" incarichi e ruoli istituzionali, molto meno a mantenere gli impegni annunciati nelle varie campagne elettorali che hanno riguardato il "politico a vita" Roberto Cosolini.
Nel programma del candidato Sindaco del marzo di 3 anni fa Cosolini si impegnava a sviluppare "capacità di far fronte a sgomberi e sfratti, regia del Comune per le politiche abitative, costituzione di un uf icio per garantire l'accesso abitativo alle fasce più deboli, nuovi modelli di abitazione da destinare ai giovani, stimolare la Regione a rivedere le graduatorie Ater", ma il problema è che non solo nulla di tutto ciò è stato fatto, ma che il Comune continua ad esercitare una gestione continua dei tagli ai servizi e al welfare come unica iniziativa politica chiara e visibile a tutti.
Per questa ragione, dopo l'iniziativa davanti all'Ater di una settimana fa, oggi ci siamo scontrati con il "muro di gomma" di amministratori come il Sidaco e il suo assesore Laura Famulari in primis, incapace di fare quelle scelte che tante amministrazioni stanno facendo, chiedendo ad esempio alle autorità locali e alla prefettura un blocco degli sfratti in maniera forte e pubblica, assegnando alloggi fuori bando, lavorando concretamente per introdurre un reddito di cittadinanza.
In pratica oggi abbiamo toccato con mano cosa voglia dire "parlare del nulla e decidere il niente", soltanto che dall'altra parte ci sono le persone e le famiglie in carne e ossa, a cui gli stessi operatori sociali che incontrano i cittadini quotidianamente non sanno più cosa dire,non sanno più di quali risorse dispongonoper intervenire e quale sia la programmazione fatta dalla parte politica. Noi come Asc non lasceremo da soli i nostri concittadini ma continueremo a lottare per i diritti di tutti, senza promettere nulla ma solo con gli strumenti dell'autorganizzazione e del lavoro orizzontale, fino a quando chi deve decidere delle condizioni di vita della nostra comunità, la smetterà di delegare sempre ad altri responsabilità che sono proprie di ha la pretesa di amministratore il bene pubblico, i suoi servizi, il suo territorio e la salute di chi vi abita e lo vive.
E per questo deve essere all'altezza del proprio ruolo, che non significa limitarsi a registrare l'impossibilità ma singifica invece schierarsi in maniera forte con i deboli.
Di fronte al disastro sociale e umano che vive la nostra città, dal Sindaco, dagli Assessori, dal direttore dell'ater, dalla preseidente della provincia e della regione ci aspettiamo almeno due cose: che occupino una casa per scegliere di stare dalla parte del possibile contro la crisi o che, almeno, dichiaratemente non agiscano contro gli autoassegnatari, visto che ad oggi non c'è altro modo di avere un po' di dignità che autoassegnarsi una casa pubblica, sfitta e non assegnabile.
ASCAssemblea sociale per la casa Trieste