Trivelle - I limiti del Referendum proposto dalle Regioni

21 / 1 / 2016

Il 19 gennaio la Corte Costituzionale ha dato il via libera al referendum proposti da nove Consigli regionali (Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise) in materia di estrazione di idrocarburi, dichiarando ammissibile solamente uno dei quesiti, quello relativo alla durata dei permessi. Inizialmente la proposta di referendum prevedeva l'abrogazione di un articolo dello “Sblocca Italia” e di cinque del “decreto Sviluppo”. Al di là della metodologia con cui è partita la campagna referendaria in questione, che non ha visto il coinvolgimento diretto dei cittadini attivatisi nei territori nelle importanti battaglie contro le trivellazioni, a lasciare molti dubbi è la natura stessa del quesito. Per spiegare bene i limiti, di carattere tecnico e politico, del Referendum proposto dalle Regioni pubblichiamo un post apparso sulla pagina Facebook del Coordinamento No Ombrina, che è una delle realtà animatrici della campagna “Stop devastazioni e saccheggio dei territori – per i diritti sociali e ambientali”. Proprio nella riunione di coordinamento della campagna, tenutasi a Termoli lo scorso 17 gennaio, è stato presentato il quesito per un’opzione “Trivelle zero” sia in terra che in mare. Un quesito con raccolta di firme tra la popolazione (servono 500.000 firme) che porterebbe a votare nel 2017, all’interno di una campagna referendaria “sociale” con altri temi come lavoro, scuola e beni comuni.

 

Tanti ci stanno chiedendo: cosa prevede il quesito referendario ammesso dalla Corte Costituzionale?

In poche parole:
1)Riguarda esclusivamente i titoli minerari già esistenti entro le 12 miglia dalla costa. In questa fascia il divieto di rilascio di nuovi titoli è stato già vietato dalla Legge di Stabilità per cui il referendum non interviene su questa vicenda, già risolta.
2)Con il referendum, secondo la Cassazione, si chiede di non poter più prorogare i titoli minerari già esistenti entro le 12 miglia. 
3)In caso di quorum (26 milioni di votanti minimo in tutto il paese) e vittoria dei Sì progressivamente, dal giorno del referendum al 2028-2030, le concessioni decadranno e le piattaforme già esistenti entro le 12 miglia dovranno essere smantellate, anche in presenza di giacimenti ancora sfruttabili.

Oltre le 12 miglia? L'attuale quesito referendario non ha alcun effetto oltre le 12 miglia, dove si concentra la maggior parte delle richieste di nuovi titoli. Lì rimarrà il far west attuale.

In terraferma? L'attuale quesito referendario non ha alcun effetto sulla terraferma. Lì vigono le norme entrate in vigore con la Legge di Stabilità che danno maggior potere alle regioni anche se la parola finale spetterà sempre al Consiglio dei Ministri.

Per queste ragioni in ogni caso, dal giorno dopo del Referendum, rimarrà in piedi la totalità dei problemi riguardanti le richieste di nuovi titoli minerari fuori le 12 miglia e in terraferma. Inoltre come Coordinamento No Ombrina stiamo lavorando alla cosiddetta "opzione trivelle zero" per le nuove concessioni in tutto il territorio, a terra come in mare oltre le 12 miglia, opzione che a nostro avviso deve essere lo sbocco naturale di tutte le varie lotte che si stanno portando avanti in Italia su questo tema contro le dissennate e pasticciate politiche governative in materia energetica.