Ttip - Scenari del trattato tra Usa e Ue

14 / 1 / 2014

Nei primi mesi del 2013 è stato siglato l'impegno tra gli Stati Uniti d'America e l'Unione Europea ad avviare e concludere i negoziati per il Transatlantic Trade and Investment Partnership - Ttip (Trattato Transatlantico sul commercio e sugli investimenti).

Si tratta di un accordo, ovviamente composto da molti articolati, che nella sua essenza, è volto ad eliminare quelle che vengono definite "barriere non tariffarie" agli scambi tra Usa e Ue. Ovvero rimuovere quelle differenze normative che oggi rendono difficili gli scambi economici di ogni genere, per lasciare ampio margine agli investimenti e facilitare i reciproci interessi anche alla partecipazione di imprese multinazionali agli appalti pubblici.

Si tratta in poche parole di creare un enorme "free zone" di libero commercio di merci e servizi, in cui non varrebbero più i limiti imposti dalle normative vigenti, in molti casi frutto di conquiste ottenute dalle battaglie in difesa di standard sociali, lavorativi ed ambientali. 

Difficile ovviamente non vedere come dietro questa ipotesi d'accordo non vi sia unicamente la vocazione neoliberista a sciogliere da "lacci e laccioli" l'iniziativa capitalistica, ma anche il tentativo geopolitico di strutturare un più solido legame strategico tra Stati Uniti e Unione Europea per far fronte alla concorrenza globale delle cosiddette "economie emergenti", in primis quelle dei Brics.

Il tutto, come spesso avviene per questo tipo di trattative, sta passando assolutamente in silenzio, complice la situazione sociale determinata dalla crisi e la retorica della "competitività" economica come chiave per il superamento delle stesse politiche di austerity.

Alcune reti e realtà europee hanno però iniziato a mobilitarsi, come si è visto nelle mobilitazioni a Bruxelles, denunciando con forza in questo accordo uno strumento volto a permettere un'abbassamento complessivo della soglia di salvaguardia dei diritti sociali ed ambientali. 

Come dicevamo infatti, alcuni residui parametri sanciti in Europa in materia di diritti del lavoro, nel sociale e sull'ambiente passerebbero in secondo piano, non essendo più vincolanti ed in più le corporation transnazionali interessate agli investimenti potrebbero trascinare in giudizio di fronte ad una specifica Corte chiunque ostacoli i loro business.

Nei prossimi mesi il dibattito a livello continentale si farà più serrato perché vi è l'intenzione, da parte della Commissione Europea guidata da Barroso, di siglare l'accordo prima delle elezioni del Parlamento a fine maggio in modo da blindarne la ratifica per la futura legislatura. 

Conoscere, discutere e mobilitarsi su quel che sta accadendo è un'occasione per denunciare i lati oscuri dell'accordo, ma anche per continuare ad affermare la necessità percorsi europei che guardano all'uscita dalla crisi non attraverso la riproposizione delle logiche neo-liberiste della speculazione e della devastazione sociale ed ambientale.

Anche in Italia si comincia a parlarne con alcuni contributi di analisi che rompono il silenzio intorno alla vicenda.

Ne segnaliamo e ripubblichiamo volentieri due a cura di Monica Di Sisto e Marco Bersani.

Stop al libero commercio di Marco Bersani

Trattao Ue-Usa: dobbiamo impedirlo di Monica Di Sisto da comune.info