«Tu ci ammali, tu ci curi». Perché la sanità e la salute sono al centro del conflitto sociale

Venerdì 13 novembre alle 16 i centri sociali del nord-est hanno lanciato una manifestazione a Padova contro Azienda Zero, vertice della governance sanitaria regionale.

12 / 11 / 2020

Venerdì 13 novembre alle 16.00, i Centri Sociali del Nord-Est hanno lanciato una manifestazione contro Azienda Zero, situata in corso del Popolo a Padova. Azienda Zero, vertice della governance sanitaria regionale, rappresenta il nesso tra profitto e salute pubblica, la longa manus di Luca Zaia e di Domenico Mantoan - neo dg dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) - nella gestione del business della sanità.

C’è un nesso di causalità tra la genesi della pandemia di Covid-19 e il sistema estrattivista nel quale siamo immersi da un paio di secoli. Un legame che riguarda la diffusione del virus SARS Cov 2, frutto dei “salti di specie” che avvengono principalmente grazie agli allevamenti intensivi; la sua propagazione, resa più facile in un contesto naturale completamente degradato; la sua diffusione tra gli esseri umani, nella quale stanno giocando un grande ruolo le fabbriche, i cantieri, le linee della logistica e gli spazi del consumo.

In generale sono gli attuali rapporti socio-ecologici imposti dal capitalismo a “farci ammalare”, a toglierci letteralmente il respiro. E quella causata dal Coronavirus potrebbe essere solo la prima di innumerevoli pandemie prodotte dalla crisi ecologica e dalla perdita di biodiversità frutto della continua attività estrattiva.

Non solo questo sistema ci ammala, ma non è neppure in grado di curarci. Il capitalismo estrattivo non solo ha depredato la natura, ma anche quel sistema di welfare e servizi pubblici che dovrebbero garantire le condizioni minime di sopravvivenza e dignità a ogni essere umano.

In particolare il sistema sanitario, in astratto il perno della salute pubblica e della qualità della vita, è stato per decenni devastato da tagli e privatizzazioni. Basti pensare che in Italia, tra il 1998 e il 2017 il numero di posti letto in strutture di cura pubbliche o private accreditate è passato da 311.000 (5,8 per mille ab.) a 191.000 (3,6 per mille ab.), praticamente dimezzandosi[1].

L’emergenza sanitaria iniziata con il Covid-19 risente di queste politiche scellerate e in questi nove mesi non è stata fatta alcuna scelta che segnasse una reale rottura, sia a livello nazionale che in tutte le regioni. In tutto questo suona quasi come una beffa il fatto che il nostro Paese abbia un Piano anti-pandemia addirittura dal 2008.

Non esistono dunque modelli virtuosi, se non nelle logiche del marketing politico più spicciolo. Anche in Veneto, che per mesi è stato descritto come “oasi felice”, la nuova drammatica impennata dei contagi sta mostrando come il sistema sanitario regionale sia impreparato e inadeguato come la scorsa primavera, se non peggio. 

Siamo costretti a convivere con l'emergenza più prevedibile - e infatti prevista dagli epidemiologi e dai medici ad ogni livello. Nulla è stato fatto: il Veneto come tutta Italia si trova impreparato a reggere eventi annunciati; a nulla valgono le parole di Zaia, il suo "piano di salute pubblica", le 1016 terapie intensive già pronte dove "mancano solo i medici", trionfalmente evocate 20 giorni fa.

Il sistema di tracciamento e mappatura dei focolai fa acqua da tutte le parti, anzi, non è mai stato implementato e, dulcis in fundo, i dati provenienti dall'app "Immuni" non sono stati inseriti nel database delle ULSS del Veneto!

Zaia, la Regione, l'Assessorato non eseguono direttamente gli investimenti, "Azienda Zero" è l'ente preposto alla gestione dell'intero sistema socio-sanitario regionale. Se si compra un ventilatore polmonare, se si assume una persona, se si converte una rianimazione o una sala operatoria in terapia intensiva, se si chiude un plesso ospedaliero lasciandolo vuoto, è Azienda Zero a deciderlo. Se si fanno convenzioni con strutture private, Azienda Zero a deciderlo. Se un medico esercita privatamente "intra moenia", cioè all'interno dei plessi pubblici, è Azienda Zero a ratificare.

Azienda Zero viene creata da Zaia, «fortemente voluta» nel 2016 con una legge regionale salutata come innovazione rivoluzionaria, la stessa legge che ha cassato con un colpo di spugna le 21 Unità Sanitarie Locali per creare le attuali nove Aziende sanitarie.

Questa Azienda ha un mandato economico chiarissimo: «è tenuta all'equilibrio economico  e finanziario», insomma non ha risorse da mettere a disposizione del territorio, gestisce i fondi regionali ed i trasferimenti statali. Anzi, li intercetta: gestisce la quota della Gestione sanitaria accentrata, cioè la quota del Fondo sanitario che ogni anno la Regione non distribuisce alle aziende locali ma tiene da parte per risanare il bilancio e per altre esigenze come la prevenzione.

Quindi anche la prevenzione è in mano completamente ad Azienda Zero.

E proprio la prevenzione, fatta di controlli di routine programmabili, rinviabili, accanto agli interventi "ordinari", è stata spazzata via per rispondere "all'emergenza" Covid-19. Quello che abbiamo visto a marzo, e che stiamo rivedendo ora, è la cancellazione del sistema sanitario regionale per lasciare posto, anche fisicamente, ai degenti Covid.

La gestione di Azienda Zero è totalmente in mano al suo "direttore generale", il quale nomina tutti gli altri organi aziendali ed a sua volta è nominato direttamente dal Presidente della Regione. Azienda Zero insomma è la longa mano di Zaia, che l'ha creata e plasmata ad immagine e somiglianza del concetto neo-liberale di efficienza.

L'eccellenza di Azienda Zero com'è fatta?

È fatta di pochi poli ospedalieri la cui capienza è definita a partire dalle necessità di malattie croniche e di esigenze di una popolazione anziana.

Da quando Azienda Zero esiste, la sanità pubblica in Veneto ha perso il 20,3% dei 17.879 disponibili nel 2002, mentre sono aumentati quelli nelle cliniche private, (+16,2%); i posti in terapia intensiva sono stati ridotti del 39%.

Questo è lo scenario nel quale il personale medico sta lavorando, con contratti collettivi scaduti da tempo, cronicamente in carenza di organico e spesso sotto il ricatto del precariato. Nel periodo dell'emergenza pandemica, il personale sanitario, proprio a causa della carenza di organico, è costretto a lavorare fino al risultato del tampone, anche nel caso di contatto stretto con dei familiari conviventi risultati positivi al virus, mettendo a repentaglio la salute propria, dei colleghi e dei pazienti.

Questo è lo scenario prodotto da 30 anni di politiche neo-liberiste, dove il profitto individuale ha cannibalizzato il bene comune!

Se medici, infermieri, tecnici e tutto il personale sanitario con grande dedizione sta mettendo a repentaglio la propria salute e molti sono purtroppo morti di Covid-19, è un sistema marcio alla radice ad averli uccisi, prima del virus. La retorica dell'eroe che si immola per salvare la patria non ci appartiene, rispettiamo il lavoro ed il sacrificio di chi porta il camice bianco, indichiamo responsabili e mandanti delle morti in corsia nelle scelte dettate dalla logica della sanità-impresa profittevole, di cui Azienda Zero è tra le più grandi espressioni a livello nazionale.



[1] I dati sono presi dall’annuario statistico del Servizio Sanitario Nazionale (consulta il pdf).