Turchia - Il bastone e la carota di Erdogan

Verso il primo maggio ad Istanbul

26 / 4 / 2014

Il primo ministro turco Recep Tayyp Erdogan si è contraddistinto negli ultimi giorni per due importanti dichiarazioni. Da un lato c'è stato il discorso del 23 aprile, da molti ritenuto storico, in cui Erdogan ha espresso le sue condoglianze per il genocidio armeno di 99 anni fa ("our shared pain"). Dall'altro ci sono state le pesanti dichiarazioni a riguardo della possibilità che la manifestazione del primo maggio ad Istanbul si tenesse a piazza Taksim ("give up your hope of Taksim").È chiaro come Erdogan cerchi allo stesso tempo di recuperare consensi tra le minoranze e di dimostrarsi inflessibile nei confronti di ogni manifestazione di dissenso. D'altronde lo aveva detto chiaramente dopo la vittoria alle elezioni amministrative che "i nemici della nazione l'avrebbero pagata". E i nemici della nazione sono i partiti di opposizione ma soprattutto i tanti e le tante che hanno riempito le piazze di Istanbul, Ankara, Izmir e Dijarbarkir a partire dal primo maggio dello scorso anno, passando per le giornate di Gezi Park, fino ai giorni di oggi.

Ad Erdogan è sembrata una buona opportunità quella di dare un contentino ad una minoranza da sempre fortemente discriminata mentre la repressione interna non sembra diminuire; il 23 aprile, giorno di festa nazionale, sono stati fermati alcuni ragazzi per aver cantato "Berkin Elvan è immortale" mentre pochi giorni prima, durante una conferenza stampa dei sindacati a Gezi Park un membro del Disk (confederation of progressive trade unions) è stato ferito, mentre altri 9 manifestanti sono stati arrestati. In questo contesto si inserisce la propensione del governo turco ad un intervento militare in Siria, intervento che sarebbe finalizzato sia a confermare il ruolo centrale della Turchia nello scacchiere mediorientale sia a distogliere gli occhi dell'opinione pubblica dai problemi e dagli scandali interni.

Il principale partito di opposizione (CHP), alcune delle principali sigle sindacali (Disk e Kesk), i molti partiti  della sinistra turca, ma soprattutto moltissime soggettività di movimento, alcune delle quali incontrate durante il nostro viaggio in Turchia, hanno tutti confermato la loro volontà di essere presenti il primo maggio e che Taksim è la piazza in cui sono intenzionati a manifestare ("Taksim square is the may day square").

Mancano pochi giorni al primo maggio e la sensazione è quella che in qualche modo questa data è destinata a rappresentare un passaggio importante per tutte le parti in gioco, tra la volontà dell'AKP di dare l'ennesima prova di forza dopo la vittoria delle elezioni ed il desiderio di rivesciare dal basso il sistema di potere del "sultano" Erdogan.