L'ultima volta che sono entrato al
Ministero dell'Ambiente, in Viale Cristoforo Colombo a Roma, è stato
qualche anno fa. Erano i tempi del governo Berlusconi, con un
movimento in difesa dell'ambiente e dei beni comuni forte su tutto il
territorio nazionale e con le piazze che trasudavano di cittadinanza
attiva. Tempi in cui le porte dei ministeri si aprivano in virtù dei
rapporti di forza che mutavano nella società. Oggi senza dubbio
siamo in una fase di difficoltà oggettiva, per i movimenti in
generale, e per i movimenti in difesa dell'ambiente ed i beni comuni
nello specifico. Di certo le mobilitazioni tarantine hanno dato nuovo
impulso alle lotte ambientali collegandole tra loro in una
prospettiva di modello di sviluppo alternativo come orizzonte
collettivo.
Fatto sta che i rapporti di forza non sono dalla
parte dei movimenti.
Capita quindi, che per esercitare la
dialettica dello scontro con le istituzioni, spesso si debba
ricorrere agli strumenti telematici ed a quelli informativi. Su
questo campo gli sforzi di giornalisti, attivisti e semplici
cybernauti si assimilano come flusso d'opinione che qualche volta può
mettere in imbarazzo la controparte. Trent'anni fa non c'era twitter,
non c'erano i blog, non c'erano i portali di informazione indipendete
che potevano magari incidere come fattore ulteriore (ma non
decisivo!) nello scontro tra le parti.
Quando nei primi giorni di
febbraio ho scritto il mio articolo "Gli ultimi regali di Clini"”
pubblicato sull'Huffingtonpost e su Global Project, non pensavo
francamente di poter suscitare le reiterate ire del Ministero
dell'Ambiente. Soprattutto non pensavo di farlo sui social network.
Sebbene la mia esperienza giornalistica sia recente, quella da
attivista mi porta ad essere sempre convinto della prevalenza dei
processi reali su quelli virtuali. Il mio articolo trattava di due
decreti approvati dal Ministro dell'Ambiente, il primo è il decreto
n°7 dell'11 gennaio 2013, sul declassamento di 18 Siti di Interesse
strategico Nazionale da bonificare, e quello sull'innalzamento dei
limiti consentiti di sostanze tossiche e nocive nelle aree militari.
Ho fatto anche riferimento alla possibilità (usando la definizione
“è in arrivo...”) del decreto che assimilerebbe i rifiuti alle
forme di combustibile autorizzandone l'incenerimento nei cementifici.
Notizie che sono state commentate da prese di posizioni ufficiali di
diverse associazioni e coordinamenti, come il WWF, il Coordinamento
Nazionale Rifiuti ed Energia e il Comitato Gettiamo le basi, insieme
a tante altre reti territoriali.
I temi, seppure nell'ambito di
normative complesse, sono semplici : il declassamento dei S.I.N
rimanda alle Regioni la bonifica di 18 aree profondamente inquinate,
opere per le quali le regioni non avranno mai i fondi a sufficienza;
l'innalzamento dei livelli di inquinamento delle aree militari, il
cui decreto in oggetto non si capisce se sia stato firmato oppure no,
“legalizza” di fatto l'inquinamento delle aree militari come il
poligono di Quirra in Sardegna; la possibilità di bruciare rifiuti
nei cementifici contribuirebbe a fare un regalo ai produttori di
cemento e ad inquinare ulteriormente le zone interessate dagli
stabilimenti.
Un articolo che al Ministero dell'Ambiente sembra
non essere proprio piaciuto.
Comincia il 5 di febbraio lo scambio
di tweet sul mio profilo da parte del Ministero.
“@AntonioMusella Lei individua tre “piaghe”, ma ci sono
diverse sviste. Per esempio non viene autorizzato l'uso di ecoballe
nei cementifici” scrive cosi' il profilo twitter del Ministero
dell'Ambiente.
Nella stessa giornata rispondo chiedendo
spiegazioni “@miniambienteIT
infatti ho scritto è in arrivo...lo state per fare oppure no?”.
Alle mie sollecitazioni rispondo anche altri, come l'astrofisico Luca
Tornatore sempre sul profilo ministeriale. Il 6 febbraio il Ministero
risponde sintetico: “@AntonioMusella no”. Il 7 febbraio
l'utente Filonide76 incalza sempre sul profilo del Ministero
“@AntonioMusella @miniambienteIT Giusto per la precisione. Viene
autorizzato l'uso nei cementifici di rifiuti considerati
speciali”.
E' probabile che io abbia commesso una
leggerezza, non specificando tecnicamente al meglio la procedura
indicata nel presunto decreto, di cui all'oggi, per correttezza di
informazione, non c'è traccia. L'11 febbraio il profilo del
Ministero comincia a perdere la pazienza “@AntonioMusella no
perchè devi inventare?”. Il tono comincia a farsi
incandescente. E si continua “@AntonioMusella ha scritto di “tre
decreti legge firmati dal ministro” non ci risulta”. In
verità io ho solo scritto del decreto n°7 dell 11 gennaio 2013, ho
parlato del decreto sull'inquinamento delle aree militari come
denunciato dal Comitato Gettiamo le Basi e per quello sui
cementifici, come già indicato sopra, ho usato la formula “è
in arrivo”.
Ma il profilo twitter del Ministero a questo
punto se la prende proprio a male. “@AntonioMusella Veleni
rifiuti e contaminazioni sono cose terribili, ma è esaltante poter
lavorare per difendere l'ambiente da queste minacce”.
Eh...magari lo facessero con un po' più di trasparenza !
Il
decreto sui rifiuti nei cementifici sembra dissolto nel nulla. Per
fortuna ovviamente spernado che abbia influito anche la mobilitazione
del 8 e 9 febbraio in diverse piazze d'Italia da parte dei comitati
territoriali. Il decreto n°7 sui S.i.n è un'atto ufficiale e non
smentibile. Sul decreto che riguarda le aree militari invece nessuna
precisazione o notizie.
Ai tempi di twitter la dialettica dello
scontro magari si agisce anche cosi', nonostante il mio continuo
scetticismo proprio per questo tipo di social network che ti chiede
di racchiudere spesso concetti anche complessi in solo 140 lettere.
Resto fermamente convinto che solo i processi reali determinano i
rapporti di forza e mai quelli virtuali. Secondo un recente studio
dell'Osservatorio Europeo sulla sicurezza, presieduto da Ilvo
Diamanti, il 66% degli italiani mette al primo posto tra le proprie
preoccupazioni “le distruzioni dell'ambiente e della natura”. E'
la principale “paura” degli italiani che surclassa quella della
crisi, che è al secondo posto, e distanza di svariate lunghezze le
paure dei migranti ormai svanite del tutto dalle statistiche condotte
dall'Osservatorio Europeo.
Questo elemento, insieme alle mai dome
battaglie territoriali dalla Campania alla Puglia, dal Veneto alla
Sicilia, dovrebbero portare a scommettere sulla ripresa delle lotte
ambientali nel paese. Anche perchè la controparte cade spesso in
fallo.
E' proprio il tema del mio ultimo tweet al Ministero
dell'Ambiente “@miniambienteIT Fatta salva la bontà del lavoro
che fate....ma voi siete sempre il Ministero di Pelaggi e Mascazzini?
Permettete il dubbio...”.
Touchez.
Il Ministero
non parla più.
La polemica sui recenti provvedimenti del Ministro Clini
Twitter, il Ministero dell'Ambiente ed i processi reali.
di Antonio Musella
12 / 2 / 2013