Uniamo le lotte e generalizziamo lo sciopero

17 / 3 / 2011

Questo autunno centinaia di migliaia di precari, studenti, giovani, si sono ribellati contro il governo Berlusconi e le politiche di austerity. Chi non ricorda le straordinarie mobilitazioni di novembre e dicembre, i cortei selvaggi, le occupazioni dei monumenti, il Book Bloc, le pratiche, efficaci e spiazzanti, messe in campo da una mobilitazione così ampia e radicale come non se ne ricordavano da molto tempo?

Non citiamo le mobilitazioni dell'autunno come semplice evocazione di quel che è stato, ma perché a partire dalla contestazione del Ddl Gelmini, all'interno delle scuole e delle università, abbiamo provato a costruire uno sguardo diverso sulla società, utile a ribaltare le retoriche governative che ci vorrebbero tutti umili, consenzienti, sfruttati e divisi. Per tutto l'autunno abbiamo ribadito, invece, il legame profondo tra le nostre mobilitazioni a quelle degli operai della Fiat, da Pomigliano a Mirafiori, dei migranti e delle donne, di tutti quei soggetti che, con coraggio e determinazione, difendono i loro diritti e respingono il ricatto. Un legame definito non tanto e non solo dalla comune condizione che vive chi subisce un attacco, quanto dal desiderio di costruire un'alternativa di società. Un'alternativa capace di andare oltre l'antiberlusconismo, di lanciare un'offensiva contro il Modello Marchionne e il Modello Gelmini, il Bunga bunga e le politiche xenofobe. Su questi legami crediamo si debba fondare la primavera che viene.

Proprio le nostre mobilitazioni, le mobilitazione degli studenti e dei giovani precari, hanno messo in luce come il processo di dismissione dell'università pubblica sia l'ennesimo passo verso la definizione di saperi sempre più dequalificati, inservibili. A questo disastro si sta accompagnando, inesorabile, la ricaduta, sulla vita di milioni di giovani, della crisi economica, sotto la forma di una precarietà sempre più selvaggia, dell'impossibilità di accesso a qualsiasi forma di reddito, di una continua e perenne ricattabilità. Il 30% dei giovani italiani è disoccupato, una percentuale che si ingigantisce se lo sguardo viene rivolto ai neolaureati. L'illusione tecnocratica dell'università del 3+2 si è infranta sugli scogli della dura realtà: se di lavoro ce n'è poco, ce ne è ancora meno per chi ha studiato, e si trova a dover pesare sulle spalle dei propri genitori. E chi da laureato trova lavoro, solitamente fa cose che non hanno nulla a che fare con le competenze acquisite. Declassamento, blocco della mobilità, disoccupazione, nuova povertà: questo l'orizzonte che riguarda drammaticamente un'intera generazione, da Londra a Roma.

È lo stesso orizzonte, occorre ricordarlo, che ha incendiato la Tunisia e l'Egitto. Migliaia di giovani neo-diplomati o neo-laureati, poveri e privi di futuro, hanno deciso di ribellarsi, contro un potere corrotto e parassitario. La grande rivoluzione democratica che ha investito l'altra sponda del Mediterraneo, parla di problemi non troppo dissimili da quelli che abbiamo cominciato ad affrontare con forza nelle piazze italiane in autunno. Una stessa logica informa la dismissione dell'università pubblica e la corruzione politica, il blocco democratico e la precarietà. Lottare per un'altra università significa, inevitabilmente, lottare per una nuova democrazia, lottare per un nuova democrazia significa imporre nuovi diritti sociali e redistribuzione della ricchezza.

Per questi motivi, per saldare la questione sociale e quella democratica, nell'arco di tutto l'autunno abbiamo chiesto a più riprese alla CGIL la convocazione di uno sciopero generale, momento indispensabile per mettere in connessione tutti conflitti, da quelli sulla formazione a quelli sul lavoro, dalla rivendicazione del reddito alla difesa dei beni comuni. Uno spazio, quello dello sciopero generale, in grado di potenziare, se adeguatamente sfruttato, le capacità di ciascuno e produrre un'orizzonte comune di proposta politica. Per questo ci sentiamo di accogliere appieno l'appello apparso sulle colonne del manifesto (sabato 12 marzo) dal titolo Uniti per lo sciopero e di rilanciare, ospitando l'assemblea del 25 marzo all'Università la Sapienza, presso l'aula 1 di Lettere, a partire dalle ore 14.30. Perché pensiamo che lo sciopero generale possa essere una grande occasione per far crescere le mobilitazioni per i diritti, rilanciare le lotte di tutti ‒non come semplice sommatoria, bensì come moltiplicazione di energie e specificità capace di intercettare la grande domanda di nuova democrazia che attraversa il Paese ‒, per continuare ad immaginare e costruire il nostro futuro!

Anomalia Sapienza

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