L'Assemblea Sociale per la Casa blocca due sfratti a Castello
Le politiche restrittive e sicuritarie del governo Renzi hanno determinato negli ultimi mesi un'ondata di sgomberi di case occupate e spazi sociali andando ad ostacolare la nascita di nuove forme partecipate di cooperazione comunitaria dal basso e di progettualità alternative.
Come nel padovano dove, dopo aver già sgomberato uno spazio universitario gestito dal collettivo bioslab, viene minacciata di sgombero Casa Don Gallo che da 1 anno offre rifugio e ospitalità, oltre alla capacità di collettivizzare esperienze e pratiche sociali “altre”, a più di settanta richiedenti asilo.
Nel panorama nazionale si hanno quotidiane notizie di sgomberi di occupazioni storiche sia a scopo abitativo sia di spazi sociali.
Il blocco degli sfratti di oggi vuole essere un segnale forte: agli sgomberi ed ai tentativi di chiudere spazi di costruzione politica collettiva si risponde sempre resistendo.
Cosi' come il piano casa del governo Renzi ed in particolare l'articolo 5 non propone nessuna soluzione alternativa al disagio abitativo, diventando un mero strumento per le politiche securitarie di questo governo, anche i tagli indiscriminati al sociale imposti dal commissario Zappalorto vanno ad eliminare quelle già instabili soluzioni che eravamo riusciti a mantenere nel locale, precarizzando quindi l'individuo già dalla nascita: mancanza di maestre e quindi scarsa possibilità di inserimento negli asili nido; tagli nel sociale e nel welfare; tagli allo sport, minando l'attivita di decine di società sportive e di conseguenza non poter offrire la possibilità di far sport ai più giovani; tagli dei contributi agli affittti e ai fondi assistenziali per chi vive in precarie condizioni economiche.
Ci troviamo dunque in una situazione in cui alla stretta securitaria non corrispondono da parte del governo locale e nazionale alternative possibili. E' per questo che occupare diventa necessario, è per questo che la difesa di una casa come quella di oggi diventa un esempio.
Un necessario appunto su questa casa occupata 11 anni fa a San Pietro di Castello: non è stata soltanto la soluzione abitativa per una coppia di precari, ma soprattutto luogo di sperimentazione da cui sono partiti progetti politici, sociali e di architettura naturale; un metodo virtuoso di “rigenerazione” del patrimonio pubblico dismesso che, attraverso pratiche di autocostruzione e riciclo, è risultato vincente e convincente sia sul piano politico che sotto il profilo giudiziario: il processo per occupazione è stato vinto in primo grado con piena assoluzione, ma soprattutto sono stati riconosciuti i valori “istituzionali” di quel percorso che ha coinvolto e collaborato con le amministrazioni locali con l'Ater, Universita' ed istituti culturali di rilievo internazionale (La Biennale, British Council, La Citè, etc).
A chi ci vuole ridurre ad un poblema di ordine pubblico risponderemo, come abbiamo sempre fatto, resistendo e costruendo nuove progettualità e determinando, fin d'ora, un autunno di lotta rilanciando conflitto nei territori.
Assemblea Sociale per la Casa