I NoMose da Venezia a Copenhagen

Venezia e i cambiamenti climatici

Comunicato di solidarietà agli attivisti arrestati e informazioni sulla situazione ambientale lagunare

12 / 12 / 2009

In questi giorni una  delegazione di attivisti che hanno lavorato in questi ultimi anni all’interno del movimento NOMOSE sono presenti a Copenaghen e portano all’attenzione internazionale il caso Venezia, dove con il pretesto di salvare la città dalle acque alte una potente lobby di imprese sta sperperando 4,3 miliardi di euro (tutti soldi pubblici) per costruire un’opera inutile e dannosa per il delicatissimo ambiente lagunare.
Di seguito riportiamo il testo di un volantino che verrà distribuito in questi giorni a Copenaghen.
Cogliamo l’occasione per esprimere tutta la nostra solidarietà con tutti gli attivisti che sono stati arrestati con provvedimento “preventivo” e immotivato, appena arrivati in Danimarca.

Assemblea Permanente NOMOSE, Associazione AmbienteVenezia, Coordinamento Cittadino Contro le Grandi Navi, Medicina Democratica
  

       Venezia ed i cambiamenti climatici e, quindi, Venezia e le acque! Come è sempre stato dal suo  sorgere nel 421 d.c. e come certamente sarà ancora più per il prossimo variare dei livelli di mari ed oceani per l'effetto serra.
        Questa preziosa  città  così fragile sta a dimostrare a tutti - con la  testarda durata  fisica di chiese, e palazzi, case, fondamente e campi che ne consentono ancora una vita associata e con il paradosso che ha trasformato in forza questa precarietà costitutiva di una terra tutta dentro l'acqua - che un patto tra uomo e natura è, non solo possibile, ma il solo garante della salvaguardia della vita sociale all'interno della complessità del nostro mondo.
         Fino ad ieri, quasi, potevamo pensare che ancora ci fossero zone del pianeta naturali ma la globalizzazione ha definitivamente reso palese che il processo iniziato dall'homo sapiens si è definitivamente concluso con un'antropizzazione planetaria e che solo, appunto, un patto strategico tra uomo e natura potrà consentire la salvaguardia di quella specie che proprio con la sola manomissione del proprio habitat ha finora pensato di garantirsi il futuro e un futuro migliore.
      Portiamo qui a Copenhagen questa piccola testimonianza su Venezia, perché la storia millenaria della città e della sua laguna ci sembrano indicare un percorso reale costruito con cultura e tecniche della più grande attualità, tutte fondative di nuovi equilibri tra mare e terra e, nel contempo, di nuovi assetti (abitudini, regole e leggi) sociali che quegli equilibri consentivano. Per dirla pur semplicemente, una società (quella veneziana) che studia, ricerca, produce cambiamento degli assetti naturali e, una volta sperimentata la loro compatibilità coll'intero ecosistema e garantita la loro reversibilità e trasformabilità, studia, produce norme del vivere sociale adeguate alla loro conservazione con la forza duratura più del confronto e del consenso che dell'imposizione.
            Nei secoli si sono spostati interi fiumi, creati argini di difesa dal mare e dalle acque provenienti da terra per evitare un pericolo di interrimento del bacino lagunare, ma si sono regolamentati anche gli imbonimenti, lo scavo ed approfondimento dei canali interni per regolamentare le maree d'entrata ed uscita dell'acqua lagunare, si è regolamentato il prelievo e l'approvigionamento delle acque da bere e per le culture ma anche le specie d'alberi per garantire il legname più confacente per edifici e navi e pure -decisione non certo secondaria- la costituzione di magisteri di controllo amministrativo alle trasformazioni cittadine e lagunari e regolamentati gli  usi che quelle trasformazioni consentivano.
            In altre parole si è costituita una civiltà garante di conservare, proprio con le continue, attente e verificate trasformazioni, una laguna che non regredisse in terra ferma e non fosse assorbita nel mare, mantenendone volta volta gli equilibri biologici vitali per la propria autodepurazione organica e produzione di risorse alimentari.
            Fino all'inizio della modernità, la laguna è stata continuamente trasformata proprio per mantenerla laguna, ne' braccio di mare ne' bacino lacustre come si è potuto verificare per il persistere della specifica sua vita biologica. E' questo governo del territorio che, di fatto, ha consentito la conservazione dei centri abitati lagunari e soprattutto di Venezia.
            Dalla metà dell'800 gli interventi in laguna, le loro tecniche operative ed il governo di quelle trasformazioni, sono profondamente mutate: moli foranei alle bocche di porto e profondità delle stesse, canali interni alla laguna con la loro configurazione e profondità, costruzioni di nuove isole all'interno del bacino (casse di colmata), enormi imbonimenti in terra sulla gronda lagunare, separazione di grandissimi bacini acquei dal libero deflusso delle maree, arginature rigide in pietra e cemento.

           Trasformazioni tutte che hanno compromesso pesantemente la laguna in quanto tale: le sabbie sottili dei fondali oggi escono in mare con i flussi di marea e non ritornano più nel bacino interno, livellandone tutti i fondali e con ciò modificando radicalmente la laguna stessa e rendendola un vero e proprio braccio di mare. Per tutto ciò la frequenza e l'altezza delle maree che ogni 8 ore entrano ed escono, sono vieppiù aumentate di frequenza, di altezza e di forza distruttiva (nel 1966 un evento, sia pur eccezionale per concomitanze climatiche, ha rischiato il disastro) ed ora, per cercare di farvi fronte si è cominciato a costruire un sistema di dighe mobili (MoSE) che dovrebbero venir chiuse ad eventi eccezionali ma che nulla serve per il 95% delle acque alte che invadono 80-90 volte l'anno le parti basse della città. Invece di rimuovere la cause del fenomeno (troppa acqua che entra e con troppa violenza) si artificializza ulteriormente il sistema col risultato che, per la variata configurazione della bocche di porto, nella quotidianità si aumenta frequenza ed altezza delle stesse maree. Questo sistema di dighe tecnologiche, in un possibile aumento del mare nei prossimi anni di 30-50 cm. dovrebbe stare chiuso per più di 180 giorni ogni anno, trasformando definitivamente la laguna in un bacino artificiale, inducendo ulteriori artificalizzazioni dell'intera città di Venezia e rendendo impossibile l'attività portuale commerciale e industriale.

Assemblea Permanente NOMOSE

Associazione AmbienteVenezia

Coordinamento Cittadino Contro le Grandi Navi

Medicina Democratica