Venezia - Occupata la sede del liceo classico Marco Polo

Gli studenti protestano contro le condizioni in cui versa l'istituto, invitando tutte le componenti scolastiche a prendere parola nel dibattito.

20 / 1 / 2015

Noi studenti e studentesse dell’Istituto Superiore Marco Polo d’indirizzo Classico e Musicale, ci rivolgiamo alla scuola tutta, al personale A.T.A., al corpo docenti, e alla direzione scolastica.

Oggi abbiamo deciso di occupare la sede di palazzo Bollani, perché crediamo che sia necessaria e legittima una tale presa di posizione e allo stesso tempo vogliamo essere chiari e rendere partecipi tutte le componenti scolastiche, in modo che ognuno abbia gli elementi per prendere una posizione consapevole in merito a ciò che sta accadendo.

Prima di tutto, ci teniamo a spiegare come sono andate veramente le cose ieri mattina: la sede è stata chiusa, senza nessuno all’interno, perché nei giorni precedenti non si era giunti a un livello di dibattito tale che ci portasse a prenderci questa responsabilità. In molti durante la mattina e nel pomeriggio di lunedì ci siamo ritrovati al liceo artistico occupato e ci siamo confrontati a lungo in un‘assemblea dando luogo a un dibattito vivo, partecipato e interessato come da tanto tempo non accadeva nella nostra scuola.

Ci siamo resi conto che solo da questi momenti di esperienze e confronto concreto escono allo scoperto problemi e disagi della nostra scuola che prima non erano considerati e dibattuti a causa di uno dei motivi principali che ci spingono a quest’occupazione: la mancanza di uno spazio comune per tenere le assemblee di istituto.

Tornando a ieri mattina, abbiamo assistito ad una scena ormai nota: la scuola è occupata e abbiamo iniziato tutti a chiederci, con il consueto distaccato perbenismo: “Come mai ? Com’è potuto succedere? Ma proprio qui, proprio a noi? Noi che siamo democratici, moderati, benpensanti… è uno SCANDALO! Forse qualche genitore dell’open-day è passato ed è rimasto atterrito.. oh mio dio! Ma questi anarco-insurrezionalisti dove li tenevamo legati?!!”

Invece no, non siamo dei pazzi che hanno deciso di prendere in ostaggio la scuola, siamo ragazzi e ragazze che si sono interrogati insieme, mettendosi in gioco e mettendoci la faccia, con l’obiettivo di migliorare questo istituto in tutte e tre le sue declinazioni, con solidarietà e il senso critico che sarà sicuramente garantito dalle discussioni che nasceranno da questo gesto.

Conosciamo tutti lo stato scandaloso in cui verte la scuola pubblica non solo dal punto di vista prettamente amministrativo o pecuniario, ma anche per la grave crisi dei valori e della strumentalizzazione politica degli istituti scolastici (vedi circolare e successive esternazioni di Elena Donazzan, assessore regionale all’Istruzione, alla Formazione e al Lavoro), dunque non riteniamo necessario dilungarci nell’ennesima trita esposizione del manifesto e progressivo degrado che affigge la scuola pubblica italiana e del liceo classico nello specifico, che continua ad essere considerato sempre più un glorioso ma spento ammasso di macerie, come denunciato anche dalle “notti bianche” in tutto il paese.

Guardiamo invece la nostra scuola oggi: vediamo che gli studenti tutti i giorni fanno lezione nello stesso posto ma non si sentono veramente parte di una comunità; vediamo che impera la logica del “mio tornaconto” personale, legato ad una ottica prettamente scolastica; vediamo che dopo quattro anni, dirsi un corpo unico fra classico e musicale è arduo, ora con l’artistico è utopia.

Ci accorgiamo di non avere più quella gioia entusiasta di stare in quella scuola che ci aveva catturati e fatti invaghire quando all’epoca l’abbiamo scelta.

Vogliamo che i prossimi a venire s’innamorino della stessa scuola di cui noi ci siamo innamorati, e la cui forza non era certo nel numero, non era nei grandiosi viaggi d’istruzione, nelle apparecchiature all’avanguardia, non era nei riconoscimenti formali bensì in un rapporto tra corpo docenti e studenti e tra gli stessi studenti che si fondava sul rispetto reciproco, sulla crescita culturale e umana, sul dare e sul ricevere.

In questi anni abbiamo assistito sempre più attoniti, frustrati e inerti alla progressiva decadenza di quello che è sempre stato il nostro istituto, fiduciosi che magari l’accorpamento di tre indirizzi potesse portare a nuove soluzioni. Per questo decidiamo di unire la nostra protesta, ma soprattutto perché ci siamo resi conto che se fossimo tornati a fare lezione regolare, sordi a quanto sentivamo dentro da tanto e da tanti, chiudendo un occhio o magari entrambi davanti a un disagio che può anche non essere condiviso, ma comunque supportato, avremmo sbagliato.

Quello che chiediamo, con la speranza di un dialogo vero, è che ognuno oggi colga l’occasione per mettersi in discussione; chiediamo che ogni professore, ogni studente, ogni collaboratore scolastico si fermi a riflettere su quello che pensa e che dice del nostro istituto, pensando quanto ha contribuito a renderlo tale, nel bene e nel male.

Noi siamo qui perché, nonostante tutto, amiamo la nostra scuola, vogliamo viverla fino in fondo e perché ci crediamo ancora, tanto.

Marco polo e liceo artistico statale occupati.