Venezia - presidio per il diritto d'asilo per i profughi eritrei e delegazione in Prefettura

Il capo di gabinetto del Prefetto ha incontrato la delegazione della Rete Tuttiidirittiumanipe-rtutti

9 / 7 / 2010

Si è svolto in mattinata l'incontro della delegazione della Rete Tuttiidirittiumanipe-rtutti con la dott.ssa Maria Carmela Librizzi, capo di Gabinetto del Prefetto Luciana Lamorgese, alla quale è stata consegnata la lettera delle associazioni qui sotto riportata.

In contemporanea, cinquanta persone si sono ritrovate a campo San Bortolomeo per un presidio sit-in, organizzato in questi giorni anche in tante altre città italiane, per chiedere con fermezza che venga concesso il diritto d'asilo ai 250 profughi eritrei deportati nel deserto libico.

A Venezia inoltre, durante l'incontro in Prefettura, si è chiesto di riportare al Ministro Maroni la voce delle associazioni: non convince affatto l'accordo preso tra Libia e Italia che ricade ancora una volta sulle spalle di uomini e donne già senza diritti, la volontà è che venga concesso loro subito lo status di rifugiati.

Si è evidenziata ancora una volta la situazione del Porto di Venezia, in cui avvengono spesso respingimenti contro cittadini potenziali richiedenti asilo. Per la Rete, queste pratiche sono illegali in quanto si condannano rifugiati a rientrare in paesi che praticano torture e non rispettano i diritti umani. Ciò non vale soltanto per la Libia, ma anche per un paese europeo quale è la Grecia, luogo di rientro dei traghetti che approdano nei porti dell'Adriatico e che, come spesso accade, si rendono complici dei respingimenti arbitrari della polizia portuale.

Presente all'incontro anche il Centro Pace del Comune di Venezia, che chiede di mantenere aperto un canale di confronto con la cittadinanza in merito a quanto accade al Porto veneziano.

La dott.ssa Librizzi si è dichiarata disponibile ad inoltrare il documento al Ministero e ad evidenziare la presenza della manifestazione odierna in campo San Bortolomeo, e inoltre ha anticipato che questo argomento sarà oggetto di valutazione con gli organi che attualmente operano al Porto - quali il CIR, Consiglio Italiano Rifugiati - e si impegna a riferire alle associazioni gli esiti dell'incontro.

Durante il presidio, è stato esposto dalle associazioni della Rete dal Ponte di Rialto lo striscione "Italia respinge-Libia tortura. Welcome. Indietro non si torna".

Di seguito, la lettera consegnata al Prefetto.

c/a Ministro dell’Interno

OGGETTO: DIRITTO D’ASILO PER 250 PROFUGHI ERITREI DEPORTATI NEL DESERTO LIBICO E PER TUTTI COLORO CHE FUGGONO DA GUERRE E PERSECUZIONI

APPELLO

Da giorni gli appelli dei 250 eritrei rinchiusi nella prigione di Brak, in Libia, ed esposti ad ogni tipo di violenza e al rischio di morte stanno raggiungendo l’Italia e cercando di risvegliare le nostre coscienze. Le torture e le violazioni subite da queste persone legittimamente in fuga da guerra e persecuzione non sono un caso isolato. Che la Libia sia un paese non democratico e senza alcun rispetto dei diritti fondamentali della persona umana è una realtà che solo per convenienza e calcolo i governi europei fingono a volte di dimenticare. Quelle torture, quelle violenze, ci raccontano però, soprattutto, della disumanità e dei crimini contro la vita umana di cui i governi italiani degli ultimi anni si sono macchiati delegando alla terra di Gheddafi la gestione di migliaia di profughi, ovvero il potere e l’arbitrio assoluto su migliaia di esseri umani inermi e titolari di diritti fondamentali come quello di chiedere e ottenere asilo politico. I respingimenti definiti con crudeltà e ipocrisia da Maroni come "una grande vittoria contro l’immigrazione clandestina" sono solo l’ultimo atto di una storia di complicità e ridefinizione di equilibri politici ed economici che ha usato e continua ad usare il corpo vivo dei migranti come moneta di scambio, la vita delle persone come una merce qualunque. Tutto ciò è avvenuto e sta avvenendo ad opera del governo italiano con un cinismo e un’indifferenza degni dei periodi peggiori del Novecento europeo. Con i respingimenti verso la Libia la classe politica al potere in Italia sta dichiarando a gran voce che la vita umana non vale nulla, specie se si tratta di quella di persone considerate ormai sotto-uomini. I richiedenti asilo, come tutti gli altri migranti, sono stati stigmatizzati e criminalizzati da leggi come quella sul reato di immigrazione clandestina e da decenni di razzismo istituzionale che ha imbarbarito questo paese e i suoi cittadini. Restare in silenzio mentre le donne, gli uomini e i bambini respinti dall’Italia stanno morendo in Libia significa rendersi complici di questa vergogna. Salvare le centinaia di persone che stanno morendo in Libia, anche a causa delle politiche migratorie italiane, significa lottare per i diritti e le libertà di tutti, per il diritto di ognuno di noi di vivere in un paese civile.

Pertanto chiediamo:

Che venga concesso il diritto d’asilo ai 250 profughi eritrei deportati nel deserto Libico e a tutti coloro che fuggono da guerre e persecuzione, da violenze, stupri, torture e qualsiasi altra forma di trattamento inumano e degradante.

Che venga interrotta immediatamente qualunque forma di respingimento in mare di migranti verso la Libia

Che vengano rivisti i termini degli accordi Italia Libia dal momento che risultano in contraddizione con il diritto internazionale, comunitario e nazionale rispetto alla tutela dei diritti umani 

Rete di associazioni veneziane “tuttiidirittiumanipertutti”

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